Da decenni in esplorazione tra i resti dell'antica città di Eritrea. Uno dei principali progetti? Il santuario della dea Artemide
LOSANNA - Da 60 anni gli archeologi svizzeri esplorano i resti dell'antica città di Eretria, nella penisola greca di Eubea, alla ricerca di tesori e santuari.
Su invito delle autorità greche, la Scuola Archeologica Svizzera in Grecia (Esag) ha iniziato gli scavi a Eretria nel 1964. Durante questo periodo i ricercatori svizzeri hanno scritto centinaia di articoli scientifici e tesi di laurea e di dottorato.
«Attualmente stiamo conducendo uno dei più grandi scavi universitari di ricerca in Grecia» ha dichiarato Tobias Krapf, che partecipa ai lavori, in un'intervista all'agenzia di stampa Keystone-ATS. «La Grecia è incredibilmente importante come sito di ricerca. È un centro per l'archeologia. Anche dalla Svizzera possiamo dare un contributo importante», ha aggiunto.
Scoperte spettacolari
Uno dei principali progetti di ricerca svizzeri in Grecia riguarda il santuario della dea Artemide. Nelle fonti greche e romane sono stati trovati numerosi indizi dell'esistenza di un santuario di Artemide vicino a Eretria. Secondo Krapf, già cent'anni fa gli archeologi si interrogavano sulla sua ubicazione.
Nel 2017, i ricercatori svizzeri hanno finalmente fatto una scoperta spettacolare: ad Amarynthos, non lontano da Eretria, si sono imbattuti nei resti del sito sacro. E tre anni dopo hanno trovato il tempio della dea: un ricco deposito di vasi, recipienti di bronzo, sigilli e ornamenti in materiali preziosi testimonia dove doveva sorgere. Lo scorso anno i ricercatori sono riusciti a portare alla luce l'intero tempio di Artemide.
I reperti sono di proprietà dello Stato greco e sono conservati presso il Museo archeologico di Eretria. L'Esag, con sede all'Università di Losanna, invece, ha ottenuto i diritti di ricerca e di pubblicazione.
«Tipicamente svizzero»
Nell'ambito di un altro progetto, gli archeologi svizzeri stanno scavando in cima alla montagna più alta dell'isola di Egina. «È una sfida logistica», osserva Krapf. Ogni giorno i ricercatori devono scalare la montagna a piedi, con la loro attrezzatura. In un certo senso, è tipicamente svizzero, sottolinea il ricercatore.
Gli archeologi stanno conducendo ricerche anche sott'acqua: i sommozzatori stanno esaminando un antico relitto di nave. «Abbiamo appena trovato ossa e denti dell'equipaggio di questo relitto», spiega Tobias Krapf.
«Abbiamo fatto una serie di scoperte importanti di recente, una dopo l'altra», continua lo specialista: «C'è una certa dose di fortuna, ma negli ultimi anni abbiamo anche intensificato il nostro lavoro». Ora agli scavi partecipano squadre più numerose rispetto al passato: nelle ultime due estati circa 70 persone sono state inviate a Eubea.
Sfide future
Sebbene siano interessati al passato, i ricercatori devono anche affrontare le sfide del futuro. Gli scavi si svolgono durante i mesi estivi di luglio e agosto, poiché i ricercatori e gli studenti devono rispettare i programmi delle loro università. «Negli ultimi anni ha fatto incredibilmente caldo», dice Krapf. «Non possiamo lavorare a mezzogiorno e nel primo pomeriggio», prosegue. «Inoltre, ci sono state forti intemperie. Quindi gli scavi iniziano sempre la mattina presto». Secondo l'archeologo, lo sforzo vale comunque la pena: «solo esplorando il passato possiamo sapere come siamo diventati ciò che siamo», ha concluso.