«Dissenso» per una puntata di Modem sull'omogenitorialità: la sensibilità cattolica sarebbe stata sovrarappresentata.
«Per parlare di questioni civili di uno Stato laico riguardanti una legge laica sono stati invitati ben due teologi. Noi nemmeno interpellati», lamentano Imbarco Immediato e Federazione Famiglie Arcobaleno.
BELLINZONA / LUGANO - Non è andato giù all'associazione LGBT+ della Svizzera italiana "Imbarco Immediato" e alla Federazione Famiglie Arcobaleno il modo in cui la trasmissione radiofonica della RSI "Modem" ha trattato il tema del matrimonio per tutti e della omogenitorialità a pochi giorni dall'approvazione, da parte del Parlamento, del progetto di legge definitivo in materia. Le due organizzazioni esprimono in particolare «totale dissenso» e «profonda delusione» per un'emissione del servizio pubblico che avrebbe visto sovrarappresentata la voce del mondo cattolico e completamente inascoltata quella delle persone LGBT+.
«Abbiamo assistito inermi a uno scandaloso tre contro uno in un programma d'informazione che dovrebbe essere laico ed equo», scrivono le due associazioni in una presa di posizione inviata alla redazione del programma di Rete Uno, ai responsabili dell'informazione di RSI e al conduttore della trasmissione. Un reclamo ufficiale partirà anche alla volta della CORSI.
Della partita, nella puntata di circa 40 minuti, erano una sostenitrice del progetto di legge (la consigliera nazionale Greta Gysin - Verdi), un contrario all'apertura alla fecondazione assistita per le coppie lesbiche decisa dal Parlamento (il consigliere nazionale Marco Romano - PPD) e due teologi cattolici: il professore emerito di etica dell'Università di Ginevra Alberto Bondolfi e il professore di teologia morale della Facoltà di Teologia di Lugano don André-Marie Jerumanis. «Ci chiediamo se la RSI (e lo chiederemo ufficialmente anche alla CORSI) ritenga corretto l’approccio utilizzato da Modem questa mattina (giovedì, ndr) in diretta, cioè interpellare una maggioranza (la chiesa) per discutere di tematiche che riguardano una specifica minoranza (la comunità LGBT+)», scrivono Imbarco Immediato e Federazione Famiglie Arcobaleno. «A parlare di discriminazione per le persone omosessuali sono state persone che non hanno mai provato sulla loro pelle lo stigma invisibile dell’omosessualità», aggiungono.
A contrariare le due organizzazioni è quindi che gli oppositori alla legge fossero a loro avviso sovrarappresentati e che, per parlare di «questioni civili di uno Stato laico riguardanti una legge laica», siano stati invitati «ben due teologi». «Si è affrontato un tema delicato come i diritti dei bambini senza il parere di un esperto in materia (un pedagogo, uno psicologo o un esperto di teoria evolutiva) lasciando spazio ai pareri personali piuttosto che, ancora, a dati oggettivi», accusano le due associazioni LGBT+, che avrebbero inoltre gradito essere interpellate al fine di poter apportare anche il loro contributo. A loro avviso, non sarebbero insomma stati rispettati i principi di pluralità e oggettività sanciti dalla Legge federale sulla radiotelevisione (LRTV).
È stato altresì giudicato «fuorviante» che si sia parlato di temi come la gestazione per altri (comunemente definita "utero in affitto"): «Concetti e fenomeni che nulla hanno a vedere con il matrimonio per tutti», come ha avuto modo di sottolineare in onda anche la consigliere nazionale Gysin, «e che hanno causato una marcata confusione negli ascoltatori». La loro trattazione, ha sostenuto però durante il programma il consigliere nazionale Romano, era invece importante per i timori degli oppositori che la richiesta di accesso a tecniche simili sia presto avanzata.
Nel presentare la puntata, il conduttore Roberto Porta aveva spiegato che era sua intenzione discutere della «rivoluzione antropologica» rappresentata dal matrimonio per tutti «con uno sguardo in particolare alla genitorialità omosessuale»: «Un argomento di cui tanto ha discusso il Parlamento», aveva sottolineato.