Il Ticino ascolta Berset e prende nuove (timide) misure per contrastare l'aumento dei contagi da Covid-19
Norman Gobbi bacchetta i negozi: «Nel weekend troppe persone e i piani di protezione non vengono rispettati. Ci saranno controlli di polizia».
«I Cantoni con un numero elevato di casi dovranno adottare misure per evitare un ulteriore aumento di contagi». Così si era espresso venerdì in conferenza stampa da Berna Alain Berset. Tra le regioni richiamate all'ordine c'è il Ticino. «Se non dovessero agire rapidamente sarà la Confederazione a dover intervenire». Detto, fatto. «Siamo pronti a prendere nuove misure», aveva dichiarato nel pomeriggio di ieri il presidente del Consiglio di Stato, Norman Gobbi.
E dopo la riunione di questa mattina, il Governo ha informato in conferenza stampa la popolazione sulle nuove misure in vigore per limitare la diffusione del Covid-19. A partire da mercoledì 9 dicembre i bar dovranno chiudere alle 19, mentre tutte le altre strutture della ristorazione alle 22 (compresa consegna a domicilio e take away). Alle 22 dovranno chiudere anche casinò, case da gioco (inclusi le sale da bowling, da biliardo, da tombola e da gioco in generale), locali erotici e gli altri locali notturni. Rimarranno invece invariate le disposizioni che riguardano gli assembramenti (5 nello spazio pubblico, ma anche in casa; 30 in chiesa, a funerali e matrimoni, al cinema e a teatro, nelle competizioni dello sport di prestazione e professionistico) e le attività sportive di gruppo, in vigore fino al 23 dicembre 2020 (e non fino al 18, come previsto finora).
Chi si attendeva il "pugno duro", quindi, dovrà desistere. «Utilizzeremo il "bastone" piuttosto che la "carota" - ha detto il presidente del Consiglio di Stato, Norman Gobbi -. Ma non contro tutti. Solo chi non rispetta i piani di protezione verrà punito, con multe ed eventualmente la chiusura, se necessario». La polizia ha ottenuto mandato di aumentare i controlli, e non solo nella ristorazione e nei negozi.
Il primo weekend di dicembre ha mostrato dei limiti: «C'è troppa gente nei negozi. All'entrata non si vedono più i sistemi di conteggio delle persone all'interno e neppure i disinfettanti». Da mercoledì 9 dicembre entrano in vigore le regole del Consiglio federale: nei negozi più grandi ogni cliente dovrà avere a disposizione 10 metri quadrati anziché 4 (in quelli più piccoli).
La conferenza stampa si è conclusa. Grazie per averla seguita su Tio.ch!
La capienza al Casinò Admiral è 750. Com'è possibile?
Gobbi: «Sono i piani di protezione a prevederlo. La Confederazione prevede 10 mq per persona, 4 mq per locali più piccoli. Misure che dovranno essere applicate anche in quelle situazioni. Bowling, casinò e case da gioco, come locali erotici e altre strutture ricreative, chiuderanno ora alle 22. Perché abbiamo visto che i giovani si fiondavano lì per finire la serata».
Se l'RT (quante persone ne contagia una malata) è in crescita, sopra l'1, cosa si intende quando si dice "non dobbiamo compromettere quanto fatto di buono". Forse siamo stati bravi durante la prima ondata, ma adesso per tirare giù la curva basta chiudere prima bar e ristoranti? Quali sacrifici siete disposti a chiedere la mondo economico?
Gobbi: «Sono sacrifici di tutti. Se vado in un bar in cui non vengono rispettate le distanze o vado in un negozio dove ci sono troppe persone e non viene disinfettata la bilancia della frutta, alla fine sono responsabile. Utilizzeremo quindi più il "bastone" che la "carota". Per questo vigileremo molto di più sul rispetto dei piani di protezione: negozi (maggior frequenza per i regali di Natale) e ristoranti (occasioni di contatti sociali). In questa fase di chiusura dopo un'estate in cui abbiamo goduto di un'ottima situazione, sottovalutiamo che il fatto che il singolo comportamento impatta su tutti. Il "bastone" però deve essere mirato: se un'attività non rispetta le norme e i piani di protezione, non sanziono tutti. L'altra sera "Patti Chiari" ha mostrato un salone di parrucchieri che non rispetta le norme (mascherina e camici usa e getta): ci vogliono multe e se non si cambia una chiusura. Ne "colpisco uno" per "educare tutti"».
