«Dobbiamo mantenere alta la guardia». De Rosa e il governo introducono nuove disposizioni per contenere l'epidemia
A seguito del nuovo aumento di contagi, il consiglio di Stato prende dei provvedimenti. Nei luoghi pubblici e nei ristoranti regole nuove per evitare una seconda ondata
Contagi, contromisure, controlli di polizia. Il governo oggi, nella conferenza stampa settimanale, ha fatto il punto sulla situazione dell'emergenza Covid in Ticino. Al termine di una settimana che ha visto i contagi salire di nuovo, gli interrogativi sul tavolo sono tanti.
A informare la popolazione, alle 13.30, a Palazzo delle Orsoline sono presenti il direttore del DSS Raffaele De Rosa, il direttore della Divisione della salute pubblica Paolo Bianchi, il medico cantonale Giorgio Merlani, e l'ufficiale della Polizia cantonale Elia Arrigoni.
Il limite di 100 persone obbligherà i locali notturni alla chiusura? «Si tratta di una decisione fatta a livello politico e sanitario. La scelta di tenere aperto o chiuso dipenderà dal singolo locale» risponde Arrigoni.
Ancora una domanda a Merlani sui due nuovi focolai. «A febbraio e marzo i casi positivi erano quelli che finivano in ospedale» precisa il medico cantonale. «Adesso i dati che rileviamo riguardano tutte le persone, sia asintomatici che persone con sintomi lievi. Troviamo più persone, e ogni circa 100 persone sono cinque in genere ad essere ospedalizzate. Nei casi specifici, nei due focolai individuati i decorsi sono stati molto blandi, come ci si può attendere da giovani. Ma questi giovani poi andranno a casa, dalla nonna, dalla mamma, dall'amico immuno-depresso. E queste relazioni sociali veicolano dei rischi alle persone più vunerabili».
Nel caso di manifestazioni organizzate invece, il limite delle 100 persone non vale. «In una partita di calcio con 1000 spettatori, ad esempio, questi ultimi potranno essere divisi in settori da 300 persone. Trattandosi di eventi organizzati con prenotazione, il contact-tracing è molto più facile» spiega Bianchi. «Quindi non c'è ragione di aumentare le limitazioni».
L'ammontare massimo delle multe sarà di 10mila franchi per gli esercizi che non rispettano le normative, precisa De Rosa.
Per quanto riguarda le sanzioni, si prevede una multa penale, il cui importo «verrà deciso dall'autorità di perseguimento penale» ma «gli importi possono essere anche molto significativi». Se una struttura non avrà un piano di protezione adeguato «si potrà disporre la chiusura», spiega il capitano Arrigoni.
«Richiamiamo tutti al senso di responsabilità e di rispetto delle normative» continua De Rosa. «Non vorremmo arrivare alla soluzione della chiusura, ma se saremo obbligati non escludo che lo faremo».
Sulla questione della possibile chiusura dei locali notturni «confidiamo nel rispetto pieno dei nuovi provvedimenti, e ci saranno dei controlli su tutto il territorio» spiega De Rosa. Non si è deciso di chiudere i locali, quindi, ma «esigiamo che ci sia un rispetto delle regole».
Le misure sugli assembramenti sono previste fino al 19 di luglio, precisa Bianchi. «Poi si vedrà, non c'è nessun tipo di garanzia o previsione sul futuro. Queste sono le prime misure, in una scala di provvedimenti da adottare, che sembrano ragionevoli».
Per quanto riguarda i casi importati «arrivano tutti da paesi a rischio» risponde Merlani.
Due domande per Merlani. Quali sono i due focolai individuati? E i casi importati arrivano da paesi sicuri, Italia, Francia, Germania, o da altri paesi? «I due focolai sono due feste private, che sono anche collegate. In realtà ad essere puristi si dovrebbe parlare di un unico focolaio. Si tratta di studenti che sono rientrati da Oltralpe e hanno fatto festa là e poi qui. Il caso del Woodstock è separato, non è ancora focolaio» risponde Merlani.
Gli interventi dei relatori sono conclusi, iniziano le domande dei giornalisti. Per quanto riguarda le mascherine, come mai non è stato introdotto un obbligo, ma solo una raccomandazione? «Si è deciso di seguire il principio della proporzionalità» risponde Arrigoni. «In questa prima fase si è ritenuto di procedere con un consiglio marcato, ma l'obbligo potrebbe essere introdotto in futuro in base a come reagiranno le persone». Aggiunge De Rosa: «Vogliamo osservare l'effetto che avrà l'introduzione della mascherina sui trasporti pubblici, a livello nazionale. Spero che questo faccia tornare consapevolezza nei cittadini sull'importanza di non abbassare la guardia».
Infine, sempre per la ristorazione, si raccomanda «fortemente» l'uso della mascherina di protezione facciale, aggiunge Arrigoni. «La misura non è obbligatoria ma è stata concordata con le associazioni di categoria. Chi non dovesse rispettare le regole andrà incontro a sanzioni penali e alla possibilità che sia disposta la chiusura della struttura. La responsabilità è individuale».
In assenza di queste misure «le strutture non potranno esercitare» spiega Arrigoni. «Andranno allestiti piani specifici per il singolo locale, e organizzate delle zone d'attesa per permettere agli ospiti di mantenere le distanze. Le regole valgono anche per i dipendenti degli esercizi».
Un capitolo a parte è quello della ristorazione e degli esercizi pubblici: bar, discoteche, etc. «A partire dalle 18.00 le strutture devono attenersi a un limite di 100 ospiti e non di più. Di questi devono raccogliere i dati, i recapiti, l'ora di arrivo e di partenza, e devono verificare i dati tramite documento e verificare il numero telefonico tramite una chiamata. Tutti questi dati andranno conservati all'interno di un file excel».
