Chi sceglie aeroporti stranieri come Malpensa sfugge ai controlli a campione. Il Cantone: «Questione di responsabilità»
Al rientro è obbligatorio mettersi in quarantena e annunciarsi alle autorità: «Per chi viola le disposizioni sono previste sanzioni fino a 10'000 franchi»
BELLINZONA - Estate è tempo di vacanze. Ma quest'anno con il rischio di doversi mettere in quarantena per dieci giorni al rientro in Svizzera dopo un soggiorno in uno dei paesi che rientrano nell'elenco degli Stati e delle regioni con rischio elevato di contagio. Un elenco, allestito dall'Ufficio federale della sanità pubblica (UFSP), che attualmente comprende 42 paesi (ma viene aggiornato secondo l'andamento internazionale della pandemia). E al momento a livello nazionale sono poco più di dodicimila (per la precisione: 12'020) le persone che si sono messe in quarantena dopo una vacanza “a rischio” e che si sono notificate alle autorità. In Ticino da quando è in vigore l'obbligo di annuncio (dallo scorso 6 luglio), si sono annunciate circa 420 persone (dato aggiornato a ieri, 30 luglio).
La Confederazione non ha tuttavia la possibilità né i mezzi per controllare tutti cittadini che rientrano in Svizzera, in particolare quando si tratta del traffico individuale che attraversa la frontiera. Per chi arriva invece con un volo o un autobus internazionale, a campione vengono verificate le liste dei passeggeri, come ha fatto sapere a più riprese l'Ufsp. Eppure c'è comunque chi sfugge ai controlli: si tratta di tutti quei viaggiatori che partono per le vacanze da un aeroporto situato al di fuori dei confini nazionali. È il caso, per esempio, dei molti ticinesi che sono soliti scegliere i voli dagli scali milanesi (in particolare quello di Malpensa) piuttosto che da Zurigo.
Nessun controllo - «Per i passeggeri che passano da aeroporti stranieri, non ci è possibile effettuare delle verifiche a campione» ci conferma Daniel Dauwalder, portavoce dell'UFSP. Così anche l'Ufficio del medico cantonale ticinese: «Evidentemente il traffico aereo su Milano Malpensa esula dalle disposizioni svizzere».
Le autorità non possono quindi fare altro che fare leva sulla responsabilità individuale dei cittadini: «Al medico cantonale - ci dicono ancora da Bellinzona - compete richiamare tutti al senso di responsabilità e alla necessità di rispettare le normative in vigore». Quindi: come previsto dalla relativa ordinanza federale, chi rientra da un paese inserito nell'elenco delle regioni ritenute a rischio deve annunciarsi alle autorità contattando l'hotline cantonale allo 0800.144.144 o all'indirizzo email hotline@fctsa.ch. «Ricordiamo che ci viola queste disposizioni commette un reato penale per cui sono previste sanzioni fino a 10'000 franchi» sottolinea l'Ufficio del medico cantonale. Al momento, aggiunge, «è prematuro fare bilanci sulle irregolarità».
Liste «limitate» - Per quanto riguarda le liste dei passeggeri che vengono raccolte a campione, questi dati vengono inoltrati ai Cantoni. Ma la procedura non sembra ancora essere abbastanza efficiente: «Per ora - ci dicono dall'Ufficio del medico cantonale - l'invio è estremamente limitato: i Cantoni auspicano che venga intensificata questa trasmissione di dati e che venga estesa al traffico veicolare individuale».
Il 10% dei contagi arriva dall'estero - Negli scorsi giorni in Svizzera il numero dei contagi è salito notevolmente. Ed è stata nuovamente superata la soglia dei duecento casi giornalieri (ieri erano 220, oggi 210 in ventiquattro ore). Di questi, circa il 10% è d'importazione (il 6% riguarda viaggiatori provenienti da paesi a rischio). Anche le autorità federali hanno fatto un appello, ieri, ai cittadini, ricordando che il rispetto della quarantena «è una questione di solidarietà», come ha detto Patrick Mathys, responsabile della sezione Gestione delle crisi e collaborazione internazionale dell'UFSP.