In conferenza stampa oggi erano presenti il medico cantonale, il presidente dell'Ordine dei medici e Renato Pizolli
Due medici contagiati dal virus sono morti e più di una decina sono stati ricoverati in ospedale. 10 persone sono in isolamento.
Una settimana positiva. Il "doppio zero" cantonale è stato interrotto solo da un nuovo caso di coronavirus registrato tra mercoledì e giovedì. Dal 25 maggio non vi sono stati decessi legati al virus. Nelle strutture ospedaliere sono attualmente ricoverate 17 persone. Le premesse per la conferenza stampa di oggi erano ottime e come tali sono state presentate. Ma l'invito è sempre uno: non abbassare la guardia, perché il virus c'è e continua a circolare.
«Il problema non è risolto - ha spiegato il medico cantonale, Giorgio Merlani -. Il Covid-19 è ancora tra noi. Non è per fare terrorismo, ma ricordiamoci che non è finita. Manteniamo le buone abitudini». A oggi ci sono 10 persone isolate, con sintomi. Altre nove (loro contatti) sono in quarantena.
Il presidente dell'Ordine dei medici Franco Denti ha parlato dell'importanza dei check point, che hanno permesso di «mantenere gli studi medici "puliti"». Purtroppo due medici di famiglia che hanno contratto il virus sono deceduti.
Il responsabile della comunicazione dello Stato maggiore cantonale di condotta (SMCC) Renato Pizolli ha incentrato il suo intervento sulla comunicazione e la fiducia tra la popolazione e le autorità: «Affidiamoci ai canali ufficiali».
La conferenza stampa si è conclusa. Grazie per averla seguita su Tio.ch.
Iran e Israele sono alle prese con la seconda ondata. Cosa ci insegna?
Merlani: «Forse la stagionalità ha un ruolo marginale. Lì fa caldo. Inoltre, per quanto riguarda l'Iran il picco lo hanno raggiunto con 3'000 nuovi casi al giorno. Ma non sono mai scesi sotto i 1'000 casi al giorno. Non credo si possa parlare davvero di seconda ondata ma di prima ondata che non è mai stata veramente controllata. E il virus si è spostato tra regioni con tempi diversi.
Israele andrà osservato più da vicino. È prematuro parlare di seconda ondata. Ma non ho i dati di dettaglio. Questo virus ci ha insegnato che non sappiamo niente. È importante osservare gli altri paesi».
Merlani aggiunge sui check point: «Se vogliamo continuare a seguire il fenomeno, è fondamentale che sia possibile continuare a fare lo striscio. Magari ci sarà anche solo un posto nel cantone aperto, ma deve essere possibile essere sottoposti al test subito».
Cosa succederà con i check point dal 30 giugno?
Denti: «La risoluzione governativa arriva al 30 giugno. In previsione di una eventuale seconda ondata (magari in autunno), l'idea è di mantenerli, non smantellarli. Ma vedremo se tenerli aperti o chiuderli parzialmente, se tenerli attivi o no. Dipenderà da come andranno avanti le cose. Ora ci saranno anche le vacanze e i medici di famiglia volontari non sono infiniti. Teniamo presente se non possiamo più permetteri weekend senza sintomi e poi i casi che aumentano il lunedì. Una "sentinella" serve».
Prende la parola Pizolli: «In questo periodo ci sarà un numero molto alto di informazioni. Si dirà di tutto, soprattutto sui social. Ma continuiamo con il rapporto di fiducia con le autorità e affidiamoci alle informazioni ufficiali».
In Italia si parla molto del virus che sta perdendo forza e potenza. Nei nuovi casi dell'ultimo periodo, il decorso è meno grave?
Merlani: «A mia conoscenza non ci sono dati validati e pubblicati. Il virus può mutare, anche se non lo fa così rapidamente. E potrebbe mutare solo localmente: un clone del virus che presenta una minor replicazione. In Ticino non mi hanno segnalato questo decorso. Ma è vero che i ricoveri ora si contano su una mano e fare una statistica è difficile. Fare un confronto della quantità di virus quando un paziente viene intubato non è possibile allo stato attuale. È un'ipotesi rincuorante se confermata. Ma il virus non ha nessun motivo di diventare meno aggressivo per l'uomo, non ha nessun vantaggio biologico. Succede quando un farmaco costringe il virus a fare una mutazione per essere meno virulento. Qua non si capisce perché il virus dovrebbe fare questo, perdere la potenza. Nessuno al mondo ha segnalato questa cosa. Non so se è vero, non so se significa qualcosa e non so se è un fenomeno solo locale».
Riaprono le case anziani. Com'è ora la situazione?
Merlani: «L'ultimo anziano residente in struttura (stato alle 12.43) a cui è stato fatto il tampone era negativo. Non ci sono più residenti positivi al Covid-19 nelle strutture per anziani in Ticino. A maggior ragione è tempo di tornare a visitare i propri cari e ricominciare con le attività».
