Il Governo ha scritto una lettera al Consiglio federale in cui si dichiara «preoccupato» per il clima di lavoro
BELLINZONA - «L’immagine del Tribunale penale federale e dell’antenna ticinese del Ministero pubblico della Confederazione scaturita dai media ci porta a esprimere la preoccupazione che potrebbe avere delle ripercussioni sull’efficienza e l’efficacia nel loro operato come pure sulla loro credibilità e la fiducia riposta in queste importanti istituzioni da parte della cittadinanza». I rimproveri di sessismo, mobbing e trattamento scorretto nei confronti degli italofoni che lavorano a Bellinzona (TPF) e le segnalazioni di pubbliche umiliazioni, mobbing, clima di lavoro insostenibile, favoritismi e vessazioni a Lugano non hanno lasciato il Consiglio di Stato indifferente.
Il Governo - riferisce la Regione - ha inoltrato il 6 agosto una lettera al Consiglio federale, firmata dal presidente Norman Gobbi. «Non possiamo che auspicare una piena quanto celere chiarezza da parte delle preposte Autorità di vigilanza», si legge. A Berna viene chiesto «di farsi parte attiva presso la Commissione amministrativa del Tribunale federale e le competenti Commissioni parlamentari come pure l’Autorità di vigilanza sul Ministero pubblico della Confederazione, perché ciò possa avvenire».
Il 20 aprile scorso - lo ricordiamo -, la Commissione amministrativa del Tribunale federale (TF) aveva pubblicato il risultato delle sue verifiche avviate il 6 gennaio in seguito a indiscrezioni giornalistiche su un presunto clima pesante in seno al TPF, caratterizzato da lotte di potere, eccessi di spesa, mobbing e sessismo. L'organo di vigilanza era giunto alla conclusione che non ci fossero prove sufficienti a supporto di tali insinuazioni, in particolare di mobbing nei confronti di dipendenti ticinesi. Il rapporto non aveva però soddisfatto le Commissioni della gestione (CdG) delle Camere federali, secondo cui il documento non era degno di questa istituzione. A fine luglio 15 giudici hanno sottoscritto una lettera inviata all’organo di vigilanza, parlando di «interessi personali» e «diffamazione».
La presunta situazione di mobbing presso l’antenna ticinese del Ministero pubblico della Confederazione (MPC) è stata denunciata da due dipendenti all’Autorità di vigilanza sul Ministero pubblico della Confederazione. Proprio il giorno prima della lettera firmata da Gobbi, un’interrogazione di Giorgio Fonio e Boris Bignasca è finita sul tavolo del Governo.