La parola passa ad Elia Arrigoni, ufficiale della Polizia cantonale. «Gli assembramenti di più di 30 persone nello spazio pubblico sono vietati. Si tratta di incontri spontanei non pianificati, a differenza della manifestazione che sia sportiva o culturale. Negli assembramenti fino a 30 persone devono comunque essere rispettati i principi della prudenza e del distanziamento sociale».
«Di queste misure abbiamo informato anche l'autorità federale ottenendo l'avallo dal profilo giuridico, nel senso che sono misure che il Cantone può adottare. Gli appelli diventavano sempre più difficili anche da parte nostra, un certo rigore comportamentale comunque interverrà, e riteniamo che questi provvedimenti siano proporzionati, e non ci facciano tornare ai tempi più bui della crisi».
«Questa considerazione» continua Bianchi «ha portato il governo a decidere di intensificare le restrizioni agli assembramenti nei locali e negli spazi pubblici. Sapevamo che il rischio di aumento dei casi c'era, e che avremmo dovuto prendere dei provvedimenti proporzionali. Questa è la grande sfida in questa fase».
Nella Conferenza dei Cantoni un terzo dei Cantoni si è espresso contro l'annullamento del limite di 30 persone. «La Confederazione ha definito un numero massimo degli esercizi pubblici con consumazione in piedi che corrisponde a 300 persone al massimo durante una serata. Tuttavia i Cantoni possono temporaneamente adottare dei limiti inferiori se il sistema del tracciamento dei contatti rischia di essere non più praticabile. Questa è la situazione dove rischiamo di trovarci. Lunedì nel locale di Bellinzona è evidente che qualcosa è andato storto».
La Confederazione vuole «evitare una situazione a macchia di leopardo» che «può essere pericolosa perché può generare un turismo delle aperture, andando a cercare divertimento negli esercizi pubblici nei cantoni che hanno misure meno restrittive» sottolinea Bianchi.
La parola passa ora a Paolo Bianchi, direttore della Divisione della salute pubblica. «Buongiorno a tutti. Come noto, dal 19 giugno la Confederazione ha abrogato la situazione straordinaria. Questo significa che le autorità cantonali hanno competenze ordinarie per gestire le epidemie».
Merlani rassicura: «In Ticino abbiamo identificato due focolai abbastanza chiari. La situazione è abbastanza sotto controllo. L'altro problema è il rientro di persone dall'estero, specie da certi paesi. La Serbia ha fatto lo stesso appello che il Ticino aveva fatto a marzo ai confederati, e va rispettato».
«Tutto quello che è avvenuto fino a ieri lo scopriremo tra dieci giorni» ricorda Merlani. «I provvedimenti che prendiamo adesso daranno i frutti tra dieci giorni, per questo è urgente intervenire, per non dovere affrontare una seconda ondata».
Ci sono ancora 35 persone che mancano all'appello, e non rispondono al telefono cellulare. Continueranno i tentativi per raggiungerli telefonicamente. «Approfitto per fare un appello a tutti, dobbiamo lavorare tutti insieme, se un terzo delle persone presenti nel locale lasciano un numero sbagliato o un nome falso, le cose si complicano. Fortunatamente, il buon senso di molti ragazzi li ha portati a contattarci spontaneamente» aggiunge Merlani.
Prende la parola Giorgio Merlani. «I nuovi contagiati, in base ai risultati del contact-tracing, sono essenzialmente giovani e importati dall'estero. I casi di ieri, a parte il caso Woodstock, una persona di 40 anni ha portato a 3 quarantene, una di 19 a due, una di 20 anni a 14, un bambino che fortunatamente sta bene ha portato a 5 quarantene. Il caso più eclatante è quello della recluta risultata positiva. È stato sottoposto al test lunedì, ed è emerso che aveva passato il sabato sera in un locale del Bellinzonese. Abbiamo dovuto mettere in quarantena 323 persone. Due di queste hanno mostrato sintomi sospetti».
Il Consiglio di stato ha introdotto 5 nuovi provvedimenti, che entreranno in vigore da subito. Il primo: «Si torna a un limite di 30 persone negli assembramenti nei luoghi pubblici» spiega De Rosa. Nei ristoranti e locali pubblici ci sarà un limite di 100 persone per serata. Terzo punto: gli esercenti dovranno raccogliere dati degli avventuri. Quarto: i dipendenti dei locali pubblici dovranno utilizzare la mascherina. Quinto: le persone che rientrano dall'estero dovranno annunciarsi alla hotline cantonale e seguire le procedure definite.
«Come noto, a seguito del contagio di una recluta, si è dovuto fare una grande indagine ambientale in un locale del Bellinzonese e mettere in quarantena molte persone. Molti dei dati pervenutici sono risultati sbagliati, circa un terzo, e questo non ha facilitato il lavoro» ha aggiunto De Rosa.
«Abbiamo una perplessità nei confronti della velocità con cui il governo federale ha allentato le misure, in particolare sugli assembramenti da 30 a 300 persone» dichiara De Rosa. «L'esperienza di questi giorni impone dei correttivi mirati a livello locale».
Inizia la conferenza stampa, prende la parola Raffaele De Rosa. «Dopo il mese di giugno, in cui la situazione è risultata ferma, questa settimana i dati mostrano una nuova tendenza» spiega il direttore del DSS. «L'attività di contact tracing è stata intensa, oggi registriamo 7 nuovi casi positivi».