Da Bellinzona il DSS fa il punto della situazione e spiega gli adattamenti decisi per il prossimo futuro.
Nuovi correttivi in arrivo, almeno per ciò che concerne i dispositivi ospedalieri in Ticino. Oltre a fare il punto sull'evoluzione epidemiologica del Coronavirus, il Dipartimento della sanità e della socialità, dal Palazzo delle Orsoline di Bellinzona, hanno comunicato gli adattamenti decisi per adeguarsi e prepararsi all'aumento dei malati di Covid.
Le cifre odierne sono abbastanza eloquenti: 380 persone sono risultate positive al Covid-19 nelle ultime ventiquattro ore. Ma soprattutto sono cinque i nuovi decessi legati al virus. Un numero così elevato di vittime giornaliere non si vedeva dal 27 aprile.
I relatori presenti erano:
Crescita degli ospedalizzati - I correttivi a livello sanitario arrivano in considerazione della crescita non tanto dei positivi, quanto degli ospedalizzati. «La curva sta salendo a una velocità che desta preoccupazione», ha sottolineato De Rosa richiamando da subito alla responsabilità individuale. «Non dobbiamo limitarci al rispetto delle regole. Dobbiamo continuare a prestare attenzione a distanziamento, mascherina e igiene delle mani», ha ricordato.
Sull'assetto ospedaliero il direttore del DSS ha ricordato che questi era già in stato di "prontezza". «Questa prontezza ora ci viene in aiuto, ma non possiamo raddoppiare all'infinito le risorse». Il riferimento va alle cifre fornite dalla task force: «Sono numeri sono chiarissimi e impietosi. Anche se si raddoppiassero le capacità a livello nazionale si guadagnerebbe solo poco tempo in più. La curva esponenziale corre molto più in fretta di quello che possiamo fare con le cure intense».
10 persone ne infettano 16 - Al medico cantonale è toccato come sempre snocciolare i numeri nudi e crudi, cercando di spiegare costa sta accedendo. «Attualmente abbiamo una crescita se non uguale addirittura più ripida rispetto alla prima ondata - ha spiegato -. I casi raddoppiano e continuano nella loro crescita. Il tasso di replicazione (tasso R0) attualmente è a 1,6. Quindi 10 persone positive infettano oggi 16/17 persone successive».
E in crescita, ha ribadito, sono anche le ospedalizzazioni: «Non c'è motivo di sperare che questo dato possa cambiare senza misure quali distanziamento e igiene. E non c'è motivo di pensare che il virus e la sua aggressività siano cambiati».
Mobilità crollata - Di positivo ci sarebbe la reazione dei ticinesi. «La mobilità negli ultimi 7/10 giorni si è nettamente ridotta. Credo che le persone abbiano iniziato a comprendere quanto sta accadendo. Se riusciamo a limitare i movimenti dovremmo riuscire a contenere il numero di nuovi contagi», ha sottolineato Merlani.
«Crescono i letti, ma non all'infinito» - Bianchi ha parlato invece di capacità in termini di letti disponibili: «Erano 800 nella fase acuta della prima ondata. Dall'inizio di luglio abbiamo un dispositivo "di prontezza" riconfermato questo lunedì. Questi garantisce ogni 48 ore 20 letti supplementari all'ospedale di Locarno e alla clinica Moncucco, fino arrivare a un massimo di rispettivamente 150 e 100 letti. Poi ci sarà l'attivazione dell'ospedale Italiano e quello di Faido. Qui potranno essere trasferiti i pazienti che hanno superato la fase acuta. Anche l'ospedale Malcantonese si appresta ad accogliere pazienti in arrivo dalla clinica luganese».
Una lotta contro il tempo - Ciò che emerge è la lotta contro il tempo. Per diversi fattori. «La seconda ondata è arrivata prima del previsto, ma fortunatamente non in concomitanza con i ricoveri per influenza», ha sottolineato il Direttore della Divisione della salute pubblica. «La disponibilità attuale non è ancora la massima possibile. Occorre ora fare delle valutazioni e probabilmente sarà necessario ridurre le operazioni non urgenti per gestire la situazione».
Per Lepori l'auspicio è «evitare il riconfinamento della popolazione, la chiusura delle scuole e la riduzione degli interventi medici. Dobbiamo evitare a tutti i costi di cancellare le visite ai pazienti, seppur brevi. Altrimenti sarebbe fonte di sofferenza. Il lavoro si fa sempre più difficile. Più letti serviranno, meno sarà possibile portare avanti le altre attività ospedaliere», ha sottolineato.