Negli ultimi due mesi ci sono stati oltre 200 decessi. Il virus è più aggressivo?
Merlani: «Il realtà l'impressione è che il tasso di mortalità sia più basso. Perché si testa molto di più e questo impatta soprattutto sulle case anziani. A livello ospedaliero è verosimile che comunque non esiste una terapia specifica, ma sappiamo quali farmaci non usare (usate durante la prima ondata) e ci sono altri farmaci che possono aiutare. Abbiamo una certa esperienza dalla prima ondata. Il numero non scende perché ci sono molte persone in ospedale».
Chiudendo i bar alle 19 non c'è il rischio che le feste finiscano nelle case private?
Merlani: «Sappiamo che esiste questo fenomeno di "sostituzione". La riflessione è che non il 100% delle persone che avrebbero fatto festa si trovano negli appartamenti. Magari una parte la prende come un segnale e pensa "per un po' ci fermiamo". All'interno delle case è impossibile controllare in maniera incisiva con la polizia. Ma i numeri si spera siano un po' più contenuti, anche senza piani di protezione. Ci sono pro e contro. La riflessione è stata fatta, ma il rischio va corso perché ci aspettiamo più benefici che rischi».
Non era meglio seguire i cantoni romandi e agire prima, chiudendo i ristoranti ad esempio, piuttosto che stare a rincorrere e rischiare di arrivare alla chiusura sotto Natale?
Gobbi: «La loro situazione era più grave a livello di incidenza e hanno avuto un'evoluzione molto rapida. Noi abbiamo introdotto misure già dall'estate (nella ristorazione le mascherine) e le abbiamo implementate regolarmente. La riduzione c'è anche se meno marcata. Speriamo ora che la discesa dalla collina diventi più ripida verso Natale, per stare più sereni quando i contatti saranno maggiori».
È più preoccupato in questo momento rispetto a quando ha iniziato a parlare di "altipiano" dei contagi?
Giorgio Merlani: «Sapevamo che la discesa non sarebbe stata rapida come in marzo. Da un lato non scende come vorremmo. Berna aveva dato una sorta di "tappe" che non abbiamo raggiunto. Anzi ora invece di continuare a scendere abbiamo l'inversione di tendenza e di crescita. Sono preoccupato perché vorrei veder scendere i valori e avrei preferito poter dire oggi che per Natale sono previste delle aperture. Ma non è possibile e ora dipende da noi. Ora siamo in "cauta osservazione" del Ticino, un paziente in terapia intensiva.
Il contact tracing ha una relativa stabilità nel numero di persone messe in quarantena. Ma in effetti qualche episodio che avrei preferito non vedere (festa di compleanno con contagi a Bellinzona, pubblicata da Tio.ch) c'è stato. Ho l'impressione che la gente si sottoponga anche meno al test».
È il momento delle domande.
Norman Gobbi precisa: «È la prima volta che si parla di stabilizzazione. Cerchiamo di affrontare la situazione con queste misure. Anche più strette rispetto a quelle di Berna. Queste ulteriori riduzioni sono l'antidoto a un'ulteriore chiusura totale. La responsabilità è delle persone: se ho sintomi non vado in giro lo stesso perché "mi cola il naso e ho il raffreddore di stagione". Dobbiamo capire che potrebbe essere un sintomo di qualcosa di molto più invasivo rispetto al "ho preso freddo spalando la neve". L'attenzione e il rispetto nei confronti di tutti, me compreso, è essenziale. E farsi fare il tampone è responsabilità».
«Le chiusure non sono collegate al fatto che il virus si trasmette solo fino alle 19/22 e di notte no. Si parla di incontri sociali accresciuti. Aumenta il tasso alcolico, la mascherina non si usa, si gira in diversi bar. Anche gli orari di chiusura hanno un effetto importante sulla trasmissione del virus», conclude Merlani.
«Ci sono segnali che i piani di protezione nei commerci e nella ristorazione non vengono rispettati - va avanti Merlani -. Ma ognuno deve fare la sua parte. Altrimenti le contromisure del Governo saranno più restrittive e ci saranno delle chiusure. Non posso che ribadire che se uno non fa il test non possiamo sapere che è positivo e non abbiamo gli elementi per mettere in quarantena i suoi contatti. Non ci vuole tosse insistente e febbre che persiste. Non voglio più sentire "oggi ho avuto la febbre, vediamo domani se non c'è più non lo faccio". Io ho avuto febbre per meno di 24 ore quando ho fatto il coronavirus. Se non avessi fatto il tampone avrei potuto infettare tutti, Consiglio di Stato compreso. La febbre è un criterio per fare il test (anche di meno di 24 ore), anche la tosse, anche il raffreddore, anche il mal di testa nuovo, anche una stanchezza che non ci aspettiamo».
