La conferma: «Si procederà a una liquidazione ordinata e la gestione passa in mano alla Città di Lugano»
Alla fine è stato il coronavirus a dare la mazzata finale all’aeroporto di Lugano. Con un panorama mondiale in totale crisi pandemica il settore dell’aviazione è sicuramente uno tra quelli più colpiti. Il Municipio di Lugano lo ha ufficializzato poco fa nel corso di una conferenza stampa: la Lugano Airport SA (LASA) verrà liquidata. Il consiglio d’amministrazione della società, di proprietà della Città di Lugano per l’85,5% e del Cantone per il 12,5%, non intende rilanciare lo scalo luganese. Non ci saranno dunque le votazioni popolari sui finanziamenti decisi sia dal Gran Consiglio sia dal Legislativo di Lugano.
Merlo sul numero di voli da gestire durante la fase apertura con 13 persone: «I 13 sono i full time che garantiscono il minimo indispensabile perché l'aeroporto non venga chiuso. Dobbiamo non perdere le certificazioni che ha l'aeroporto e che si potrebbero riprendere solo dopo mesi. Ecco perché la Città si fa carico di queste assunzioni che ripetiamo, sono il minimo sindacale per non chiudere».
Lombardi sul futuro dello scalo e i possibili nuovi attori: «Non deve essere una svendita a favore di chi ha aspettato che le cose andassero male per entrare in gioco. Deve essere una discussione assolutamente aperta su diversi scenari e possibilità perché i privati possano avere ritorno del loro investimento e la collettività non venga defraudata di un'infrastruttura su sui i cittadini hanno investito per decenni».
Su posti di lavoro persi e mantenuti ed eventuale piano sociale, Lombardi: «Al 31 di maggio termina il compito del CdA termina. Dopo sarà da una parte il Municipio e la direzione dell'aeroporto a decidere. Penso siano state fatte delle riflessioni. S parla di recuperare o ricollocare, magari in un secondo momento dei collaboratori». Borradori: «Pagati gli stipendi fino a fine maggio, un piano sociale in sé non è previsto o richiesto. Per il ricollocamento sono stati dati tutti gli estremi per partecipare ai concorsi. In questo senso bisognerà agire con equilibrio e saggezza, ma faremo il possibile per assumere un numero crescente di collaboratori. A partire dalla fase di transizione prevediamo circa 13/14 persone a tempo pieno su 72 persone presenti oggi (62 posti a tempo pieno). Se tutto dovesse concretizzarsi si è pensato di una 30 di persone a pieno regime. Non sono le 72 di oggi, ma una buona metà di questi potrebbe essere recuperata per il lavoro che sa fare. Ci sono persone che hanno già una certa età. Si farà in modo di trovare una soluzione per il maggior numero di persone. Faremo tutto il possibile».
Sui soldi per la transizione e la loro reperibilità, sempre Borradori: «Dovremo passare in commissione della gestione per informare su come procederemo. I tempi in cui il consiglio comunale si riunirà saranno abbastanza lunghi. Quindi seguiremo come procedere per questi crediti. Ovviamente risparmiamo i soldi che avremmo speso se avessimo deciso di arrivare a fine giugno».
Sulla sostenibilità delle spese per la votazione circa il mantenimento delle attività di LASA, risponde Borradori: «Con il coronavirus è successo qualcosa di inimmaginabile. Il mondo dell'aviazione è stato messo a terra. E lo scalo di Lugano non ne è uscito indenne. Siamo passati da un aumento del 40% dei movimenti a un grounding. Abbiamo deciso che era troppo in un momento in cui le emergenze sarebbero state altre. Avremmo dovuto reperire risorse in un contesto già difficile. E se poi fosse passato il referendum, cosa avremmo fatto dopo aver buttato milioni per far "sopravvivere la democrazia"?».
È il momento delle domande
Emanuele Stauffer, avvocato liquidatore: «Vogliamo garantire con questa liquidazione una transizione a favore di una continuazione. Era una conditio sine qua non. Sappiamo che i requisiti sono dati e questo ci permette di guardare avanti con una certa fiducia per il futuro delle attività dell'aeroporto di Lugano».
Maurizio Merlo, Direttore di Lugano Airport: «Per me è un giorno triste. L'operatività dell'aeroporto è ridotta al minimo. Tutto l'organico è attivo, c'è una presenza minima pe evitare i contagi. Da maggio in poi si sta lavorando per dare una continuità in modo che lo scalo non chiuda e dia un servizio per l'aviazione generale e tutte le altre attività. L'aeroporto quindi non chiuderà, ma sarà aperto da mattina a sera ovviamente con delle restrizioni».
Lombardi: «Si è fatto il possibile e anche l'impossibile per portare avanti questa azienda».
