Pubblicati oggi due studi UBS sul tema
ZURIGO - L'impiego a tempo parziale ha un profondo impatto sulla previdenza: incide non solo su tutti e tre i pilastri del singolo lavoratore, bensì anche sull'insieme del sistema pensionistico elvetico. È quanto emerge da due studi sul tema pubblicati oggi da UBS.
«I moderni modelli di lavoro rappresentano una sfida sociale per il sistema ridistribuivo AVS, poiché i contributi diminuiscono in modo sproporzionato rispetto ai diritti alla pensione», si legge in un comunicato della grande banca.
Il 30% delle lavoratrici impiegato a tempo parziale - In Svizzera sono soprattutto le donne a lavorare meno del 100%: stando ai dati dell'Ufficio federale di statistica (UST) nel 2022 circa il 30% delle lavoratrici senza figli era impiegata a tempo parziale, contro solo il 15% circa degli uomini. Mentre i padri non hanno più probabilità di essere attivi a tempo parziale rispetto agli uomini senza figli, la maternità porta a un cambiamento nell'occupazione femminile: circa un quinto delle madri non ha un lavoro; tra le madri occupate, l'80% lavora a tempo parziale con un carico medio di circa il 60%.
Le conseguenze della riduzione del tempo di lavoro: stipendio più basso, pensione AVS minore e meno risparmi sul secondo e terzo pilastro - Una riduzione del tempo di lavoro ha conseguenze dirette e indirette sul reddito: queste ultime non vengono prese sufficientemente in considerazione quando si decide di optare per il part-time, argomentano gli esperti di UBS. In primo luogo, vi è la flessione dello stipendio, ma anche l'evoluzione salariale successiva può essere influenzata. Un reddito da lavoro più basso significa quindi di solito una pensione AVS minore e risparmi meno elevati nel secondo e nel terzo pilastro.
Inoltre, la capacità di risparmio spesso diminuisce in modo sproporzionato rispetto al reddito: nella previdenza professionale se viene applicata una cosiddetta deduzione di coordinamento fissa e nella previdenza privata perché il costo della vita raramente diminuisce in linea con il reddito da lavoro. Il divario risultante nelle somme risparmiate è anche ampliato dalla mancanza di interessi composti.
L'esempio di una persona sola senza figli e di una coppia sposata con due bambini - In un primo studio gli economisti dell'istituto guidato da Sergio Ermotti hanno utilizzato l'esempio di una persona sola senza figli e di una coppia sposata con due bambini per mostrare i divari pensionistici che le biografie part-time possono comportare. Mentre il lavoro a tempo parziale per le persone sole senza figli di solito porta a divari pensionistici sproporzionati rispetto alla riduzione del carico di lavoro, questo non è sempre il caso per le coppie.
«È interessante notare che il lavoro a tempo parziale in combinazione con sussidi per la cura dei figli legati al reddito può portare a lacune pensionistiche quasi nulle», spiega Elisabeth Beusch, specialista di UBS, citata nel comunicato. Il motivo è che i risparmi privati sono meno influenzati dai costi di custodia dei bambini risparmiati grazie alla riduzione dell'occupazione. Questo può portare a prestazioni pensionistiche del terzo pilastro più elevate rispetto al lavoro a tempo pieno, che attutiscono le perdite del secondo pilastro. Quindi gli elevati costi di custodia dei bambini aumentano l'incentivo finanziario per i genitori a lavorare a tempo parziale anziché a tempo pieno.
Come la riduzione dell'orario di lavoro incide sul deficit di finanziamento dell'AVS - Un secondo studio di UBS, realizzato in collaborazione con l'Università di Friburgo in Brisgovia, si è chiesto come un cambiamento nella partecipazione al mercato del lavoro influirebbe sul deficit di finanziamento dell'AVS. Se più donne fossero occupate il divario si ridurrebbe leggermente. Ma se al contempo vi fosse una minore partecipazione degli uomini alla forza lavoro (tempi parziali) il fossato si allargherebbe: ciò è dovuto alle differenze salariali tra maschi e femmine.
«Gli introiti totali sono il fattore decisivo per l'AVS, visto che sono guidati più dal reddito da lavoro e dal numero di persone occupate che dalle variazioni della partecipazione alla forza lavoro», spiega Jackie Bauer, esperta di UBS, a sua volta citata. Un'uscita più lenta degli impiegati anziani dal mercato del lavoro avrebbe un effetto leggermente positivo; oggi, di solito, le persone in questione riducono la loro partecipazione al lavoro in modo significativo prima di raggiungere l'età di riferimento della pensione.
I mutamenti futuri sul mercato del lavoro - Come la società nel suo complesso anche il mercato del lavoro subirà dei cambiamenti nei prossimi anni. Secondo gli esperti di UBS una maggiore partecipazione al mercato del lavoro da parte delle donne e dei lavoratori più anziani, ad esempio attraverso l'innalzamento dell'età pensionabile, continua ad offrire il massimo potenziale per l'economia. Il regime pensionistico dovrà però fare i conti con tendenze opposte. Ad esempio, il desiderio di un migliore equilibrio tra lavoro e vita privata, magari attraverso una settimana lavorativa di quattro giorni, o una maggiore cura dei figli da parte degli uomini. «Questi scenari dimostrano che i cambiamenti nel mercato del lavoro da soli non possono colmare il deficit di finanziamento dell'AVS, ma potrebbero addirittura aumentarlo: sono quindi urgentemente necessarie ulteriori riforme strutturali dell'AVS», conclude Veronica Weisser, altra economista di UBS, in dichiarazioni riportate nel documento diffuso per la stampa.