«I dati di oggi sono bassi, ma come ogni lunedì. Oltretutto questo weekend c'era la neve e forse i test fatti sono stati meno, anche se superano i 1'000 - aggiunge il medico cantonale -. I dati sono sempre piuttosto mobili. Durante il fine settimana scendono, però se guardiamo sul lungo termine e facciamo la somma delle settimane possiamo fare una sorta di media. Nella settimana 44 i casi erano 320. Poi sono stati 309, 317, 237, 218. Adesso, nella settimana 49 sono già 226. L'impressione è che siamo di nuovo in crescita. E vogliamo evitare che diventi esponenziale. Nel nostro cantone l'RT ha di nuovo superato l'1. Servono queste misure, sperando che abbiano un impatto sul numero di nuovi casi e sulle ospedalizzazioni. Altrimenti le misure devono essere aumentate, non si escludeono misure più restrittive».
Prende la parola il medico cantonale, Giorgio Merlani: «Mercoledì è previsto un infopoint tecnico, con un focus sulla vaccinazione».
De Rosa invita alla vicinanza: «Prendiamoci cura degli altri, vicini, anziani che hanno bisogno della spesa. Ma prendiamoci cura anche di noi. Magari andando a fare una bella passeggiata e respirando l'inverno. Un inverno diverso ma da vivere intenstamente».
«Sappiamo che questa situazione non durerà per sempre e sappiamo come comportarci - aggiunge il direttore del DSS -. In questi giorni è fondamentale il contributo di tutti. Di solito questo periodo è frenetico, fatto di incontri sociali. Ora dobbiamo scegliere chi vedere, concentrarci sull'essenziale, scegliere l'intimità familiare per il Natale. Possiamo anche scegliere un brindisi all'aperto o un'aperitivo online con i nostri amici. È necessario proteggerci, ancora. Possiamo rimanere distanti ma vicini e vivere un Natale diverso ma comunque vero».
«Con numeri così elevati non possiamo permetterci una nuova impennata di casi - aggiunge De Rosa -. Per questo il Consiglio di Stato ha pensato a queste nuove norme. Per far riprendere la diminuzione delle cifre. Nel frattempo settimana scorsa il Governo ha chiesto il supporto dell'Esercito per La Carità di Locarno e la Clinica Luganese di Moncucco. Ci sono già 12 militi in supporto».
Prende ora la parola Raffaele De Rosa: «Ancora una volta siamo di fronte a una situazione difficile e nuova. Dopo aver scollinato nei numeri, vediamo una riduzione meno lenta rispetto all'incremento di inizio ottobre dei contagi. Ora assistiamo a una certa stabilizzazione. Nell'ultima settimana i numeri sono addirittura leggermente risaliti. Dobbiamo capire se siamo di fronte a un'inversione di tendenza. Anche se speriamo di no. Questa stabilizzazione porta con sé diversi aspetti problematici: l'assestamento sta avvenendo con numeri alti, a un livello alto di ospedalizzati e una pressione costante sul sistema sanitario. Questa fase di stress per il sistema ospedaliero sarà lunga. Tutti possiamo fare la nostra parte con un comportamento adeguato».
Gobbi la scorsa settimana ha fatto un tampone. «Ero stato a contatto con delle persone e per sicurezza ho fatto il test. Vi posso dire personalmente che non è invasivo. Vi invito a farlo. Dura pochi secondi e dà a voi una certezza, ma soprattutto a chi sta intorno a voi. Per depistare i casi asintomatici. Ve lo dico di cuore: se avete dei sintomi fatevi fare il tampone. È il miglior deterrente e depistaggio contro il misur che purtroppo è intorno a noi e si somma al raffreddore e alla normale influenza. Abbiamo messo in piedi un sistema che funziona ed è gratuito. Fatelo davvero se avete dei sintomi. Pensate a voi, ai vostri cari e a chi vi è vicino. Passiamo il Natale con il calore dei nostri cari».
