Il killer silenzioso spiegato dal professor Franco Cavalli. «I decessi diminuiscono, ma continueranno per ancora 10-15 anni»
LUGANO - I medici, nello specifico quelli che hanno eseguito le perizie sui malati, sono stati chiamati in causa ieri dai sindacati per fare chiarezza sull’ampiezza dell’intossicazione da amianto nelle fabbriche ticinesi. Officine in primis. Ma quanti morti provoca ancora oggi il materiale un tempo diffuso ovunque? Ai microfoni di Tio.ch/20Minuti lo spiega l’oncologo Franco Cavalli, già direttore scientifico dell’Istituto oncologico della Svizzera italiana e organizzatore del Congresso internazionale sui linfomi maligni a Lugano: «Ogni anno in Svizzera - dice Cavalli - ci sono ancora circa 120 persone che muoiono per le conseguenze dell’amianto. È un numero che sta diminuendo ma si calcola che per ancora 10-15 anni avremo altri decessi».
L'infiammazione poi il tumore - La causa di questa lunga coda mortifera è spiegabile col fatto che è solo da vent’anni che l’amianto è stato proibito in Svizzera. «Una decisione - osserva il medico - che purtroppo è arrivata troppo tardi». Dall’esposizione alla sostanza ai primi sintomi possono infatti passare decenni: «Dopo essere stata respirata la polvere d’amianto s’insedia in quel sacco che avvolge i polmoni, la pleura, e lì questi filamenti causano un’infiammazione cronica che, dopo un lungo processo, può sfociare in un tumore. In media possono passare dai 15 ai 20 anni. Ma anche più».
Perché va evitato - L’eredità più pericolosa dell’eternit è il tumore della pleura: il mesotelioma. «L’amianto può causare malattie meno importanti come l’asma o la bronchite cronica. Il mesotelioma è invece un tumore maligno che si sviluppa molto lentamente, contro il quale abbiamo purtroppo poche possibilità di terapia perché quasi sempre, al momento della diagnosi, tutta la pleura è toccata. Per cui dopo la rimozione, operazione di per sé estremamente difficile, rimangono di solito dei minuti pezzi di tumore. È uno di quei tumori contro cui si può fare ben poco, per cui è estremamente importante evitarli».