Il sindacato OCST si prepara al rinnovo del contratto collettivo di lavoro dell'Ente ospedaliero cantonale
BELLINZONA - L'anno prossimo dovrà essere rinnovato il contratto collettivo di lavoro dell'Ente ospedaliero cantonale: è l'occasione giusta per ridare attrattiva alle professioni sanitarie. Lo sostiene il sindacato OCST in un odierno comunicato stampa.
«Il periodo di emergenza sanitaria dovuta al Covid - si legge - ha fatto emergere con evidenza come il personale operante nelle strutture ospedaliere, a tutti i livelli, abbia svolto un ruolo determinante a salvaguardia della salute pubblica, con impegno e dedizione che sono state riconosciute da tutta la popolazione».
Ma il sindacato ricorda che allo stesso tempo negli ospedali ticinesi c'è «una forte dipendenza dal personale straniero a seguito anche della difficoltà di formare e mantenere attivo il personale residente». E sottolinea che soprattutto nelle professioni infermieristiche si rileva «un precoce abbandono della professione».
Il rinnovo del contratto collettivo di lavoro dovrebbe dunque essere l'occasione - secondo l'OCST - per intervenire a livello di condizioni d'impiego: «Il personale si aspetta una significativa rivalutazione dei livelli salariali, fermi da due decenni, e interventi mirati a migliorare la conciliabilità lavoro-vita familiare, i carichi di lavoro e una maggior attenzione al ruolo primario del personale curante, che è quello di essere a fianco dei pazienti».
Quei soldi donati agli ospedali
I delegati OCST hanno pure espresso rammarico per la decisione presa dal Consiglio di amministrazione dell’EOC di destinare le donazioni ricevute in occasione dell’emergenza Covid per progetti che dovrebbero migliorare le condizioni di lavoro, le condizioni di sviluppo professionale e il servizio ai pazienti. Scelta questa non concordata con il personale che si attendeva, come promesso inizialmente, un riconoscimento tangibile dello sforzo profuso durante l’emergenza sanitaria. Rammarico anche per il non riconoscimento integrale delle ore che una parte del personale ha perso per il calo o il blocco di alcune attività ospedaliere.