Con la diffusione dei pagamenti senza contanti si fa largo l'idea di considerare tali introiti sempre più come parte del salario
BERNA - Si stima che ogni anno in Svizzera venga versato circa 1 miliardo di franchi sotto forma di mance, soldi che finora rimanevano in un ambito giuridico non chiarissimo. Con la diffusione dei pagamenti senza contanti le cose stanno però cambiando e si fa largo l'idea di considerare tali introiti sempre più come parte del salario, con conseguente aumento dei contributi sociali e delle imposte.
A puntare oggi i riflettori sul tema è il Tages-Anzeiger (TA) che ricorda come l'uso di arrotondare generosamente il conto a favore del cameriere al momento di pagare il conto al ristorante sia sopravvissuto in Svizzera, malgrado la mancia sia stata abolita 50 anni or sono. In precedenza il servizio doveva essere pagato in aggiunta al conto, a seconda del ristorante, il che creava ripetutamente confusione. Nel 1974 venne però introdotto un nuovo contratto collettivo di lavoro nel settore che chiariva come il servizio fosse incluso nel prezzo in tutta la Svizzera. La mancia non è però scomparsa: per molti si tratta infatti di un gesto che fa ancora parte della buona educazione, di un modo per ringraziare, ben sapendo che i dipendenti del ramo sono pagati in modo piuttosto modesto.
L'ammontare miliardario di tali elargizioni non è dimostrabile statisticamente, perché di solito il denaro non compare nei conti. Di conseguenza non vengono riscosse imposte e non vengono versati contributi sociali all'AVS, all'AI o alla cassa disoccupazione. È corretto o è illegale? Nessuno lo sa con certezza, risponde TA. Questo perché le regole in materia sono vaghe.
A cominciare dalla legge: le mance fanno parte del «salario determinante» solo se costituiscono «una parte importante» della retribuzione. Ma cosa significa importante? Invano si cercano chiarimenti nelle ordinanze. Una direttiva dell'Ufficio federale delle assicurazioni sociali (UFAS) fa chiarezza solo a prima vista: secondo tale testo nei settori che hanno ufficialmente abolito le mance, «si può presumere che vengano date solo in misura insignificante». Questo vale in particolare per i rami dei parrucchieri e della ristorazione. Le stesse linee guida affermano però che «restano riservate le deviazioni evidenti».
Contattato dalla testata zurighese, l'UFAS ribadisce: «Non appena le mance nel settore alberghiero e della ristorazione costituiscono una parte significativa della retribuzione, esse fanno parte del relativo salario». I funzionari non vogliono però dire a partire da quale percentuale si considera significativa la mancia. «Non è stato fissato un limite». Non c'è nemmeno una sentenza sul tema, a quanto pare nessuno era interessato a fare chiarezza dal punto di vista legale.
Secondo il quotidiano sembra quindi che l'ambiguità sia intenzionale, anche perché sinora andava bene a tutti. In questo modo i ristoratori e i loro dipendenti risparmiano infatti i contributi sociali e le tasse, mentre le autorità non hanno bisogno di controllare da vicino. Anche perché le verifiche sono tutt'altro che agevoli: come si dimostra che qualcuno ha ricevuto una quantità significativa di mance finché queste passano in contanti dal cliente al cameriere?
Con l'avvento dei pagamenti con carta bancaria molte cose stanno però cambiando. Improvvisamente le mance lasciano tracce elettroniche, il che significa che la portata del flusso sta diventando più chiara e che è più difficile chiudere un occhio.
L'Ufficio federale delle assicurazioni sociali sta prendendo provvedimenti. «Alla luce degli attuali sviluppi, in particolare nell'ambito dei mezzi di pagamento elettronici, sorgono nuovi interrogativi sull'attuazione pratica dei requisiti di legge», spiega un portavoce a TA. La situazione sarà analizzata: l'UFAS vuole decidere come procedere al più tardi in autunno.
Se le regole saranno rese più severe, un maggior numero di mance potrebbe essere aggiunto ai salari, con conseguente aumento dei contributi sociali e delle imposte. Allo stesso tempo, i beneficiari delle mance sarebbero più protetti contro la malattia e la disoccupazione e riceverebbero una pensione più alta in età avanzata. Stando al giornale la decisione è politicamente delicata: per questo è probabile che anche la responsabile del Dipartimento federale delle finanze Elisabeth Baume-Schneider abbia voce in capitolo.
Da parte sua l'associazione di categoria GastroSuisse non è favorevole a inasprire le norme. A suo avviso, le mance sono una «questione tra il cliente e il dipendente»: non fanno parte del salario, indica un addetto stampa a TA.
Secondo uno studio della Banca Cler citato dalla stessa testata la mancia media per un conto di 30 franchi è 2,50 franchi, pari all'8,5% mentre per una fattura di 200 franchi è di 9 franchi, ovvero il 4,5%. Una buona metà degli interpellati nell'ambito di un sondaggio oggi lascia le mance in modo digitale, il che, a quanto pare, ha anche un impatto sulla generosità, che diminuisce.
Alcuni ristoratori stanno cercando di contrastare questo fenomeno chiedendo ai clienti di lasciare un contributo del 5, 10 o 20% tramite touchscreen, ad esempio, cosa che però non viene bene accolta: il 59% trova tale richiesta poco gradita, soprattutto perché molti preferiscono indicare un importo totale, che viene poi digitato dal personale di servizio.
Negli Stati Uniti, le mance sono diventate persino un tema di campagna elettorale. «Quando sarò in carica, non tasseremo più le mance», ha affermato Donald Trump durante un evento elettorale a Las Vegas.