Non solo anziani - «Non possiamo escludere che nei prossimi giorni i ricoveri in terapia intensiva non vadano a superare il 20% dei pazienti totali», ha quindi aggiunto il Vice capo Area Medica EOC che ha poi snocciolato qualche dato circa i ricoveri attuali. L'età media dei pazienti covid è di 70/71 anni a Locarno e alla clinica Moncucco. Per quanto riguarda il profilo tipo dei pazienti in terapia intensiva, il più giovane è nella fascia tra i 20 e i 40 anni e il più anziano attorno agli 80.
Il problema "inverno" - Camponovo ha spiegato quindi la grande differenza rispetto alla prima ondata e cioé l'inverno imminente: «Di solito le influenze e i virus passano con il passare dell'inverno e questo significa dover attendere marzo», ha spiegato.
«La durata classica della pandemia dovrebbe essere di circa 12/14 settimane, ma non sappiamo come si muove il coronavirus. Se la metà dei ticinesi si ammala nell'arco di 14 settimane, allora sì che raggiungeremo la crisi sanitaria», gli ha fatto eco Merlani.
D'altra parte, come spiegato da Lepori, «la media di pazienti ospedalizzati è di circa il 3,5% sulle nuove diagnosi. Una cifra costante negli ultimi 10 giorni. E se è vero che il 95% dei contagiati, ad oggi, riferisce sintomi lievi e non necessita ricovero, il restante 5% è un numero già troppo grande per essere gestito».
Per non parlare del fatto che, come spiegato da Camponovo: «In Ticino, complice l'anzianità della popolazione, il numero di persone ospedalizzate sul totale dei positivi è un po' più alto rispetto al dato nazionale».
L'invito a limitare i contatti - De Rosa conclude con un invito: «Anche in vista della festa di Halloween, oltre che delle vacanze, ricordiamoci quanto sia importante ridurre i contatti. Perché i contagi avvengono in buona dal tempo libero».
De Rosa: «Anche in vista della festa di Halloween, oltre che delle vacanze, ricordiamoci quanto sia importante ridurre i contatti. Perché i contagi avvengono in buona dal tempo libero».
Sul decorso della malattia:
Lepori: «Non è stata sviluppata una strategia mirata contro questa malattia. Vi sono delle strategie che possono aiutare nel percorso di guarigione. Sappiamo di più riguardo alle complicazioni che può comportare. Abbiamo imparato alcune cose che possiamo fare anche senza il farmaco miracoloso, ma abbiamo imparato soprattutto cosa non deve essere fatto. Sul decorso sembra che si riesca a dimettere un po' prima i pazienti, ma le cifre sono troppo piccole per trarre delle conseguenze».
Sui test rapidi:
Merlani: «Hanno un'affidabilità che nella migliore delle ipotesi possiamo definire discreta e che potranno essere utilizzati in modalità addizionale. Quindi in supporto ai test tradizionali. Soprattutto laddove non si riesce a garantire una rapidità nelle indagini che si effettuano attualmente. Per ora da noi non è necessario sfruttarli. È meglio appoggiarsi a qualcosa che funzioni bene al primo tentativo».
Sulla preoccupazione circa la durata di questa seconda ondata:
Merlani: «Se la metà dei ticinesi si ammala nell'arco di 14 settimane, allora sì che raggiungeremo la crisi sanitaria. Nessun sistema, con nessuna preparazione può sopportare questi numeri. La durata classica della pandemia dovrebbe essere di circa 12/14 settimane, ma non sappiamo come si muove il coronavirus. I sistemi per ridurre il contagio sono quelli noti. Se aspettiamo che sia di nuovo la stagionalità a fermare questa ondata dovremo aspettare ad aprile e nessuno è in grado di reggere così a lungo».
Camponovo: «Di solito le influenze e i virus passano con il passare dell'inverno e questo significa dover attendere marzo. Impossibile pensare che le persone possando dare quello che hanno dato durante la primavera, nello spazio di poche settimane, in un periodo così lungo».
In quale situazione siamo adesso? Siamo in una crisi sanitaria? Quali le conseguenze sulla salute?
Lepori: «La media di pazienti ospedalizzati è di circa il 3,5% sulle nuove diagnosi. Una cifra costante negli ultimi 10 giorni. La variabilità di questa cifra dipende dalla possibilità di fare così tanti tamponi quanti ne stiamo facendo oggi. Chi afferma che il 95% dei contagi ad oggi danno sintomi lievi e non necessitano ricovero dice il giusto, ma ricordiamoci che oggi i nuovi contagi in Svizzera erano quasi 10mila. Sarebbe sciocco negare che siamo in un periodo di crisi. O non avrebbero senso misure eccezionali».
Camponovo: «In Ticino, complice l'anzianità della popolazione, il numero di persone ospedalizzate sul totale dei positivi è un po' più alto rispetto al dato nazionale. In media in Ticino abbiamo circa 100 ospedalizzazioni al giorno, averne 30 in più non è una passeggiata. A marzo erano 40/45 e siamo arrivati a un picco di 70. Sono numeri che dobbiamo evitare di raggiungere di nuovo».
