Il vescovo don Valerio Lazzeri, ospite di piazzaticino.ch, a ruota libera su un 2020 folle. Guarda l'intervista video.
«Ci lamentavamo della superficialità e del consumismo – spiega –. Adesso abbiamo l'occasione di vivere un Natale sobrio. Diverso, ma forse più intenso».
LUGANO - Sarà il Natale più triste degli ultimi 50 anni? Di certo quello segnato dal Covid-19 sarà un Natale diverso. Secondo don Valerio Lazzeri, vescovo della Diocesi di Lugano, ospite di piazzaticino.ch, potrebbe trasformarsi anche in una grande opportunità. «Sarà sicuramente un Natale più sobrio. Ma forse più intenso dal punto di vista dei veri valori di questa festa. Abbiamo passato tanti Natali a lamentarci per la troppa superficialità, per l'eccessivo consumismo. Adesso forse abbiamo un'opportunità da cogliere».
Come vive personalmente l'emergenza sanitaria?
«Con grande consapevolezza. Si tratta di una sofferenza molto profonda e diffusa. Tante persone si sentono sole e disarmate. Penso, però, che nessun cuore umano sia veramente disarmato di fronte alle cose che ci capitano. Quante volte abbiamo creduto di essere arrivati allo stremo delle nostre possibilità, e poi siamo riusciti a ripartire? Vale anche per chi non è credente».
A proposito, di recente è emerso che i cattolici in Svizzera sono sempre di meno. È preoccupato?
«Bisogna essere chiari. Si parla soprattutto di persone che non vogliono più pagare la tassa ecclesiastica. È una rinuncia a pagare le tasse di culto ed è diverso dall'uscire dalla Chiesa. È innegabile però che ci sia anche una certa disaffezione. Ciò non significa che nelle persone non ci siano domande profonde, o un desiderio di vivere la realtà in maniera meno superficiale».
Nel 2020 ci sono stati anche due casi di cronaca che hanno messo la Curia in difficoltà. Quanto male vi fa?
«Bisogna prendere atto che questa è la nostra situazione attuale. Siamo come una "casa di vetro", non tanto diversa da altre realtà che sono presenti nella nostra società. Dobbiamo rendere conto delle cose belle che riusciamo a fare, ma anche di quelle non così belle. Assumendoci le nostre responsabilità».
Torniamo al Natale. Ci sarà il numero chiuso anche per la messa di mezzanotte. Non teme di perdere qualche fedele per strada con tutte queste limitazioni?
«Non è questa la preoccupazione principale. La cosa che spiace è che a un certo momento bisogna dire alle persone di provare a cercare posto presso un'altra celebrazione. È un po' imbarazzante. Ma lo accogliamo volentieri come contributo che possiamo e dobbiamo dare al bene comune, alla sicurezza sanitaria in questo momento particolare».
Le autorità invitano a tenere duro in vista del vaccino. C'è però tanta stanchezza psicologica tra la gente...
«Non dobbiamo negare quello che sentiamo. Dobbiamo prendere coscienza che abbiamo una responsabilità condivisa nel dovere affrontare questa situazione. Ognuno di noi ha un compito. Ci sono tanti aspetti che ci fanno sentire stremati. Tutto questo va accettato, così come va accettato che siamo fragili. Ma dal rassegnarci alla stanchezza non guadagniamo nulla. Prendere consapevolezza onestamente del punto in cui ci troviamo, ci può dare nuovo slancio per non gettare la spugna, ci può dare coraggio. Possiamo rendere meno disumano quello che ci sta capitando».