Si è tenuta a Palazzo delle Orsoline la conferenza stampa dello Stato Maggiore di condotta
Apertura del confine il 3 giugno? Norman Gobbi e il medico cantonale Giorgio Merlani rispondono ai giornalisti
Ordine pubblico, contact tracing, la situazione dei contagi. Si è conclusa Palazzo delle Orsoline la conferenza stampa sull'epidemia di Covid-19 in Ticino.
Lo Stato Maggiore cantonale di condotta (Smcc) ha fatto il punto sull'evoluzione dell'epidemia, ma anche sulle strategie messe in atto per contrastarla. Presenti il presidente del Consiglio di Stato Norman Gobbi, il medico cantonale Giorgio Merlani, la psicologa della polizia cantonale Marina Lang (responsabile del contact tracing) ed Elia Arrigoni, responsabile dei Servizi generali della Polizia cantonale.
Con quest'ultimo intervento la conferenza stampa si è conclusa.
«Abbiamo segnalato le nostre preoccupazioni in questo senso» afferma Gobbi. «L'Italia ha fatto una mossa unilaterale non concordata con la Svizzera e nemmeno con i partner europei. È evidente che la situazione di una città come Milano, ad esempio, va tenuta sott'occhio per il suo potenziale enorme di contagi, come si è visto ad esempio a New York. Seguiremo attentamente l'evolversi della situazione».
Sulla riapertura del confine con l'Italia «l'importante è la situazione epidemiologica» sottolinea Merlani. Nelle province italiane di confine «la situazione è quella che avevamo noi in Ticino nella prima metà di aprile» e quindi «un'apertura del confine comporterebbe un rischio maggiore, ma è una questione non di mia competenza».
Quando riapriranno i campeggi? Alla domanda di tio.ch/20minuti risponde di nuovo Gobbi. «L'attività federale ha mantenuto questo divieto, benché questo momento dell'Ascensione sia importante per il nostro settore turistico. Purtroppo il limite dell'8 giugno rimane per i campeggi. Non è ammesso comunque neanche il campeggio libero al di fuori delle aree attrezzate, il rischio di campeggio selvaggio dovrebbe quindi essere ridotto».
Dopo l'8 giugno si potrà riprendere a fare attività sportiva? Alla domanda di tio.ch/20minuti risponde Norman Gobbi: «Le attività di qualsiasi tipo sopra le 4 persone rimangono vietate. L'ambito di sport individuale non è mai stato proibito, a differenza di paesi a noi vicini». In questo ambito «è fondamentale il piano di protezione» spiega Arrigoni. «L'apertura sarà graduale e proporzionale e ogni settore dovrà elaborare dei piani di protezione coerenti».
In Ticino «le attività cantonali e di polizia sono intervenute regolarmente, in ogni caso, per fare rispettare le regole» aggiunge Gobbi. «A differenza ad esempio di quanto abbiamo visto a Basilea, in Ticino siamo intervenuti in modo preventivo per evitare assembramenti nei locali pubblici».
La responsabilità individuale «ha contraddistinto l'approccio della Svizzera e del Canton Ticino» sottolinea Gobbi. «Senza una presa di coscienza da parte dell'individuo difficilmente avremo questi risultati. Poi è evidente che se sono da solo su un mezzo pubblico, ha poco senso mettere la mascherina» osserva Gobbi. Che aggiunge: «Fatico a capire le persone che indossano la mascherina quando sono da soli in auto».
Lang tiene a ringraziare «i volontari delle associazioni di categoria che hanno coperto i turni della hotline per quasi due mesi in modo estremamente generoso».
La seconda fase «dal profilo psicologico ricopre una grande importanza» osserva Lang. «Se fino a un certo punto la responsabilità era piuttosto delegata ad altri, adesso ognuno è richiamato a una riflessione propria, per trovare un proprio equilibrio. Da un lato una prudenza sana che ci tiene cauti e dall'altro la speranza che spinge verso un ripartire. Nel dialogo tra questi due approcci si deve trovare la linea giusta. Non bisogna esagerare e correre come se niente fosse, ma neanche rimanere immobili per paura».
