Lo chiede il Partito comunista, almeno finché sarà il corso la crisi legata al coronavirus.
L’Organizzazione per il lavoro in Ticino: «È la direzione che dovrebbe essere licenziata».
AGNO - Tagliare un terzo della forza lavoro. È quanto ha deciso il gruppo Mikron, intenzionato a eliminare ben 110 posti nella sede di Agno. «Licenziamenti vergognosi» per il Partito comunista, che si unisce alla voce dei sindacati.
A inizio aprile il PC aveva invitato Consiglio federale e Consiglio di Stato e introdurre il divieto di licenziamento per tutta la durata della crisi legata al Covid-19. «I nostri timori si sono ora purtroppo avverati».
Ma i comunisti vanno oltre, e mettono sul piatto le cifre di Mikron. «Non stiamo parlando di una piccola impresa che fatica a tirare avanti, ma di una ditta affermata che è uscita dal 2019 con una crescita del fatturato e degli utili e i cui azionisti - prima della recente decisione di bloccare i dividendi - hanno beneficiato di circa 5 miliardi di franchi». Inoltre, nello scorso quadriennio la Mikron avrebbe ricevuto «due sussidi cantonali, uno per la ricerca e uno per un investimento materiale, per un totale di circa 1 milione di franchi». Il PC denuncia «l’irresponsabilità sociale» dei manager. «Tanto più che la ditta si trova già ora a beneficio del lavoro ridotto e quindi è lo Stato che si sta assumendo i costi salariali».
Il PC, a questo punto, chiede l’intervento del Governo: «Non si trinceri dietro il dogma del libero mercato e intervenga anzi drasticamente a tutela dell’apparato produttivo nazionale al fine di impedire la perdita di posti di lavoro».
«Incompetenze e inefficienze manageriali» - Anche l’Organizzazione per il lavoro in Ticino (TiSin) si aggiunge alle voci contrarie alla decisione di Mikron. «Vogliono licenziare 110 presone, con la scusante della crisi del settore automobilistico - scrive -. Che la crisi del settore automobilistico sarebbe arrivata lo si sapeva da anni, ma la direzione della Mikron, pur avendo nei momenti buoni importanti mezzi finanziari per puntare sulla diversificazione, ha fatto poco o niente per l’acquisizione di nuove aree di mercato alfine di assicurare il futuro all’azienda e quello dei suoi collaboratori».
Per questo, secondo TiSin, «è la direzione che dovrebbe essere licenziata, con l’aggravante dei gravi motivi, non i dipendenti che hanno sempre fatto il loro dovere, magari supplendo anche alle inefficienze della stessa direzione».