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SVIZZERA Su Swiss Steel la Confederazione ha le mani legate

16.11.24 - 08:45
L'azienda attiva nel settore dell'acciaio aveva annunciato ieri il licenziamento di 800 persone in Svizzera e all'estero.
IMAGO
Fonte Ats ans
Su Swiss Steel la Confederazione ha le mani legate
L'azienda attiva nel settore dell'acciaio aveva annunciato ieri il licenziamento di 800 persone in Svizzera e all'estero.

LUCERNA - La Confederazione non può fermare modifiche strutturali di un'azienda con sovvenzioni. Lo ha dichiarato Guy Parmelin all'indomani dell'annuncio delle ristrutturazioni di Swiss Steel. Il gruppo prevede la soppressione di 800 posti in Svizzera e all'estero.

Il Consiglio federale non conduce politiche industriali mirate su settori definiti come l'acciaio, anche se altri Paesi sovvenzionano le loro acciaierie, ha detto il ministro dell'economia in un'intervista diffusa dalla Schweiz am Wochenende.

La Confederazione può in compenso dare sostegno con condizioni quadro e programmi favorevoli all'economia, ad esempio per quel che riguarda la decarbonizzazione, ha aggiunto. Oltre un miliardo di franchi sarà consacrato l'anno prossimo all'abbandono delle fonti d'energia fossili, ha ricordato.

Il gruppo siderurgico Swiss Steel ha annunciato ieri la soppressione di 800 impieghi a tempo pieno. In Svizzera, 130 dei 750 impieghi attualmente esistenti verranno tagliati alla fabbrica di Emmenbrücke (LU).

«Quando si perdono impieghi è sempre un dramma» ha detto Parmelin. Ma il Consiglio federale non resta certo con le mani in mano. «Utilizziamo il nostro margine di manovra legale, ad esempio nel settore della disoccupazione parziale o con programmi di incoraggiamento». Ma, ha aggiunto, bisogna anche pensare alle conseguenze delle misure. «E se un altro settore venisse colpito dalla crisi, pagheremmo di nuovo?».

«Prudente ottimismo» con Trump - Interrogato sul ritorno di Donald Trump alla Casa Bianca, il consigliere federale ha sottolineato che la collaborazione con il governo del repubblicano in occasione del suo primo mandato ha funzionato bene. Il vodese si dice quindi prudentemente ottimista sulla cooperazione economica e scientifica nei prossimi anni.

Quanto alla conclusione di un eventuale accordo di libero scambio con gli Stati Uniti, la situazione è grosso modo la stessa di cinque anni fa, ha constatato Parmelin. «Le condizioni poste dalle due pari non collimano in maniera sufficiente».

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