«I campanelli d'allarme più diffusi sono i disturbi legati alla sfera del sonno, scatti d'ira, inoltre i consumi a rischio. Il consumo dell'alcol e in particolare di psicofarmaci sono aumentati, abbiamo visto, durante il periodo del lockdown» informa Lang.
È stato inoltre istituito un gruppo di lavoro per il sostegno psicologico, su indicazione dell'Ufficio del medico cantonale. «Nella nostra attività ci siamo concentrati inizialmente nel supporto agli operatori sanitari e socio-assistenziali, siamo intervenuti in 12 strutture dall'inizio della crisi. Abbiamo istituito una hotline che ha risposto finora a più di 200 richieste di aiuto».
Il Cantone ha adibito una struttura nel Bellinzonese per le persone che non hanno modo di rispettare l'isolamento al proprio domicilio. Ci sono al momento 24 persone in isolamento, 44 persone in quarantena. Dall'inizio del contact tracing possiamo dire che ad 1 persona positiva ne corrispondono 2-3 ad elevato rischio. «Questo ci dice che c'è un buon rispetto delle norme» osserva Lang.
Poi il gruppo passa ad analizzare i contatti avuti dalla persona contagiata nelle 48 ore precedenti. «Distinguiamo tra contatti a rischio e non a rischio. Il rischio inizia dopo 15 minuti a distanza di meno di due metri. Facciamo quindi una lista di persone, che vengono quindi contattate telefonicamente per disporre la quarantena di 10 giorni a domicilio» spiega Lang.
La parola passa a Marina Lang, psicologa della polizia cantonale, che riferisce delle attività del gruppo di lavoro del team di contact tracing in seno alla Polizia cantonale. Il gruppo, su mandato del medico cantonale, è costituito da 10 agenti. Si occupa di contattare quotidianamente le persone che risultano positive, dando loro le indicazioni sull'isolamento e come rispettarlo correttamente.
Sulle mascherine Merlani raccomanda l'uso di semplici mascherine chirurgiche. «Evitate le mascherine che permettono tramite delle valvole la fuoriuscita dell'aria, perché sono concepite per altri scopi. E non servono a contenere il virus».
«I test non devono dare una falsa sicurezza. Io stesso utilizzo ancora la mascherina per proteggere le altre persone, pur avendo già fatto, come si sa, la malattia» ricorda Merlani.
Merlani passa quindi a illustrare i test sierologici. «Ci sono diversi tipi di test, invitiamo la popolazione a fare attenzione, perché non sempre sono affidabili». Anche qualora il test sia affidabile, tuttavia, questo «non comporta alcun tipo di immunità» e la popolazione deve averlo ben presente, ricorda Merlani.
«Se il test viene fatto su persone poco sintomatiche o asintomatiche, la probabilità di avere un esito realistico è estremamente bassa. Le persone magari non hanno virus sufficiente per essere detettato dal test, magari sono all'inizio della malattia. Insomma la questione non è così semplice: fare il test del tampone, insomma, non risolve la questione».
Quando si fa un test «non si può sapere esattamente se la persona è ancora contagiosa o no». L'esito positivo «può essere dato da strascichi» oppure il test può dare dei falsi positivi. «Ci sono 20 persone su 100 che hanno la malattia in cui il test dice invece che non la hanno».
Merlani affronta ora il discorso dei test. Sono state 1500 persone, 940 hanno risposto positivamente, sono più di 200 i test effettuati. Hanno rifiutato di partecipare invece 218 persone. «I test sono essenzialmente di due tipi» spiega Merlani. «Il primo è un tampone che viene infilato nella gola per cercare il codice genetico del virus, per dimostrarne la presenza».
La parola passa ora al medico cantonale Giorgio Merlani, che fornisce i dati sui contagi aggiornati. Casi confermati postivi 3287, due nuovi rispetto a ieri. I ricoverati sono 49, e 4 persone ricoverate in terapia intensiva. I decessi sono 344 dall'inizio dell'epidemia, zero in più rispetto a ieri, precisa Merlani.
