Il direttore della SSIC Ticino, Nicola Bagnovini: «Purtroppo mancano direttive chiare dal Governo»
Rabbia tra i lavoratori. E anche tra chi, appartenente ad altri settori, è stato costretto a bloccare la propria attività.
Che senso ha fermare (quasi) tutto, se poi puntualmente i cantieri restano aperti? L'edilizia di fronte alla questione del nuovo coronavirus sembra ampiamente fregarsene. E non mancano lamentele da parte sia di operai coinvolti, sia da parte di professionisti di altri settori che, al contrario, sono stati costretti a bloccare la propria attività. O lo hanno fatto spontaneamente, per una questione di coscienza. Sulla questione si discute ormai da giorni. Tio/ 20 Minuti ha interpellato Nicola Bagnovini, direttore della Società Svizzera Impresari Costruttori, sezione Ticino.
Signor Bagnovini. Perché l'edilizia sta facendo finta di nulla?
«Non è del tutto vero. Premetto che alcuni cantieri si sono fermati spontaneamente. In altre situazioni invece si sta cercando, come già spiegato, di mettere in sicurezza il cantiere stesso, prima dello stop. In pratica: alcune cose non possono essere lasciate a metà».
Può essere, ma testimonianze dirette ci indicano che alcuni datori di lavoro obbligano i loro dipendenti a lavorare anche per cantieri non così urgenti.
«Non posso confermarlo. Ma se così fosse, sarebbe grave».
Glielo confermiamo noi.
«Il problema è che dalle autorità mancano direttive chiare sul nostro settore. Al momento quello che sembra pesare è il parere del committente. Se il committente ritiene che il lavoro sia urgente, i lavori vanno avanti».
Mi perdoni, ma tutto questo non ha senso. Allora riapriamo tutto: dai bar ai negozietti...
«Personalmente io sono favorevole a regole chiare per tutti. Per questo la Società ticinese impresari costruttori e i sindacati OCST e UNIA hanno scritto al Consiglio di Stato. La salute della gente viene al primo posto. Assolutamente. Compresa quella dei lavoratori. Vogliamo che il Consiglio di Stato intimi con urgenza l’interruzione di tutti i lavori sui cantieri che sono ancora aperti, ad eccezione di interventi di urgenza o messa in sicurezza».