Due giovani camerieri, con attestato federale di capacità, confrontati con la situazione surreale della ristorazione.
GastroTicino: «Troppi bar con l’acqua alla gola. Vergogna»
BELLINZONA - Due giovani: lei bellinzonese di 23 anni, lui luganese di 24. Entrambi con l’attestato federale di capacità per la professione di cameriere. Entrambi senza impiego, pur essendo motivati. Entrambi confrontati con una lunga serie di porte sbattute in faccia. E con potenziali datori di lavoro che propongono salari da fame. «Il contratto collettivo nazionale – fa notare la giovane – prevede un salario minimo di circa 3'800 franchi puliti per una persona a tempo pieno formata. Di recente me ne hanno proposti 2'800».
Il grido d’allarme – Una doppia testimonianza allarmante. Il grido di due ragazzi che chiedono solamente ciò che spetta loro di diritto. «Io sono molto in ansia – ammette il 24enne –. Sto quasi pensando di cambiare settore. Ma mi hanno già detto che per il nuovo ambito, in cui vorrei lavorare, non ho né l’esperienza, né la formazione necessarie. Come cameriere non mi assumono con la scusa di essere troppo formato. Mentre in altri settori mi dicono di non avere la formazione giusta. Cosa dovrei fare dunque?».
Non è un ripiego – La nostra giovane interlocutrice è parecchio determinata nella sua battaglia. «Io ho scelto questo mestiere non come ripiego. Bensì perché lo amo. Mi spiace vedere che quello della ristorazione è considerato un “settore spazzatura” in cui il personale viene svalutato. Non voglio cambiare lavoro. O perlomeno non perché qualcuno non si assume le proprie responsabilità. È ora di smettere di subire queste ingiustizie. Per questo abbiamo deciso di parlare».
Sminuiti in continuazione – Disarmante quanto aggiunge il 24enne. «Dei miei compagni di classe, che avevo durante l’apprendistato, non c’è più gente che attualmente sta lavorando come cameriere. Fai tre anni di apprendistato per cosa? Per chi? È davvero dura sentirsi sminuire in continuazione. Alcune risposte te le puoi aspettare magari in un baretto di un paese sperduto, non in ristoranti o in alberghi che dovrebbero essere all’avanguardia».
Obbligo di attenersi ai salari minimi – Massimo Suter, presidente di GastroTicino, è perplesso di fronte al racconto dei due giovani. «Ho la massima solidarietà per loro. Capisco il loro smarrimento. È vergognoso ciò che devono subire. Un esercente sia che assuma un diplomato, sia un frontaliere, sia un non diplomato, deve attenersi ai salari minimi che annualmente vengono ridiscussi a livello nazionale».
Quasi il 70% va a fare altro – Dati alla mano, quasi il 70% dei giovani ticinesi formati nella ristorazione si ritrova presto a fare altro. Che senso ha? «Possiamo interpretarlo come un segno di qualità della nostra formazione, spendibile anche in altri contesti. Sappiamo, però, che quello della ristorazione non è un contesto tanto allettante. Per colpa anche di questi ristoratori che continuano a non rispettare le norme. Il mio invito è quello di non avere paura di denunciarli all’Ufficio del lavoro o direttamente a noi. Sono sicuramente punibili».
Quantità a discapito della qualità – Ma perché, nonostante le leggi in vigore, un ristoratore arriva a proporre salari così bassi? Siamo alle solite. «In Ticino ci sono troppi bar o ristoranti. La quantità va a discapito della qualità. Per un'inevitabile catena di eventi, troppi esercizi si ritrovano con l’acqua alla gola. E per sopravvivere cercano di proporre paghe scandalose, magari con la scusa che uno non è diplomato, che è frontaliere o che, appunto, essendo diplomato costa troppo. Tutte invenzioni. Per chiunque sono fissate condizioni minime. E la cifra di 2.800 franchi puliti per un tempo pieno non le rispecchia in alcun modo».