«È evidente che la pressione da parte della popolazione che vuole tornare alla normalità rende fondamentale il ruolo degli esercenti nel fare rispettare le regole. Anche negli aperitivi che ci sono tanto cari» spiega Arrigoni. «È evidente che questo richiede un ulteriore sforzo richiesto alla categoria degli esercenti, già affaticata da questo periodo difficile. Prevediamo quindi una accresciuta disponibilità di suolo pubblico per gli esercenti».
Si è riscontrata la difficoltà a mantenere le distanze al momento del pagamento. Si raccomanda di effettuarlo al tavolo e non alla cassa. E il pagamento con la carta è preferibile ai contanti.
Altre infrazioni riguardano la mancata disinfezione di oggetti di uso comune, oppure la presenza di aperitivi, o il mancato rispetto degli orari di chiusura, che sono definiti dall'ordinanza federale. «Il clima è comunque di collaborazione e ascolto da parte degli esercizi pubblici» sottolinea Arrigoni. «Qualora non dovessero essere rispettate le regole sono previsti anche dei richiami e in ultima istanza la sanzione».
La parola passa ora al capitano Elia Arigone, responsabile dei servizi generali della Polizia cantonale. «Nella fase di riapertura degli esercizi pubblici sono stati effettuati dei controlli». Sono stati controllati 864 esercizi pubblici e in 142 casi sono state riscontrate lievi mancanze, a cui si è posto rimedio seduta stante. «Va ricordato che l'esercizio pubblico rimane un luogo di aggregazione. Le anomalie più frequenti sono state le distanze ridotte, la consumazione in piedi, che non è consentita, e un eccessivo numero di posti esterni».
Il virus, sottolinea Gobbi, rimane «comunque presente ed è comunque un rischio». «Le regole di distanziamento sono la migliore garanzia per la salute individuale e collettiva, e tornare a quel piacere di stare insieme che è sempre stato tipico del nostro cantone Ticino».
Alcuni atti come lo scambio del saluto di pace «non saranno possibili» sottolinea Gobbi. «Tutto questo si inserisce in un processo con delle tappe di avvicinamento alla normalità per quanto riguarda le attività ricreative». Degli allentamenti, con la possibilità di fare pranzi con 4 o più persone «saranno discusse settimana prossima» e così anche «la riapertura delle attività sportive».
Gobbi ricorda che dal 28 di maggio potranno tornare a svolgersi le funzioni religiose. «Questo ci permette di tornare alla normalità, ma andranno seguite delle norme accresciute di igiene e di distanziamento sociale. La Curia ticinese ha già elaborato un piano, rivolto ai parroci che saranno tenuti ad assicurare il rispetto delle norme nelle chiese. Un'apertura che non è totale, ma un'apertura nuova, con nuove regole di comportamento. L'invito è comunque a non abbassare la guardia».
Gobbi presenta un opuscolo che verrà distribuito alla popolazione. «Ognuno di noi deve cercare di proteggere gli altri. Per quanto riguarda la mascherina, è un atto di rispetto per dare tranquillità agli altri, anche se naturalmente non è obbligatoria in Ticino».
Continua Gobbi: «Da parte dei confederati ci sarà un atteggiamento spero di rispetto delle regole, e lo auspico anche da parte dei cittadini. Distribuiremo degli opuscoli per sensibilizzare, lavorando sul dialogo come abbiamo fatto per il divieto di dissimulazione del volto. Ricordiamoci che abbiamo tutto uno scopo comune».
«Abbiamo raggiunto una nuova normalità, fatta di maggiore distanza e maggiore distacco gli uni dagli altri» continua Gobbi. «Il nostro messaggio è "bentornati in Ticino" ed è rivolto agli ospiti turisti ma anche ai ticinesi che vogliono godersi il territorio rispettando le distanze e le regole».
Inizia la conferenza stampa del Cantone. A prendere la parola è Norman Gobbi: «Nonostante i risultati positivi e la situazione confortante dei contagi, oggi il governo ha deciso di prorogare lo stato d'emergenza fino a fine giugno»