Casse malati, in Ticino è record di rincari. Il Covid non ha abbattuto i premi. La diretta con il direttore del DSS
L'affondo del consigliere di Stato De Rosa: «Aumento dei premi ingiusto e ingiustificato. I costi della sanità sono diminuiti»
Compito ingrato. Dopo l'annuncio arrivato da Berna dell'ennesimo aumento dei premi delle casse malati, tocca al direttore del DSS Raffaele De Rosa commentare le notizie, piuttosto negative per il Ticino.
I rincari nel nostro cantone superano il 2 per cento, quattro volte la media svizzera. Con un premio medio di 365 franchi, solo Ginevra (402) e Basilea Città (417) sono messi peggio. A Palazzo delle Orsoline il Consigliere di Stato ha indetto una conferenza stampa in diretta, per illustrare le stratogie cantonali.
In sala anche Paolo Bianchi, Direttore della Divisione della salute pubblica, Ivana Petraglio, Capo Area di gestione sanitaria e Matteo Veri, Collaboratore scientifico Area di gestione sanitaria.
«La decisione di Berna, a fronte di una proposta di aumento dell'1,7 per cento dei premi malattia da parte degli stessi assicuratori, risulta ancora più inaccettabile considerando le difficoltà in cui si è trovata confrontata la sanità del nostro Cantone con la pandemia» conclude De Rosa. «Si riconosce l'esigenza di interventi anche a livello qualitativo sull'offerta sanitaria, ma qui il margine di intervento del Cantone è ridotto».
«Anche a Berna ci si sta rendendo conto che il problema delle riserve sta diventando eccessivo. Secondo noi il rimborso dei premi in eccesso non deve sottostare a un vincolo quantitativo, e la decisione non deve spettare - come vuole il Consiglio federale - agli assicuratori, ma deve esserci un automatismo nel rimborso» continua De Rosa. «Il Cantone ha fatto la propria parte, abbiamo insistito con queste richieste a Berna. Abbiamo ottenuto da un assicuratore malattia un rimborso di circa 600mila franchi, altri tre assicuratori malattia rimborseranno circa 800mila franchi. L'attività del Cantone in questi anni è stata molto importante, grazie ai nostri funzionari siamo riusciti a recuperare circa 24 milioni di franchi».
«Spesso queste iniziative cantonali sono un po' isolate» continua il direttore del DSS. «Il canton Berna e Vallese hanno appoggiato la nostra iniziativa. Poi ci sono alcuni cantoni svizzero-tedeschi che ci hanno scritto sostenendo l'iniziativa del canton Ticino».
Le tre iniziative ticinesi, ricorda De Rosa, «chiedono che sia riconosciuto ai Cantoni il potere di fare fino in fondo il proprio lavoro» e di «ridurre le riserve del 150 per cento» per potere ridistribuire il resto agli assicurati. «Per evitare che questo sistema continui ad alimentarsi, con dei premi sistematicamente più alti dei costi, occorre instaurare una ridistribuzione automatica da parte degli assicuratori agli assicurati» continua De Rosa.
De Rosa torna sul tasto delle riserve, giudicate «eccessive» anche a fronte della situazione straordinaria di pandemia. «Siamo arrivati a oltre 11 miliardi, con una valutazione del 200 per cento rispetto a quello che prevede la legge. Noterete che per il 2020 secondo i dati provvisori avendo così tante riserve e liquidità, ci si espone a dei rischi di mercato e dei rischi di credito. Paradossalmente si ha una crescita delle riserve normative che vanno accantonate per far fronte a questi rischi finanziari» sottolinea De Rosa.
La parola torna al consigliere di Stato Raffaele De Rosa. «Abbiamo ricevuto dei dati solo parziali dall'Ufsp, e questo ci ostacola nel formulare in modo approfondito un'analisi delle opzioni sul tavolo. L'autorità cantonale ha scritto già a metà agosto un maggior coinvolgimento dei cantoni, richiamando le tre iniziative cantonali presentate dal Ticino in questo senso, e che speriamo Berna vorrà accogliere».
«Per la popolazione adulta abbiamo quindi quest'anno l'aumento maggiore, per i giovani adulti siamo il secondo cantone più caro, mentre per i minorenni la situazione è più conforme a livello nazionale» continua l'esperto del DSS. «Va detto che negli anni è aumentata la consapevolezza della popolazione sulla disponibilità di diverse opzioni. Con l'aumentare dell'onere finanziario sui budget familiari gli assicurati hanno dimostrato di spostarsi verso soluzioni più economiche. Nel 2019 solo il 19 per cento della popolazione rimane su un modello standard. La maggior parte dei ticinesi optano per modelli alternativi, in particolare per quello del medico di famiglia».
«Abbiamo un trend ticinese al ribasso, che comunque è superiore al dato nazionale, e questo è da ricondurre a un'evoluzione dei costi in Ticino che negli ultimi anni si situa al di sopra della media svizzera» continua Veri. «Questo soprattutto per la struttura della popolazione. Abbiamo una percentuale di popolazione anziana molto maggiore agli altri cantoni, e il costo pro capite sale in modo esponenziale con l'età».
