Il farmacista cantonale leva ogni dubbio: «Non ci sarà l'obbligo. Ma a inizio anno ci occuperemo di alcune categorie»
A differenza del Regno Unito, in Svizzera non esiste una "procedura di emergenza". Il prodotto deve essere «di qualità, sicuro ed efficace» per essere omologato.
«Un infopoint tecnico, con un focus sulla vaccinazione». Con queste parole il medico cantonale, dottor Giorgio Merlani, aveva preannunciato lunedì la conferenza stampa di questa mattina sull'andamento del coronavirus in Ticino. E così è stato.
Ampio spazio è stato dato all'informazione relativa al vaccino contro il coronavirus. Che in Svizzera non è ancora stato omologato. «La mossa del Regno Unito di iniziare a vaccinare parte della popolazione ha sorpreso tutti in Europa - ha spiegato senza peli sulla lingua il farmacista cantonale, Giovan Maria Zanini -. Era totalmente inattesa e a livello scientifico ha destato moltissime perplessità». E ha spiegato che in Svizzera «se non ci saranno tutte le informazioni necessarie, l'omologazione non potrà essere concessa». Non bastano i risultati di "alcuni" test, servono tutti. E «Swissmedic non ha ancora tutti i dati per garantire un vaccino di qualità, sicuro ed efficace». Ecco perché da noi non è ancora disponibile.
A chi pensa che non sia comunque possibile, in così poco tempo, ottenere un vaccino sicuro, il farmacista cantonale ha risposto: «La ricerca non è partita da zero. I lavori sull'mRNA sono almeno dieci anni che in altri ambiti vengono fatti. I coronavirus si studiano da anni, anche se non questo nello specifico». E ha di nuovo tentato di tranquillare i ticinesi: «L'omologazione si baserà sull'esame attento di tutti i documenti che vengono normalmente richiesti».
Ad ogni modo, fino a fine estate 2021 non sarà il vaccino a cambiare la situazione della pandemia e il nostro modo di vivere (distanziamento, igiene, mascherine, assembramenti). «Perché nella migliore delle ipotesi potrà essere dato l'accesso al vaccino a tutti (chi lo richiede, perché non ci sarà un obbligo) non prima di aprile, maggio e giugno 2021».
La conferenza stampa si è conclusa. Grazie per averla seguita su Tio.ch!
Chi paga il vaccino?
Zanini: «La vaccinazione per la popolazione sarà gratuita. Ci sarà una presa a carico da parte di Confederazione, Cantoni, assicurazione malattia. Credo che nn verrà nemmeno chiesta la franchigia alla popolazione».
Ci aspetta un'estate 2021 con la mascherina?
Zanini: «Non penso che abbiamo detto questo. Questa ondata dobbiamo farla con la mascherina. Poi bisogna vedere come evolve. Non escludo che possa succedere come nell'estate 2020 con una circolazione bassa del virus e nessuna mascherina.
Il vaccino non cambia niente fino all'estate prossima, questo è il mio messaggio. Non vuol dire che le aggregazioni saranno possibili anche il mese di agosto alle condizioni attuali. Vuol dire che si passerà per aperture e chiusure a dipendenza di come evolve la situazione».
Qual è l'età media di ospedalizzati e morte nella seconda ondata?
Merlani: «I dati sono sul nostro sito».
Anche in Ticino, come nei Grigioni, si valutano i test a tappeto?
Merlani: «Lo abbiamo valutato, soprattutto quando sono arrivati i test rapidi che costano anche meno. Ma non c'è nessuna strategia a livello nazionale di testare persone senza sintomi. Noi siamo anche un cantone di confine con molti movimenti. Seguiamo i dati dello studio grigionese e vedremo cosa salta fuori, non escludo a priori che verrà introdotto il test rapido a tappeto. Ma io sono un po' dubbioso su test a larga scala, non credo farebbero una grande differenza».
Chi ha fatto il Covid-19 dovrà fare il vaccino? Sarà stagionale questo vaccino, come l'influenza, da fare ogni anno?
Zanini: «Leggo dal documento arrivato stamattina, anche se confidenziale. «"Non abbiamo ancora informazioni sulla protezione a lungo termine, la necessità di ri-vaccinare o di fare dei "richiami"". Non lo sappiamo, per questo bisogna essere prudenti».
Davvero pensa che Gran Bretagna e Usa stiano azzardando un passo così "temerario"?
