Il rischio è di non affrontare più temi sensibili, per non essere accusati d'indottrinamento
BERNA - La presidente centrale dell'organizzazione degli insegnanti svizzeri (LCH) vuole direttive chiare per le scuole su crisi e guerre. La scuola ha il dovere di comprendere gli eventi politici, ma per farlo necessita di un sostegno politico, afferma.
Il piano di studio 21 dà delle direttive, ma bisogna definire più chiaramente ciò che è di competenza della scuola e ciò che non lo è, dichiara Dagmar Rösler in un'intervista pubblicata oggi sulla SonntagsZeitung.
Rösler invita i politici a impegnarsi fermamente per consentire alle scuole di discutere di argomenti sensibili con gli alunni «e per far sì che le scuole, compresi gli insegnanti, siano sostenute e protette in questo processo».
Avere fiducia nelle scuole - Le scuole corrono il rischio di non più affrontare temi polemici, perché sono accusate d'indottrinamento, spiega Rösler. «Bisogna anche confidare che le scuole affrontino questi temi con i bambini in modo neutrale e non giudicante».
Rösler è favorevole a rafforzare l'educazione civica in tutti i settori del sistema educativo e a inserirla più saldamente nei programmi scolastici. L'educazione politica in senso generale dovrebbe essere insegnata a partire dalla scuola elementare e dall'asilo, indica Rösler.
Ieri nella Schweiz am Wochenende, anche il presidente del Consiglio nazionale Eric Nussbaumer (PS/BL) ha chiesto di potenziare l'educazione civica, sia all'interno che all'esterno della scuola. Il Consiglio federale non ha fatto abbastanza in questo campo, aveva dichiarato.