Tutta colpa di un “pasticcio” con i visti, ottenuti tramite un console onorario austriaco. Una leggerezza costata davvero cara.
ZURIGO - C'è chi si è ritrovato separato dagli amici, dalla proprietà e anche dai familiari. E rischiano di non vederli mai più.
Sono circa una cinquantina i cittadini svizzeri banditi dalla Thailandia per 99 anni - e quindi praticamente a vita - “scovati” da un'inchiesta del Blick partita dal recente caso del 45enne argoviese, arrestato ed espulso dal Paese del sorriso dopo un'aggressione ai danni di una donna.
Il caso di questo gruppetto - composto perlopiù da persone in età avanzata, ma non solo - è un po' diverso. Qui non c'è dolo attivo, si tratta di persone probabilmente incaute - ma innocenti - che hanno avuto la malaugurata idea di affidarsi a un intermediario austriaco per ottenere i loro visti d'ingresso.
L'uomo, un austriaco di Dornbirn e ormai ex-console onorario del Regno di Thailandia, ha rilasciato ai cittadini elvetici i bolli per 200€ l'uno. Perché l'Austria e non l'ambasciata a Berna, vi chiederete? Soprattutto per comodità: senza code, meno burocrazia e meno chilometri da percorrere, soprattutto per chi vive in Svizzera orientale. Peccato che le pratiche non venivano compilate in maniera impeccabile.
Questo perché l'uomo ha “spostato” tutti gli svizzeri che si sono recati da lui in Austria, dichiarandoli come residenti nella regione austriaca del Voralberg. «Un escamotage», giura l'uomo, per riuscire a inserirle nel sistema informatico, ma per le autorità thailandesi si tratta di frode.
Bangkok ha quindi denunciato la contraffazione alle autorità austriache, che si sono mosse rapidamente. L'uomo è stato arrestato e il suo titolo diplomatico è stato revocato.
Brutte notizie per i suoi clienti elvetici, alcuni dei quali sono finiti anche in carcere, che hanno dovuto lasciare il Paese in fretta e furia sospinti dai soldati. Con la prospettiva di non poter ritornarci mai più. I più “fortunati”, invece, sono stati bloccati al gate al momento dell'imbarco
Come raccontato dagli stessi esuli al Blick, c'è chi in Thailandia ha lasciato la casa, l'auto, la barca in un caso anche una moglie con la quale da due anni è costretto a vivere una relazione a distanza. C'è chi, invece, non può più vedere il nipotino nato dal matrimonio del proprio figlio con una ragazza thailandese.
Anche il DFAE si è occupato della questione della “lista nera” attraverso l'ambasciatore svizzero a Bangkok, le autorità thailandesi però, per il momento, non sembrano intenzionate a fare marcia indietro.