Zanini: «La mossa inglese ha sorpreso tutti in Europa. Era totalmente inattesa e a livello scientifico ha destato moltissime perplessità. Io ritengo che permettere di usare un prodotto dopo aver visto una parte dei dati ma non tutti (che già sono scarsi alla fine di una fase3) sia temerario. Si fosse trattato di una situazione più "urgente", come l'ebola, forse lo avrebbe fatto anche la Svizzera. Ma non nella situazione di oggi».
La popolazione è scettica, soprattutto sulla rapidità con cui è stato approvato. Com'è possibile?
Zanini: «La ricerca non è partita da zero. I lavori sull'mRNA sono almeno dieci anni che in altri ambiti vengono fatti. Esistono già moltissime conoscenze, tecniche sviluppate che sono validate. Il discorso che "di solito ci vogliono dieci anni, stavolta sono bastati dieci mesi" non regge. I coronavirus si studiano da anni, anche se non questo nello specifico. E su questi vaccini sono stati messi moltissimi scienziati e tante risorse economiche. L'omologazione si baserà sull'esame attento di tutti i documenti che vengono normalmente richiesti. Se non ci saranno tutte le informazioni necessarie, l'omologazione non potrà essere concessa».
Le donne incinte verranno vaccinate?
Zanini: «Nessuno studio clinico di fase 3 fatto nel mondo include fra le persone partecipanti alla sperimentazione le donne in gravidanza. Per cui è escluso che le donne incinte potranno rientrare tra la popolazione prevista dall'omologazione. Non vuol dire che non verranno vaccinate, ma sarà molto difficile fare una valutazione se vaccinarle o meno».
Il dato nazionale per il vaccino dell'influenza è del 31% della popolazione. È preoccupante se sarà così anche per il vaccino anti coronavirus?
Zanini: «L'obiettivo è che nel lungo termine si raggiunga un tasso di vaccinazione attorno al 70%. Altrimenti il virus continuerà a circolare. Informare la popolazione è la sfida più grande. Senza raggiungere il grosso della popolazione il vaccino permetterà di ridurre il danno, ma non sarà così efficace. E abbiamo la possibilità di fare un passo ulteriore. Facciamolo».
Merlani: «La vaccinazione ha effetto sulle persone a rischio di complicazioni, ricovero e decesso. Ma ci sarà anche un problema per le persone che non produranno anticorpi. E ci vuole la massa delle persone che fanno l'immunità di gregge».
Esisterà un obbligo di vaccinazione per chi lavora in ospedale?
Merlani: «No».
Quando vedremo la prima iniezione in Ticino? Ma i rischi non li stiamo già correndo con tutti questi morti, perché non corrergli anche con il vaccino?
Zanini: «La prima iniezione solo nel giro di pochi giorni dopo l'omologazione da parte di Swissmedic. Ci vogliono tre giorni per organizzare l'ordine e la ricezione. Poi dipende se dovremo vaccinare gli anziani in casa anziani oppure gli operatori sanitari. La data è impossibile darla oggi».
Merlani: «Attualmente abbiamo una malattia che ha un rischio del 10% di ospedalizzazione e 1% di mortalità tra gli infettati. Il vaccino si fa alle persone sane e si rischia di avere un rischio-beneficio che non è di molto superiore. Vaccinare in modo eccessivamente rapido senza avere i dati sull'impatto di complicazioni, non si può. "Prima di tutto non far del male" si applica sempre. E non si può vaccinare uno sano accettando il rischio che si ammali di una cosa grave».
È il momento delle domande.
«Prevediamo di avere in Ticino fino a sei centri di vaccinazione. E di vaccinare nelle strutture sanitarie, negli studi medici (a dipendenza di quale andrà utilizzato, perché alcuni sono più difficili da conservare). Ci saranno anche squadre mobili per andare ad aiutare laddove la logistica richiede un appoggio da parte dell'esterno».
«Ci stiamo preparando per essere pronti a vaccinare nei giorni subito seguenti all'omologazione di Swissmedic e alla strategia dell'UFSP. Sappiamo che sarà una campagna lunga. Perché i vaccini arriveranno a tappe sul mercato svizzero. E perché oggi è chiaro che le dosi da somministrare sono due a distanza di un mese. Quindi tutti vanno vaccinati due volte.
L'immunità di gregge (65% della popolazione vaccinata) non sarà l'obiettivo del 2021. Ma l'obiettivo sarà ridurre i danni e proteggere le persone più a rischio».
«La campagna di vaccinazione potrà essere avviata solo dopo che il vaccino sarà omologato da Swissmedic e l'UFSP avrà stabilito la strategia. Vuol dire "quale vaccino diamo a quale gruppo di persone". Non tutti e quattro i vaccini saranno uguali: magari uno sarà più indicato per gli anziani, un altro per chi ha malattie croniche. Per questo è importante conoscere l'omologazione. Non si può dire ora chi sarà il primo gruppo che vi potrà accedere, perché non sappiamo quale sarà il primo approvato e omologato».