La parola passa a Matteo Veri, Collaboratore scientifico Area di gestione sanitaria. «Abbiamo analizzato le tariffe dei principali assicuratori malattia, che presentano una crescita molto contenuta. L'entità di premio tra la cassa più a buon mercato si è ridotto e quindi il potenziale di risparmio cambiando cassa è sempre più ridotto. Attualmente la differenza tra la più cara e la meno cara è dell'11 per cento. Nel 2015 era del 45 per cento» spiega l'esperto.
Il Consiglio federale, ricorda Bianchi, ha rilasciato un messaggio con un pacchetto di misure nel 2019 - per un totale di 9 misure - per aumentare l'organizzazione e l'efficenza delle prestazioni ambulatoriali, con un potenziale di risparmio «per diverse centinaia di milioni di franchi». Ora il pacchetto è in esame alle Camere federali. Dal mese scorso il CF ha posto in consultazione un secondo pacchetto di misure, che conterrà «misure più incisive con una stima di un impatto finanziario superiore al miliardo» con la fissazione di un tasso di crescita dei costi, e l'obbligo per gli assicurati di far capo a un fornitore di prestazioni per una prima consulenza (medico di famiglia). «Queste misure dovrebbero permettere un risparmio ulteriore» conclude Bianchi.
Gli assicuratori malattia «sostanzialmente stimano un pareggio dei costi nel 2020, entro la fine dell'anno» continua il direttore dell'Ufficio di sanità. «Questa flessione è dovuta a un fattore straordinario e quindi sarà comunque un'eccezione rispetto al trend a lungo termine».
«Gli studi medici, l'attività stazionaria degli ospedali, l'attività ambulatoriale e i medicamenti coprono l'80 per cento di questi costi» prosegue Bianchi. «Per quanto riguarda l'impatto della pandemia sui costi della Lamal, secondo l'UFSP, nel primo semestre di quest'anno abbiamo un dato complessivo di un - 5,5 per cento a fronte di un dato di sostanziale parità a livello svizzero. È certamente un indicatore dell'effetto che la pandemia ha avuto sulla attività sanitaria, da un lato per il blocco della sanità e dall'altro per la reticenza della popolazione a usufruire delle cure durante quel periodo».
«Il rapporto tra costi in Ticino e in Svizzera delle prestazioni lorde si è avvicinato al 7 per cento attorno al 2013» continua Bianchi. «Abbiamo una quota parte di prestazioni ospedaliere offerte dai privati più alta rispetto al resto della Svizzera, e si attesta a circa il 17 per cento. Anche la diversa anzianità della popolazione ticinese, attorno al 22 per cento rispetto al 18 per cento nazionale, incide. Come anche una diversa mentalità nel ricorso alle cure sanitarie da parte della popolazione, rispetto al resto della Svizzera».
La parola passa ora a Paolo Bianchi, direttore della Divisione salute pubblica. «In Ticino in 23 di esercizio a carico della Lamal i costi sono aumentati in media del 3,4 per cento all'anno, a livello federale del 3,7 per cento» spiega Bianchi. Nel 2019 i premi erano aumentati addirittura del 5 per cento in Ticino. «Per il biennio 2020-21 le stime sono mediamente di un aumento attorno al 3% a livello svizzero, quindi leggermente inferiore alla tendenza di lungo periodo. Ma su quest'anno grava una grossa incognita in funzione della pandemia che ci ha colpiti negli scorsi mesi».
«Siamo delusi perché da Berna sono stati aumentati i premi nonostante i costi contenuti. Il Ticino ha sofferto già molto e soffrirà ancora per la crisi economica in atto, e non c'era bisogno di gravare ulteriormente sulle spalle dei cittadini» continua il direttore del DSS.
«Sappiamo che quest'anno i costi della sanità in Ticino sono diminuiti del 5 per cento. Sappiamo che le riserve in Ticino risultano il doppio rispetto al limite normativo, per un totale di ben 11 miliardi di franchi» aggiunge De Rosa. «La legge impone di usare queste riserve per situazioni straordinarie, e non vedo situazione più straordinaria di questa».
«Abbiamo appreso dagli assicuratori malattia che i costi per il 2020 diminuiranno, a fronte di un moderato aumento l'anno prossimo. Per questo motivo abbiamo chiesto a Berna di non aumentare i premi quest'anno. Lo abbiamo chiesto anche per la durezza con cui il coronavirus ha colpito il Ticino. Abbiamo evitato il sovraccarico del sistema ospedaliero, ma l'attività di molti operatori sanitari ha risentito del blocco imposto a livello federale».
Inizia a parlare Raffaele De Rosa: «Abbiamo appreso con profondo sgomento e delusione che Berna ha deciso per il Ticino un aumento ingiusto e ingiustificato, pari a quattro volte la media nazionale».
È iniziata alle 15.36 la conferenza stampa in diretta da Palazzo delle Orsoline.