«Vogliamo limitare gli effetti negativi di carattere sia economico sia sociale - aggiunge il presidente del Consiglio di STato -. Non è facile trovare un equilibrio in questa situazione di stallo. Nella prima ondata abbiamo avuto una rapida crescita e una rapida decrescita dei contagi. Ora siamo in stallo con i casi di Covid-19. Ecco perché introduciamo queste misure graduali. Per far diminuire i casi e vivere un Natale "diverso" ma in sicurezza. E "diverso" non vuol dire per forza peggiore. Cerchiamo in questo periodo di dare un senso a tutto questo. Rispettiamo le regole».
Nella ristorazione (distanze tra tavoli e numero di persone per tavolo), nei negozi e da parrucchieri/estetiste verranno quindi aumentati i controlli di polizia.
Gobbi prosegue: «Durante il weekend sono stati svolti controlli anche nelle attività commerciali. La Confederazione ha decretato che ogni persona nei negozi deve avere a disposizione 10 mq. Purtroppo questo fine settimana si è constatata una disattenzione in tal senso. Per questo il Consiglio di Stato si rivolge ai commerci e alla grande distribuzione: rispettate strettamente queste norme. Chiederemo di poter controllare spesso le superfici di vendita con controlli tecnologici (entrate che si regolano da sole o personale di sicurezza). Ma anche l'igiene delle mani».
«L'obiettivo è poter vivere un Natale diverso, ma sereno - aggiunge Norman Gobbi -. Si vuole evitare il lockdown come durante la prima ondata. Abbiamo un occhio verso nord ma anche verso sud. Non bisogna abbassare la guardia. E rispettare le distanze, portare la mascherina. Il R0 (quante persone ne contagia una malata) ci preoccupa».
«Viene mantenuto il limite di cinque persone durante gli incontri privati e pubblici. Fino al 23 dicembre (e non al 18).
A partire da mercoledì 9 dicembre, inoltre, bar e servizi di bar dovranno chiudere alle ore 19.00. Si vogliono ridurre le occasioni di incontro (aperitivi pre-festivi). Le strutture della ristoranzione dovranno chiudere alle 22.00 (anziché alle 23.00), anche i servizi take away e di consegna a domicilio. Limite delle 22 anche per strutture ricreative».
«Serve un rispetto rigoroso dei piani di protezione nelle aziende. Verrà dato mandato alla polizia di controllare anche la distanza tra le sedie nei locali pubblici e negli eventi privati.
In aggiunta il Consiglio di Stato ha chiesto di poter attuare nuove misure. Abbiamo valutato la riduzione ferma delle attività e delle possibilità di incontro e di contatto con le persone».
«Vengono confermate le misure già oggi in vigore, più restrittive di quelle federali (5 negli eventi pubblici e negli assembramenti nei luoghi pubblici e attività sportiva ridotta).
In aggiunta, dopo un weeekend in cui la polizia cantonale e comunale ha constatato purtroppo la disattenzione di diversi piani di protezione, un maggiorato e più dettagliato controllo del rispetto dei piani di protezione. Cosa che porterà in futuro magari a limitazioni delle attività oggi permesse. Se prima c'era molta attenzione, in questa nuova fase c'è molto meno».
«La situazione di stallo attuale è pericolo e non soddisfacente - aggiunge il presidente del Consiglio di Stato -. Non ci troviamo a valle ma in altopiano con la curva dei contagi. E se ripartono, siamo già alla soglia leventinese della Biaschina, se mi permettete. Partiamo già dall'alto. E se questa situazione si riflette sulle ospedalizzazioni, rischiamo di vanificare l'obiettivo di non mandare in default le nostre strutture sanitarie. Ciò richiede un intervento. Vogliamo agire in maniera mirata, ponderata e graduale, come sempre fatto. Proprio perché il Ticino ha già vissuto un lockdown».
«Il Consiglio di Stato si era riunito venerdì e sabato abbiamo sentito Berset e Sommaruga - va avanti Gobbi -. In quell'occasione si è parlato di nuovo della responsabilità dei Cantoni nel gestire la pandemia. Nella giornata di oggi alcuni hanno reagito, altri Cantoni hanno risposto picche. Vuol dire che la percezione è diversa. Sabato è stato riconosciuto al Ticino di essere il cantone con maggior esperienza nella gestione del Covid-19 perché durante la prima ondata siamo stati i più toccati».
Prende subito la parola Norman Gobbi: «La situazione nel nostro cantone è e resta preoccupante. Siamo in una situazione di stallo: i contagi non calano, il numero dei ricoverati resta elevato. La pressione sul sistema sanitario rimane non sostenibile nel medio-lungo termine. La situazione non è soddisfacente».