Swissmedic non ha ancora tutti i dati per garantire un vaccino «sicuro ed efficace». Ecco perché non c'è ancora il vaccino in Svizzera.
«I vaccini ora disponibili sono quattro. Che sono tutti da guardare in parallelo. E per Swissmedic è una sfida molto importante».
«In Inghilterra è stata data un'autorizzazione d'urgenza a utilizzare il prodotto di Pfizer basandosi su dati parziali. In Svizzera questa procedura d'urgenza non si applica. Da noi si applica un'omologazione accelerata, cioè si fa più in fretta e si agisce diversamente,. Tutte le risorse di Swissmedic sono concentrate sul vaccino.
Ma se in Inghilterra hanno abbassato i requisiti, da noi restano gli stessi come in tutta l'Unione europea. In Svizzera la possibilità di omologazioni di emergenza è stata in passato considerata, ma non non è stata approvata in caso di vaccino pandemico. Si tratta di un prodotto che si usa a titolo preventivo su persone non malate e non è stata approvata. Decidere sulla base dei dati parziali comporterebbe dei rischi di non aver visto qualcosa. Rischi che vengono considerati troppo elevati. Se si fosse trattato di ebola, dove la mortalità è del 60%, è chiaro che la decisione di mettere un vaccino contro l'ebola sul commercio prima di avere tutti i dati sarebbe stata eticamente più difendibile. Ma per il coronavirus questo passo è stato giudicato un po' "temerario". E un'omologazione di emergenza non rassicurerebbe la popolazione. Che deve avere fiducia nel vaccino che l'autorità gli propone. Non parlo dei no-vax, ma degli scettici che prima di vaccinarsi con prodotti nuovi mai utilizzati e concepiti con tecniche nuove, vogliono avere dei dati e delle certezze. Che spetta dare alle auotrità, ma solo se i documenti li hanno visti tutti. Ecco perché la Svizzera e l'Ue impiegano più tempo rispetto all'Inghilterra».
«Sono persuaso che la Svizzera e Swissmedic come autorità non è in ritardo. Sbarazziamo il campo per quanto riguarda i vaccini di Cina e Russia - aggiunge il farmacista cantonale -. Quello che succede lì non ci interessa, perché quei vaccini non sono previsti per la Svizzera, almeno per il momento».
Si passa ora a parlare di vaccino anti Covid-19. «A livello internazionale ci sono state ripetute accelerazioni. Prima tutti che dicevano "il mio è efficace al x%" e una gara al rialzo. Poi il Regno Unito ha vaccinato le prime persone. Domani arriverà un'informazione dagli Usa. Attorno al 22-29 dicembre avremo una comunicazione dell'Agenzia europea dei medicamenti. Poi l'Austria e il Belgio hanno parlato di gennaio. Domenica, infine, è arrivata anche la Svizzera.
Sono messaggi di speranza, ma io desidero che vengano interpretati in modo corretto al netto delle finalità non dichiarate. Non sono messaggi destinati alla scienza e alla politica sanitaria, ma alla finanza, alla borsa e agli azionisti. E alla propaganda e lascio a voi capire cosa intendo. Per me, ed è l'unica cosa importante oggi, nel breve e medio termine, cioè fino a fine estate 2021, il fatto di avere o non avere il vaccino non cambia la situazione. Perché nella migliore delle ipotesi potrà essere dato l'accesso al vaccino a tutti (chi lo richiede, perché non ci sarà un obbligo) non prima di aprile, maggio e giugno 2021. Prima si potrà intervenire su gruppi particolari di persone, ma non sarà la vaccinazione di questi che permetterà a tutti di lasciar perdere le misure che abbiamo imparato a fare (non aggregazione, distanziamento, igiene, mascherine».
«In Ticino abbiamo la necessità di aumentare il numero di vaccinazioni antinfluenzali. Quest'anno "grazie" al coronavirus lo abbiamo fatto».
«Tutte le persone a rischio che si erano annunciate al medico o in farmacia hanno ricevuto il vaccino. Restano una quarantina di dosi attualmente, qualora vi fossero necessità. Dal 1. dicembre abbiamo abrogato il "divieto" di vaccinare le persone non a rischio. In questi giorni è quindi data la possibilità a chi lo desidera di vaccinarsi.