Le nuove regole si discostano da quelle ticinesi, soprattutto per il distanziamento. Non si rischia un po' di confusione?
Merlani: «Formalmente le raccomandazioni e gli obblighi della Confederazione non prevedono più la distanza sociale. Nel senso che non si possono più fare multe. Il Ticino è più sensibile, essendo stato toccato dal Covid-19 in maniera diversa. I nostri sono consigli opportuni e utili per il singolo cittadino che si ripercuotono sulla collettività. Non proporrò di multare chi non rispetta le distanze. Ma sono consigli che se rispettati ci proteggono».
Ci sono state criticità nel passaggio ai check point delle persone anziane?
Denti: «Non ci sono state criticità. Non c'è stato obbligo di inviare i pazienti ai check point. I medici che sono venuti a lavorarci erano volontari. La situazione non era tale da impedire ai medici di fare gli strisci nello studio, ma i check point sono nati per salvaguardare i medici di famiglia, che in Ticino non sono giovani. Andare a strisciare un paziente positivo è sconsigliato ma è pure pericoloso. Inoltre, abbiamo visto che lasciando a casa i pazienti erano tutti spaventati di venire allo studio medico. Avevano paura di incrociare persone affette dal virus. Abbiamo cercato di tenere gli studi medici "puliti"».
È ora il momento delle domande dei giornalisti.
Il presidente dell'Ordine dei medici conclude con un filmato, quale «messaggio di fiducia», ringraziando tutti.
Denti ha analizzato i dati dei check point: i pazienti avevano tra 41 e 80 anni, 50% uomini e 50% donne. I sintomi erano tosse, febbre, mal di gola, astenia, deficit gusto e olfatto, diarrea, congiuntivite, dispnea». Venti persone erano asintomatiche».
Progetto HospitHome, di monitoraggio a domicilio: «47 medici hanno già partecipato, per 72 pazienti, al nuovo progetto di monitoraggio sul territorio - spiega Denti -. La maggior parte di quelli monitorati sono usciti, ce ne sono ancora dieci controllati. La maggior parte sono stati reclutati nel check point, ma anche al cardiocentro. La Lega polmonare ha aderito monitorando i pazienti broncopatici. L'età dei pazienti monitorati va dai 50 ai 70 anni. Una decina era over 80. La gestione avviene attraverso un'app che raccoglie i dati dei pazienti e del coniuge, i familiari. Il paziente che risulta positivo al check point avvisa il medico curante che decide se vuole che venga monitorato a domicilio. Se i parametri cambiano (saturazione che scende, temperatura, pulsazioni, frequenza respiratoria), monitorati a casa, scatta un allarme. Si contatta il medico curante o la centrale 144 e si decide cosa fare. Il monitoraggio dura 5 settimane. Il senso di sicurezza del paziente (positivo al virus) a domicilio è migliorato grazie al sistema di monitoraggio a casa».
«Grazie ai medici di famiglia nei check point, i pronto soccorso non sono stati ulteriormente oberati - conclude Denti -. Invito il sistema sanitario a tener conto di questa esperienza, salvaguardando le eccelenze e tenendo conto che non c'è solo la medicina ospedaliera, ma anche sul territorio e va tutelata».
«Sono 100 i medici che sono stati attivi nei check point. Almeno il 50% dei medici di famiglia di tutto il cantone. Abbiamo pagato un pegno anche noi dell'Ordine. Due medici sono deceduti. Più di una decina sono stati ricoverati, il più giovane ha 45 anni».
«Complessivamente - continua Denti - 2'158 sono state eseguite nei check point. Il tasso di positività dei tamponi ora sta scendendo. Dal 26% dei positivi ora siamo al 9%».
Prende la parola Franco Denti: «L'Ordine dei medici garantisce il picchetto medico e adotta tutte le misure necessarie affinché le prestazioni mediche siano garantite. Dal 20 febbraio abbiamo proceduto al raddoppio dei medici per la guardia medica. Abbiamo alla centrale di allarme (0918001828) messo un medico per un primo triage già in centrale. Le attività dei medici sul territorio è dimostrata dai dati. Le telefonate alla centrale sono triplicate, le visite mediche a domicilio si sono quadruplicate. Da. 20 febbraio al 25 marzo sono state ricevute 4'480 chiamate alla centrale. Siamo riusciti a ottenere, lottando, l'apertura dei check point che ha anticipato il picco in Ticino. Nelle prime settimane sono state effettuate 600 visite (26 pazienti positivi), sottratte ai pronti soccorsi».
Merlani passa poi alle direttive: «Il 29 maggio è stata emessa la direttiva per le case anziani. Il 3 giugno per le strutture somatiche acute e di riabilitazione. Sulle case per anziani non si tratta solo delle visite dei familiari, ma anche di attività socializzanti all'interno delle strutture, come fisioterapia e animazione. Era urgente poterle fare riprendere. Se da un lato si pensa alla protezione, è importante anche la socializzazione».
Test sierologici: 118 medici si sono messi a disposizione, 980 persone in totale.
