La Città propone la riconversione e la valorizzazione del comparto puntando a un mix di tempo libero, eventi e cultura. E l’autogestione? «Cerchiamo il dialogo»
LUGANO - È un fenomeno in atto in tutte le principali città del mondo: il passato industriale sta tornando all’antico splendore, dando però spazio a tempo libero, eventi e cultura. Questa è ora la strada che anche la Città di Lugano intende seguire per il comparto dell’ex Macello, in particolare dopo la decisione del Governo ticinese di respingere la candidatura quale sede del Museo cantonale di storia naturale. La proposta è dunque di trasformare l’area in «uno spazio vivo, vivace e permeabile, fortemente luganese ma di respiro internazionale, in cui tempo libero e cultura si intreccino costantemente».
Uno spazio di qualità - «Si tratta di un sedime di 6’000 metri quadri dismesso ormai da decenni» ha spiegato la municipale Cristina Zanini Barzaghi, capo Dicastero immobili. E ha dunque spiegato che l’intenzione è di trasformare l’area in uno spazio pubblico di qualità, anche considerando la sua centralità rispetto a università, campus USI/SUPSI e futuro polo turistico congressuale del campo Marzio Nord.
«Un luogo per tutti» - Ma quali saranno i contenuti? La parte storica dell’area sarà utilizzata per manifestazioni ed eventi multidisciplinari, coworking e costudying, ristorazione, caffè letterario, infopoint e ricezione. La zona edificabile a sud sarà utilizzata per alloggi per studenti e turisti. «L’intenzione - ha sottolineato Roberto Badaracco, capo Dicastero cultura, sport ed eventi - è di mantenere un luogo aperto, un luogo fruibile da tutta la popolazione, per l’incontro, lo scambio di idee e la socialità». E ha aggiunto: «Potrà diventare una grande agorà della cultura popolare».
Investimento di oltre 26 milioni - «Questa è comunque ancora una proposta che va affinata nei suoi dettagli» ribadisce la municipale Zanini Barzaghi, spiegando che l’impegno economico complessivo è stimato in circa 26,5 milioni di franchi. La Città intende approfondire il coinvolgimento di partner, e le modalità di finanziamento e gestione. «Siamo al punto di partenza di un lavoro che richiederà parecchi anni».
E l’autogestione? - Attualmente una buona parte degli edifici è occupata dal CSOA Il Molino. Non mancano dunque gli interrogativi sul futuro dell’autogestione. «È pensabile che la soluzione possa essere la ricerca di un’altra collocazione» ha ipotizzato il sindaco Marco Borradori. «Oggi non abbiamo soluzioni da proporre, bisogna parlarne, incontrare chi chiede l’autogestione e cercare di trovare un punto d’incontro». Per tutta la proposta i tempi non saranno comunque brevi, assicura il Municipio.