De Rosa: «C'è una task force e decine di esperti che ci stanno dicendo di fare attenzione. Se è vero che 35mila ticinesi hanno già contratto la malattia, abbiamo comunque un numero estremamente elevato di ticinesi che possono ammalarsi. Non possiamo permetterci che ciò avvenga per tutti nello stesso periodo. O, anche questo 5% di persone da ospedalizzare si trasformerebbe in un numero troppo grande per poter essere gestito. Oggi abbiamo 380 persone che nella migliore ipotesi devono stare in isolamento. Poi ci sono i loro contatti. Se tutti non diamo il nostro contributo potremo arrivare a numeri esponenzialmente più alti. Questo si traduce in una crisi economica dovuta a un numero sempre più elevato di persone che non possono tornare a lavorare».
Visite, fino a che punto si potranno permettere?
Lepori: «L'assenza di visite è stata fonte di sofferenze ulteriori. Attualmente, per i pazienti ordinari, sono gestite su una determinata fascia oraria. La novità è che è permesso a una persona di fare visita al malato una volta ogni due giorni per massimo mezz'ora».
Merlani: «Vogliamo consentirle fino a che sarà possibile».
È il momento delle domande
Camponovo: Siamo di fronte a una seconda preoccupazione che è quella della possibile durata di questa seconda ondata. E poi quella dell'arrivo dell'influenza stagionale che speriamo si palesi il più tardi possibile.
Camponovo: I cambiamenti più importanti sono quelli che toccano le risorse umane. Un grande grazie va a tutto il personale. Reagire rapidamente in queste situazioni non è facile. Richiede impegno e tanta disponibilità. È importante riuscire ad avere l'aiuto di tutta la popolazione per rallentare questa velocità nella crescita delle ospedalizzazioni. Se continuerà in modo esponenziale nemmeno un sistema sanitario efficacie come il nostro potrà funzionare bene all'infinito.
Camponovo: Da inizio ottobre è partita la nostra riorganizzazione interna. Possiamo accogliere i positivi in tutta sicurezza. Prossimamente cresceranno i letti a disposizione. Tutto è andato più velocemente di quanto ci aspettassimo. L'escalation di ricoveri non è la stessa di marzo, ma i numeri possono salire in fretta.
Lepori: Attualmente le scorte di test sono sufficienti. È importante diagnosticare i positivi, soprattutto ora che è necessario trovarli se non proprio tutti, quasi tutti.
Lepori: Siamo alla fine del primo mese di questa seconda ondata. Che per noi inizia il primo ottobre. Non possiamo escludere che nei prossimi giorni i ricoveri in terapia intensiva non vadano a superare il 20% edi pazienti totali. Attualmente l'età media dei ricoverati è di 70/71 anni a Locarno e alla clinica Moncucco. Per quanto riguarda il profilo tipo dei pazienti in terapia, il più giovane è nella fascia trai 20 e i 40 anni e il più anziano attorno agli 80.
Lepori: Il lavoro si fa sempre più difficile. Più letti serviranno, meno sarà possibile portare avanti le altre attività ospedaliere. Il Consiglio di Stato non esclude misure più severe, cerchiamo di far in modo che i pazienti covid non vadano ad impattare sulla società come accaduto durante la prima ondata.
Lepori: L'auspicio è evitare il riconfinamento della popolazione, la chiusura delle scuole e la riduzione degli interventi medici. Dobbiamo evitare a tutti i costi di cancellare le visite ai pazienti, seppur brevi.
Lepori: La riorganizzazione è stata relativamente facile perché dal punto di vista logistico, dei materiali, degli spazi e dei respiratori non c'è stato nulla da fare. Sapevamo esattamente come muoverci, eravamo pronti.
Bianchi: Abbiamo ora oltre 1000 tamponi effettuati a settimana nei checkpoint. Triplicati quindi nell'arco di pochi giorni.
Bianchi: Abbiamo previsto la possibilità di ridurre l'attività di strutture pubbliche e private che così possono giungere in supporto degli ospedali covid ed evitare di danneggiare i pazienti ordinari.
Bianchi: Sospesi quindi nuovamente i mandati di ostetricia e neonatalogia (ODL - OBV), lo stesso quello di pediatria a Mendrisio. In entrambe le strutture rimane il pronto soccorso pediatrico che garantisce i ricoveri brevi. Anche la psichiatria di Castelrotto potrebbe riaprire i suoi reparti a malati covid. Poi vi sono i pronti soccorso dell'Ospedale Italiano e di Faido che con l'acutizzarsi della situazione devono nuovamente venire chiusi.
Bianchi: La disponibilità attuale non è ancora la massima possibile. Occorre ora fare delle valutazioni e probabilmente occorrerà ridurre le operazioni non urgenti per gestire la situazione.