Claudio Zali, Consigliere di Stato: «Il mio è il punto di vista del cantone, azionista di minoranza di LASA: Il Cantone è rammaricato per la perdita di posti di lavoro. Parte delle disdette già annunciate diventano effettive e queste persone non potranno essere riassorbite in questa transizione. Con un ipotetico sostegno popolare lo scenario avrebbe potuto essere differente, ma il cantone esce ora di scena. Sciolta la società il discorso passa in mano alla città di Lugano. Per il Cantone non c'è più posto ed è giusto che sia così ovviamente».
Borradori: «Questo lancia una speranza per il futuro. In questo momento non c'è una compagnia aerea, dalla più grande alla più piccola, che non pensi alla propria sopravvivenza. Resta la volontà di traghettare la gestione pubblica in gestione privata. LASA metterà fine alla sua vita di società giuridica. Ci sarà una fase di transizione, ma i privati potranno ora acquisire la gestione dell'aeroporto. Nel frattempo la Città di Lugano assicurerà la continuità dell'aeroporto con un nucleo snello e poi permetterà a tutte le altre realtà di continuare senza traumi. Abbiamo dovuto negoziare conl'UFAG per capire la durata del grounding. Così facendo dovremmo riuscire da maggio fino a fine anno l'attività aeroportuale per poi metterla in mano dei privati».
Borradori: «Siamo tristi, ma non rassegnati. Con questo cambio di paradigma si può veramente passare da un fallimento e quindi da una chiusura, a una nuova speranza. La conclusione è quella di questa nuova liquidazione. Noi quello che possiamo fare e dire con molta fierezza è che fino al mese di maggio i nostri collaboratori riceveranno lo stipendio pieno. Non ci sarà nessun genere di decurtamento. Tutti i nostri fornitori riceveranno i loro crediti. Anche SkyGuide avrà seppur ridotte le sue spettanze. Spero che anche i sindacati ci diano atto della nostra attitudine di guardare alla realtà dei fatti»
Borradori: «Il virus ha messo in difficoltà tutto il mondo. Immaginiamoci una realtà già fragile. Abbiamo agito con buon senso»
Marco Borradori, Presidente LASA e Sindaco di Lugano: «Quando il Governo ha fatto sapere che le votazioni sarebbero state posticipate di un anno è stato chiaro che anche la votazione sullo scalo non avrebbe avuto modo di essere. Ci eravamo organizzati anche da un profilo finanziario per costi e votazione. La difficoltà sorta avrebbe potuto essere superata a prezzi notevolissimi. Ci abbiamo pensato su veramente tanto. LASA ha una storia molto travagliata, ma non ci siamo mai tirati indietro per trovare questi 500mila franchi di prestito. Ma non ce la siamo sentita. Abbiamo capito che il prestito non sarebbe stato mai rimborsato. LASA, d'altra parte non è una società sana, ma che sta soffrendo».
Lombardi: «La decisione di Lugano Airport, sostenuta dai suoi azionisti, ma che andrà formalizzata da un'assemblea degli azionisti che avverà quanto prima è quella di porre la società in liquidazione ordinata, non fallimento o moratoria concordataria. Il che permetterà di garantire il versamento degli stipendi e degli oneri sociali fino alla fine di maggio. Il corretto indennizzo dei creditori privati e la continuità di un esercizio che andrebbe ripreso dalla Città di Lugano, titolare dei terreni e della concessione federale per l'uso a scopi aviatori».
Lombardi: «Abbiamo discusso con gli azionisti per vedere quale potesse essere una soluzione per un'ordinata transizione verso soluzioni auspicate da più parti»
Lombardi: «Nel frattempo le notizie di seconde ondate e tutto il resto. Quindi quella data della fine di giugno e quindi abbiamo capito che i prestiti non si sarebbero potuti rimborsare. Da qui una seconda fase di riflessione per garantire una seconda fase di transizione ordinata. Per un futuro che non fosse di chiusura dell'aeroporto».
Filippo Lombardi, Vicepresidente Lugano Airport SA: «Il consiglio d'amministrazione aveva valutato la situazione di LASA. Si voleva concedere un periodo lungo per riconfigurare lo scalo, ma il Consiglio comunale di Lugano ha accorciato i tempi mettendo pressione sul CdA per accelerare i tempi. I due referendum e la crisi del coronavirus hanno accorciato ulteriormente i tempi. Si è rinvita la votazione per una data che si suppone essere a fine di giugno. A fine marzo il CdA pensava di poter usufruire di prestiti sulla base dell'andamento dei primi due mesi di esercizio dell'aviazione generale dell'aeroporto che avevano portato un aumento interessante della cifra d'affari dell'aeroporto. Su quella base sembrava logico fare tutto il possibile per arrivare vivi alla data della votazione popolare e permettere al popolo e non al virus di decidere il futuro dello scalo. Quello che è successo nelle ultime settimane è andato aldilà delle previsioni. Siamo scesi a meno di un volo privato al giorno. Sono sospese anche tutte le attività accessorie che potevano garantire redditi. La situazione da fine marzo è stata molto più drammatica di quanto si potesse immaginare».