A partire da quest'anno vige l'obbligo di rendere conto delle questioni ambientali, dei diritti umani e sociali all'interno dell'impresa
BERNA - Le grandi aziende svizzere sono ora tenute a presentare un rapporto sulla sostenibilità, in ossequio a quanto voluto dal legislatore elvetico. Presto i loro rendiconti dovranno peraltro diventare ancora più ampi, sulla scia di ciò che sarà richiesto a livello internazionale.
Nel novembre 2020 il popolo elvetico ha respinto in votazione (sì al 50,7% delle schede totali, ma solo una minoranza di cantoni favorevoli) l'iniziativa popolare «Per imprese responsabili - a tutela dell'essere umano e dell'ambiente», spianando la strada al controprogetto. La normativa non prevede una responsabilità delle aziende, ma impone obblighi informativi. I gruppi con un fatturato di 40 milioni di franchi e 500 dipendenti, così come gli istituti finanziari con un patrimonio totale di 20 milioni di franchi, dovranno rendere conto anche di ambiti non finanziari, come ad esempio di questioni ambientali, di obiettivi di riduzione delle emissioni Co2, delle condizioni dei dipendenti, dei diritti umani e della lotta alla corruzione.
La legge è entrata in vigore all'inizio del 2022, ma con un periodo di transizione di un anno. «I nuovi obblighi si applicano quindi a partire dall'esercizio finanziario 2023», spiega all'agenzia Awp Ingrid Ryser dell'Ufficio federale di giustizia (Ufg). I primi rapporti dovrebbero di conseguenza essere pubblicati quest'anno. Secondo l'UFG sono circa 400 le aziende interessate.
Il contenuto delle nuove norme sul rendiconto in materia di sostenibilità è fortemente orientato alle precedenti normative dell'Unione europea. «Molte aziende svizzere hanno già implementato queste regole», afferma Erich Herzog, membro della direzione di Economiesuisse. L'attuazione rimane comunque onerosa. «Servono personale e consulenza esterna».
L'impegno in questione è inoltre destinato ad aumentare. Il Consiglio federale intende infatti abbassare la soglia alle aziende con 250 dipendenti. Inoltre i rapporti dovranno essere esaminati da un revisore esterno. Il governo intende adottare una modifica in tal senso entro la metà dell'anno.
Già deciso è un ampliamento della rendicontazione climatica. A partire dal prossimo anno, le grandi imprese dovranno redigere un rapporto conforme agli standard del gruppo di lavoro sulle comunicazioni di informazioni di carattere finanziario relative al clima (Task Force on Climate-related Financial Disclosures, TCFD). Questo è un organo creato nel 2015 dal G20 e dal Financial Stability Board (Fsb, organismo internazionale promosso per ridurre il rischio di crisi finanziarie) con l'obiettivo di far sì che gli investitori siano informati sui rischi e le opportunità legati ai cambiamenti climatici.
Adottando questi requisiti più severi la Svizzera risponde peraltro agli sviluppi all'estero. L'Ue sta infatti introducendo la rendicontazione societaria di sostenibilità (Corporate Sustainability Reporting Directive, Csrd), che in una prima fase interesserà solo le grandi imprese, ma che sarà estesa nei prossimi anni anche alle realtà più piccole. «L'Ue si sta spingendo molto più in là rispetto al passato», commenta Herzog, che guarda in modo critico agli oneri aggiuntivi richiesti.