Bianchi: Vi sono margini di ampliamento ulteriore, la grande difficoltà è quella di poter gestire contemporaneamente pazienti covid e altri pazienti. La seconda ondata è arrivata prima del previsto e non in concomitanza con i ricoveri per influenza, ma bisogna comunque tenere conto di tutti i fattori.
Bianchi: Durante la prima ondata il massimo del dispositivo attivato era di 800 letti. Prima si era attivato l'ospedale di Locarno e poi si era messa a disposizione la clinica Moncucco. Era un dispositivo massimo immaginato, che già comportava qualche compromesso. Successivamente il dispositivo è stato allentato. Dall'inizio di luglio abbiamo un dispositivo "di prontezza" riconfermato questo lunedì. Questi garantisce ogni 48 ore 20 letti supplementari all'ospedale di Locarno e alla clinica luganese fino arrivare un massimo di 150 e 100 letti e poi l'attivazione dell'ospedale Italiano e quello di Faido. Qui potranno essere trasferiti i pazienti che hanno superato la fase acuta. Anche l'ospedale Malcantonese si appresta ad accogliere pazienti in arrivo dalla clinica luganese.
Merlani: Limitiamo i contatti, soprattutto con i gruppi vulnerabili. È fondamentale ridurre i nuovi casi, ma è essenziale che chi è più a rischio riduca le possibilità di entrare in contatto con il virus.
Merlani: La buona notizia riguarda la mobilità ticinese che negli ultimi 7/10 giorni si è nettamente ridotta. Credo che le persone abbiano iniziato a comprendere quanto sta accadendo. Se riusciamo a limitare i movimenti dovremmo riuscire a contenere il numero di nuovi contagi.
Merlani: L'andamento delle ospedalizzazioni e dei contagi è in netta crescita. Non c'è motivo di sperare che questo dato possa cambiare senza misure quali distanziamento e igiene. Queste hanno anche bisogno di tempo. Non c'è motivo di pensare che il virus e la sua aggressività siano cambiati.
Merlani: Il primo picco che abbiamo conosciuto tra marzo e aprile registrava solo i casi più severi, attualmente abbiamo una crescita se non uguale addirittura più ripida. I casi raddoppiano e continuano nella loro crescita. Il tasso di replicazione (tasso R0) attualmente è a 1,6. 10 persone positive infettano oggi 16/17 persone successive. Finché il tasso è superiore a uno, il dato sarà in espansione.
Merlani mostra la differenza tra la prima ondata e la seconda: Probabilmente il raddoppio a cui stiamo assistendo non si ripeterà sulla carta nelle prossime settimane, ma solo per l'incapacità di effettuare tutti i tamponi. La probabilità che nelle prossime settimane avremo nuovi raddoppi in realtà è alta.
De Rosa: Con fiducia, unità e solidarietà potremo superare anche questa nuova sfida.
De Rosa: In alcuni cantoni le capacità massime sono state raggiunte, e in altri accadrà a breve. L'esperienza della prima fase ci dice che è importante puntare sulla collaborazione e disponibilità di tutti gli attori.
De Rosa: Per queste ragioni abbiamo deciso un adeguamento del dispositivo ospedaliero sulla base dei ricoveri. L'assetto era tornato in stato di "prontezza". Questa prontezza ora ci viene in aiuto. Durante la prima ondata ci siamo occupati di potenziare le cure intense, e ci sono state nuove assunzioni per il personale. Abbiamo attivato il concorso per il personale avventizio e abbiamo aperto a 40 posti di lavoro. L'ente sta formando 30 infermieri per sostenere gli infermieri specializzati in cure intense. Non possiamo raddoppiare all'infinito le risorse. I dati della task force sono chiarissimi e impietosi. Anche se si raddoppiassero le capacità a livello nazionale si guadagnerebbe solo poco tempo in più. La curva esponenziale corre molto più in fretta di quello che possiamo fare con le cure intense.
De Rosa: La curva della seconda ondata sta salendo a una velocità che desta preoccupazione. Il Governo aveva preso lunedì delle misure e ieri abbiamo sentito delle misure prese a livello federale per la sicurezza dei cittadini. La responsabilità individuale resta la strada da percorrere. A salvaguardia della nostra salute. Non dobbiamo limitarci al rispetto delle regole. Dobbiamo continuare a prestare attenzione a distanziamento, mascherina e igiene delle mani. È difficile e costa fatica, ma solo così possiamo fare la differenza. Sono preoccupato anche io, ma è quella preoccupazione che ci fa stare vicini e ci fa fare il possibile per il benessere comune. Tutti dobbiamo fare la nostra parte. A tutela delle persone più vulnerabili, quali anziani, ma anche le donne in gravidanza e futuri nascituri.