La maggioranza dei giudici ha sottoscritto una lettera inviata all'organo di vigilanza del TPF
BELLINZONA - I rimproveri di sessismo, mobbing e trattamento scorretto nei confronti degli italofoni che lavorano presso il Tribunale penale di Bellinzona (TPF) traggono origine da insinuazioni di una minoranza di persone e tra queste «ci sarebbero anche magistrati che alimentano i rimproveri sia a livello massmediatico che parlamentare». Tutto ciò è diffamatorio e infanga l'istituzione.
È quanto si legge in una lettera sottoscritta da una maggioranza "qualificata" di giudici indirizzata alla Commissione amministrativa del Tribunale federale - l'organo di vigilanza del TPF - in cui vengono «fermamente respinti» i «perduranti rimproveri» e in cui si chiede il sostegno urgente delle autorità competenti nel percorso avviato di miglioramento del clima di lavoro, «aiutandoci altresì a porre fine agli incresciosi attacchi subiti dal Tribunale penale federale».
I 15 giudici che hanno firmato la lettera si dicono dispiaciuti che «queste pretese ingiustizie» vengano coltivate all'esterno dell'istituzione, con nocivi effetti diffamatori, e che ciò avvenga «con il sotteso scopo di poche persone di danneggiare il Tribunale penale federale, la sua commissione amministrativa e la stragrande maggioranza del personale».
Gli autori di queste insinuazioni - prosegue la lettera - «hanno evidentemente deciso di anteporre i propri interessi personali a quelli istituzionali. I sottoscritti condannano in maniera decisa la slealtà e l'anticollegialità di questo comportamento».
Qualche problema, ma nulla di così grave - Il 20 aprile scorso, la Commissione amministrativa del Tribunale federale (TF) aveva pubblicato il risultato delle sue verifiche avviate il 6 gennaio in seguito a indiscrezioni giornalistiche su un presunto clima pesante in seno al TPF, caratterizzato da lotte di potere, eccessi di spesa, mobbing e sessismo.
L'organo di vigilanza era giunto alla conclusione che non ci fossero prove sufficienti a supporto di tali insinuazioni, in particolare di mobbing nei confronti di dipendenti ticinesi.
Nel corso delle audizioni, tutti gli intervistati di lingua tedesca e francese avevano negato forme di mobbing contro i ticinesi. Due giudici e la segretaria, tutti italofoni, avevano invece riferito dell'esistenza di molestie. Secondo l'autorità di vigilanza però, non vi erano evidenze che ciò fosse realmente accaduto.
Tra i provvedimenti più incisivi, l'autorità di vigilanza aveva proposto il licenziamento della segretaria generale e altre misure per migliorare il clima di lavoro all'interno del TPF, anche facendo ricorso a specialisti esterni al tribunale.
Verifica indegna? - Il rapporto, che ridimensionava le rivelazioni giornalistiche, non aveva però soddisfatto le Commissioni della gestione (CdG) delle Camere federali, secondo cui il documento della Commissione amministrativa del TF non era degno di questa istituzione.
Stando a un comunicato delle CdG del 25 giugno, sebbene nel rapporto si sostenesse l'infondatezza delle critiche, dal documento emergeva chiaramente l'esistenza di problemi tra i gruppi linguistici. Secondo i parlamentari, inoltre, vi erano state dichiarazioni proferite in seno al TPF che potevano essere senza dubbio definite sessiste.
Le CdG criticavano anche la raccomandazione di separarsi dalla segretaria generale, senza che quest'ultima fosse stata ascoltata prima di pubblicare il rapporto: una violazione particolarmente grave, come nel caso di alcuni giudici citati per nome nel documento.
Giudici: nessun sessismo o mobbing - Nella missiva odierna, i giudici del TPF fanno riferimento proprio al rapporto dell'organo di vigilanza, secondo il quale le critiche in questione sono in larga parte infondate e inconsistenti, sostenendo che il fatto di rivangare di continuo simili critiche «nuoce gravemente alla reputazione sia dei giudici che dell'istituzione del Tribunale penale federale, a danno anche del clima del lavoro».
I magistrati ribadiscono che nel corso della loro attività non hanno mai assistito a discriminazioni o disparità di trattamento fondate sulle differenze linguistiche (tedesco, italiano, francese) o per altri fattori di tipo culturale e che si distanziano dalle caricature carnascialesche, contenenti elementi sessisti, appese ai muri del Tribunale da un giudice nel frattempo pensionato.
Inoltre, i giudici sottolineano di apprezzare le varietà di lingue, culture e origini del TPF e di essere «fieri di lavorare in un ambiente multiculturale che rappresenta per noi un prezioso valore». Per questo, «...soffriamo nel vedere che il Tribunale penale federale e il suo personale vengano pubblicamente infangati».
Stiamo cambiando - I magistrati ricordano poi che le raccomandazioni dell'autorità di vigilanza sono già «ampiamente operazionali come richiesto nel suo rapporto».
Da un lato un esperto esterno esaminerà i rimproveri di sessismo e mobbing e, dall'altro, con l'aiuto di un mediatore, verranno consolidate le fondamenta della collaborazione e del vivere comune sia nella cerchia dei magistrati che in quella più ampia dell'intero personale, «con lo scopo di ristabilire un clima di lavoro sereno, basato sulla fiducia e il rispetto reciproci».