Nel cuore di Maradona c’è sempre stato uno spazio di riguardo per il nostro paese, dove ha soggiornato con le sue figlie.
Il racconto di un incontro avvenuto nel 2001 ricordando quell'incredibile pareggio a Berna fra Svizzera e Argentina del 1990.
LUGANO/BUENOS AIRES - Il fuoriclasse sudamericano aveva deciso di portare in Svizzera la figlia Gianinna appena nata insieme alla sorellina Dalma e alla moglie Claudia in occasione di una partita dell’Argentina, che aveva affrontato in amichevole a Berna la nostra nazionale nel maggio del 1990.
E nemmeno un gol del ticinese Kubilay Türkyilmaz, che allo scadere aveva sancito l’1-1 finale, aveva turbato l’umore di Maradona: «Solitamente mi arrabbio per queste beffe, ma il calore per la mia famiglia in questo paese meraviglioso è stato troppo importante per essere condizionato da un risultato».
In fondo, il “ragazzo d’oro” ha sempre avuto un animo estremamente sensibile. «Diego si emoziona per le piccole cose», ripeteva il suo manager storico che lo ha accompagnato anche negli anni bui.
Un aspetto che è subito emerso quando ho avuto l’onore di conoscerlo nel 2001 a Buenos Aires. «Il regalo più bello è questo disegno fatto dalle tue figlie per le mie, voglio subito fare una foto». Non sembrava nemmeno di trovarsi davanti al calciatore più famoso del mondo, quello che sotto i riflettori è spesso apparso fragile e arrogante.
Diego, con le sue immense virtù e i suoi tanti difetti, non è mai stato dalla parte del potere. «Mi sono battuto tutta la vita per i diritti dei giocatori. E questo l’ho pagato a caro prezzo».
Maradona non ha risparmiato aspre critiche all’indirizzo dell’organo mondiale della FIFA per l’esclusione dalla Coppa del Mondo 1994 negli Stati Uniti, «il tasto più dolente della mia carriera. C’entra anche uno svizzero in tutto questo, Sepp Blatter, che mi pregò personalmente di far parte della nazionale argentina per lanciare un Mondiale sperimentale come quello americano. Avevo lavorato come un matto per arrivare in forma all’appuntamento, assumevo degli integratori legali, ma negli Stati Uniti saltò fuori che contenevano l’efedrina. Havelange e Blatter, i potenti della FIFA, mi scaricarono come un drogato di strada».
Svizzera, amore e odio. Ma anche e soprattutto Napoli: «Sarà sempre la mia casa. Io sono orgoglioso di essere stato il migliore in una città incantevole che mi amerà in eterno».
Il Mondiale di Città del Messico nel 1986, quello del record assoluto di 5 reti e 5 assist, è un altro luogo sacro di Diego, dove ha stupito non soltanto per il titolo. «La “mano de Dios” è stata miracolosa. Non capisco ancora oggi come ho fatto a saltare più in alto del portiere inglese Shilton. Ho tenuto il pugno chiuso e l'ho anticipato, poi mi sono affrettato a guardare l'arbitro, che ha convalidato. Un momento fantastico!».
«Se la prima rete fu irregolare, la seconda valeva doppio. Ho rivisto il “gol del secolo” più di 10'000 volte e per me è un grande onore che la FIFA gli abbia dato un riconoscimento così prestigioso».