«Il 25% dei casi sono persone contagiate nella stessa economia domestica. Si tratta di focolai quasi individuali. Quasi il 18% sono residenti o personale che lavora in casa anziani. Circa il 19% residenti o personale che lavora in ospedale. Il restante 38% circa non sa dove è stato contagiato».
In Ticino non c'è nessun contagio registrato a scuola.
«A oggi ci sono 10 persone isolate, con sintomi. Nove persone (contatti) in quarantena. Dall'11 maggio a oggi 91 persone sono state poste in quarantena (1,6 contatti per persona). Ci sono molte persone che hanno avuto 0 contatti. Altre che ne hanno avuti 12. Chi diventa positivo? Delle 91 persone seguite, 9 sono diventate positive nei 10 giorni di quarantena».
Sulla stagionalità del virus, Merlani spiega: «Ricordo che il virus non è scomparso. Si cela da qualche parte, magari non tanto da noi. Ma in regioni limitrofe o altrove. Come è arrivato rapidamente, può tornare rapidamente. Si sa che il coronavirus può avere un decorso collegato alla stagione fredda, legato anche alle persone. Durante la stagione fredda si sta piuttosto al chiuso, in situazioni pìù ravvicinate. C'è un effetto con l'umidità. È possibile che ci siano legami con la stagionalità, ma il problema non è risolto. Non è per fare terrorismo, ma ricordiamo che non è finita. Manteniamo le buone abitudini».
Prende ora la parola Giorgio Merlani: «Negli ultimi cinque giorni abbiamo avuto un nuovo caso. C'è un solo paziente in terapia intensiva. L'ultimo decesso è del 25 maggio. Negli ultimi giorni i casi positivi sono molto pochi. Ma sottolineo che vengono effettuati più di 100 tamponi al giorno, con regolarità. Non si trovano tamponi positivi. Ma è molto importante che si continui a cercare la malattia. La ricerca attiva del virus continua. Chi presenta sintomi è fondamentale che chiami il medico e vada a fare il tampone. I sintomi, ricordo, sono tosse (anche isolata), sensazione di febbre, scomparsa o cambiamento dell'olfatto».
Pizolli, responsabile della comunicazione dello SMCC, torna sull'argometno della trasparenza e della fiducia. «Ora l'attenzione sta un po' calando. Facciamo in modo che questa base fiduciaria resti forte e che i consigli che vengono dati dagli esperti vengano ascoltati. Solo così potremo vivere un'estate più serena».
«Si tratta di un discorso traslabile anche nei lidi e nei luoghi estivi - aggiunge Pizolli -. I ritrovi, montani e lacustri o lidi, ci saranno disinfettanti a disposizione. Ci vuole continuità nelle norme di igiene accresciute e distanza sociale».
È stato anche realizzato un filmato con Giovanni Galli, guida alpina, come protagonista. Si parla di buon equipaggiamento, attenzione, una preparazione fisica e consapevolezza dei propri limiti.
Parte la campagna di prevenzione "Montagne sicure".
«La montagna è sinonimo di libertà, aria pura e spensieratezza. Continueremo ad andare in montagna, ma seguendo i consigli di prevenzione - spiega Pizolli -. Bisogna integrare questa "nuova normalità" anche alla montagna». È quindi stato creato un volantino che contiene cinque consigli specifici per gli ospiti di capanne e rifugi.
Bisognerà obbligatoriamente prenotare per dormire in una capanna o un rifugio. Ci si può recare in montagna solo se si è in buona salute. Nello zaino bisognerà mettere mascherina, disinfettante e asciugamani propri. Il sacco a pelo o le lenzuola sono indispensabili. E i rifiuti vanno riportati a valle».
Pizolli, inoltre, parla di "trasparenza": «Questi infopoint informativi sono diminuiti. Nelle prossime settimane non ci saranno momenti come questi previsti in maniera regolare, ma saranno specifici. Non ci sarà più neppure il comunicato giornaliero sulla situazione della malattia in Ticino. Lo SMCC resterà attivo nella programmazione, nell'adeguare i piani di intervento e nel monitoraggio della situazione».
«Ogni passo verso la "nuova normalità" prevede delle regole da rispettare». A livello della Confederazione siamo entrati in «una fase blu» che verte verso la tracciabilità dei contatti: fare il test, tracciamento e isolamento/quarantena. «Bisogna recarsi dal medico se si hanno dei sintomi per fare il test». E l'importanza del distanziamento rimane.
«Oggi parlerò in quanto responsabile della comunicazione dello SMCC e responsabile di alcuni progetti di prevenzione - esordisce Pizolli -. In Ticino la propagazione del virus è contenuta in questo momento. La Confederazione ha previsto delle misure di allentamento progressive che ci stanno portando in una "nuova normalità"».
Inizierà tra pochi minuti a Palazzo delle Orsoline la conferenza stampa organizzata dallo Stato maggiore cantonale di condotta (SMCC) per informare la popolazione sulla situazione coronavirus in Ticino.