Dagli otto tulipani strappati, che hanno portato a due anni di giudizio a furti da poche centinaia di franchi nella casistica
BERNA - Il sistema giudiziario svizzero sarebbe prossimo al collasso. Un numero sempre crescente di cause sta infatti rallentando il disbrigo delle pratiche, causando non pochi problemi. E se fino a qualche anno fa accusa e difesa rimanevano sulle posizioni diametralmente opposte, ora danno segnali di avvicinamento e puntano a unirsi per evitare il collasso del sistema.
Il caso - Tra i tanti casi sotto osservazione la disputa per otto tulipani del valore di 20 franchi, finita davanti a un giudice. Per più di due anni, due donne di Friburgo hanno combattuto una battaglia legale perché una di loro aveva tagliato otto tulipani presenti in un vaso. Fatto che portò la polizia a sentire l'accusata. A ciò sono poi seguirono tre mediazioni infruttuose per cercare di risolvere la controversia in via extragiudiziale. Alla fine la procura voleva archiviare il caso, ma il tribunale non era d'accordo. La Procura ha così dovuto riaprire il caso. Alla fine, l'imputato è stato multato di 100 franchi per furto e, fortunatamente, non è stato presentato alcun ricorso.
Numeri - È in parte per colpa di casi come questo che il sistema giudiziario svizzero è in difficoltà. Lo scorso autunno, una ricerca condotta dal Tages Anzeiger ha rivelato che oltre 100mila casi sono aperti e che i procuratori pubblici, oberati di lavoro, sono sull'orlo del burnout. E ora ecco che le parti, che si sono accusate a vicenda per anni di essere responsabili di procedimenti troppo lunghi, stanno invertendo la rotta. Mercoledì scorso si è svolta una conferenza dove si è parlato di problemi e soluzioni.
Esempio - Il procuratore generale di Friburgo, Fabien Gasser, ha usato esempi proprio come il caso dei tulipani per illustrare la posta in gioco. Spesso si è infatti costretti a portare in tribunale anche episodi banali. «Lavoriamo con la frustrante sensazione che l'energia spesa invano in questi casi sarebbe stata utile in altri casi», dice Gasser. Tra i problemi anche il cosiddetto obbligo di denuncia. Secondo questo principio, gli agenti di polizia o le autorità amministrative devono denunciare tutti i reati che scoprono nell'esercizio delle loro funzioni ufficiali e, sempre secondo Gasser, il Tribunale federale interpreta questo principio in modo molto rigido.
Commento - «Credo che in parte sia colpa nostra», ha detto Laura Jetzer, avvocato zurighese specializzato in diritto penale che cita il caso di un suo cliente «accusato di aver rubato un telefono cellulare. Per risolvere il caso, le autorità hanno voluto analizzare il cellulare e condurre numerosi interrogatori, mettendo l'uomo in custodia. Tutto per un vecchio iPhone del valore di meno di 300 franchi», racconta Jetzer che chiude dicendo come poi, dopo due mesi, «è stato accusato per ricettazione, che il mio cliente aveva ammesso fin dall'inizio».
Futuro - I singoli Cantoni vogliono ora chiarire cosa porta a tale sovraccarico. Il primo passo consiste nel raccogliere e analizzare il numero di tali fattispecie. Nel frattempo la Conferenza dei direttori cantonali di giustizia e polizia ha approvato un progetto in tal senso lo scorso aprile. Il rapporto di valutazione dovrebbe essere disponibile entro la fine del 2025.
Soluzioni - Alcuni cantoni hanno già reagito, assegnando posti supplementari. Ma per Fabien Gasser questa non è una soluzione sostenibile. È necessario un ripensamento radicale. «I politici devono smettere di introdurre sempre nuove norme di diritto penale per tutti i problemi sociali. Spesso, basterebbero sanzioni amministrative. Nel traffico stradale, ad esempio, è davvero necessario punire tutti i comportamenti con il diritto penale, anche se si tratta di un'infrazione minore come un parabrezza oscurato?».