Christian Garzoni si unisce alle apprensioni della task force Covid-19: i numeri aumentano e il monitoraggio è lento.
«Se ognuno mantiene i piccoli gesti che ha imparato durante la pandemia, tutto andrà bene».
LUGANO - Ieri la Svizzera è praticamente tornata alla normalità pre-pandemia. Niente divieto di assembramenti nello spazio pubblico, eventi fino a 1’000 persone, distanza minima “accorciata” a 1,5 metri, movida oltre la mezzanotte. Ma gli allentamenti preoccupano gli esperti della task force scientifica Covid-19, tanto che il capo Matthias Egger ha definito le riaperture «troppo rapide». Una preoccupazione condivisa anche dal dottor Christian Garzoni, in prima linea nella lotta al coronavirus.
«Sono due le considerazioni che si possono fare - spiega il direttore sanitario della Clinica Luganese Moncucco -. Da una parte aumentano i numeri, dall’altra si riscontrano certe difficoltà a livello federale nell’avere un monitoraggio in tempo reale dei casi». La scorsa settimana sono stati 161 in Svizzera i test positivi. Dai 14 di lunedì si è passati nei giorni seguenti a 15, 37, due volte 17, 26 sabato e 35 domenica.
Il numero di riproduzione (R0) del Covid-19 - che indica quante persone un contagiato può infettare - è tornato (anche se di poco) sopra la soglia critica di 1. Non è allarmante, ma significa che il virus si sta diffondendo. «È importante poter garantire una segnalazione rapida dei casi da parte dei Cantoni - aggiunge Garzoni -, così come il tracciamento. Finché i numeri restano bassi, è semplice. Ma se da un assembramento con 300 persone risulta un caso positivo, il contact tracing diventa davvero complicato se non impossibile. Per questo fanno paura gli assembramenti».
È qui che entra in gioco l’app SwissCovid, disponibile da giovedì su Apple Store e Google Play Store. Da un sondaggio di Tio.ch risulta che solo il 59% intende scaricarla, mentre il 23% non vuole farlo (il 17% è indeciso e l’1% non può). «Penso sia un dovere morale di ogni cittadino, per il bene della comunità e il bene collettivo, utilizzare questa app», dice senza mezzi termini il dottor Garzoni. «È un ottimo strumento per poter isolare in maniera selettiva chi sviluppa la malattia. Permette di escludere le persone pericolose per gli altri».
E con il ritorno alla normalità molti sembrano aver purtroppo dimenticato le buone abitudini apprese durante la pandemia. Si vedono strette di mano, abbracci, baci di saluto e neppure l’ombra di disinfettanti. «È un peccato. Non dobbiamo dimenticare quello che è stato - conclude il direttore sanitario della Clinica Moncucco -. Ieri l’OMS ha registrato 183’000 nuovi casi nel mondo, un record. Il virus c’è. Godiamoci la vita, perché siamo in una fase davvero positiva, ma se ognuno di noi mantiene i piccoli gesti che ha imparato, come l’igiene delle mani e la mascherina dove non si possono mantenere le distanze, tutto andrà bene».