Nel 2020 sono arrivate +65% di dosi di vaccino antinfluenzale rispetto al 2019. In Ticino abbiamo vaccinato il 78% in più delle persone rispetto agli altri anni. Sono risultati estremamente positivi e auspico che sia un nuovo punto di partenza per i prossimi anni».
Sulla vaccinazione contro l'influenza stagionale, Giovan Maria Zanini: «C'è stata una campagna della Confederazione soprattutto rivolta alle persone a rischio. Ci siamo resi conto a fine settembre che queste persone che volevano vaccinarsi erano molto e che sussisteva il rischio di non avere il vaccino per tutti. Per cui d'intesa con il medico cantonale abbiamo introdotto un "divieto" di vaccinare persone non a rischio fino al 30 novembre. Dal 1. dicembre è stata possibile la vaccinazione anche delle persone non a rischio. La Confederazione si è data da fare per trovare una fornitura straordinaria di vaccini. Il quantitativo arrivato avrebbe coperto le riservazioni che esistevano già presso studi medici e case anziani e farmacie. Come associazione svizzera dei farmacisti cantonali abbiamo chiesto di poter intervenire sul mercato e abbiamo prelevato delle dosi da assegnare direttamente secondo i criteri di chiara priorità sanitaria e non di mercato. Io ho trovato 3'740 dosi, arrivate e distribuite venerdì di settimana scorsa. Abbiamo fornito 64 studi medici, 33 farmacie, 1 struttura sanitaria».
«Per quanto riguarda i test, ce ne sono più di un milione acquistati dalla Confederazione».
«Oltre alle riserve che ognuno deve avere, anche il Cantone ha una sua riserva di materiale per intervenire se serve a titolo sussidiario. Sono tutte centralizzate in un deposito unico. Anche la Confederazione dispone di proprie riserve calcolate per 40 giorni. Per cui dal punto di vista della dotazione di materiale e prodotti di protezione, riteniamo che non siano da prevedere problemi sul breve-medio termine».
«Per quanto riguarda il materiale, cioè guanti, mascherina e disinfettanti, la situazione del mercato si può definire "normale" - spiega Zanini -. Importante per il Ticino è che ci sono buone scorte di materiale nel settore sanitario. Vengono garantite scorte per 12 settimane secondo il bisogno misurato durante la prima ondata».
Prende la parola ora il farmacista cantonale, Giovan Maria Zanini: «Parlerò di medicamenti, vaccinazione contro l'influenza e vaccino pandemico».
«Anche a livello di RT da inizio ottobre abbiamo avuto un tasso che ha superato il 2 ed è rimasto su per un po'. Con le misure in atto siamo scesi sotto all'1, ma nell'ultima settimana è risalito sopra all'1. Siamo in una nuova fase di crescita».
«Anche il numero delle persone in terapia intensiva è il più alto dall'inizio della seconda ondata. Anche quelle relative alla mortalità sono purtroppo cifre importanti».
«Anche il numero delle persone in terapia intensiva è il più alto dall'inizio della seconda ondata. Anche quelle relative alla mortalità sono purtroppo cifre importanti».
«Il trend è ancora in salita - aggiunge Giorgio Merlani -. Le persone in isolamento sono circa 1'500, un po' più rispetto alle settimane precedenti. Lo stesso vale per quelle in quarantena (circa due per ogni persona in isolamento)».
«A livello dei 14 giorni dei test effettuati non mi piace l'apertura tra il nuovo aumento dei test positivi (25%) e il numero dei test effettuati, che è sceso. Continuiamo a parlare della preoccupazione che la gente sembra sottoporsi meno al tampone. Dovete farlo al minimo sintomo. È inutile parlare di test a tappeto sugli asintomatici. Andate piuttosto al minimo sintomo. IL 25% di test positivi è altissimo».
«Negli ospedali ci sono pazienti in cure intensa e altri che hanno bisogno di cure "minori". Ne abbiamo a Lugano, Faido, Novaggio, Castelrotto e alla Hildebrand. Non dobbiamo dimenticare la pressione che c'è su tutto il sistema sanitario nei vari ospedali», aggiunge il medico cantonale.
Prende subito la parola Giorgio Merlani: «In Svizzera c'è una stabilità in Romandia con R0 inferiore a 1. Mentre il resto della Svizzera è sopra. Oggi si registrano 272 nuovi positivi in Ticino e di solito giovedì e venerdì i casi sono più alti. Sono 20 i nuovi pazienti ospedalizzati. Altri 21 hanno invece lasciato gli ospedali. In totale sono 350 i posti letto occupati da pazienti Covid-19 al momento, di cui 40 in cure intense».