Avranno la possibilità di partecipare allo studio SwissDEM, per realizzare una "fotografia" sul loro stato di salute
L'obiettivo? Imparare a rendere migliore le condizioni di vita dei nostri anziani e delle loro famiglie.
BELLINZONA - I nostri anziani sono importanti. È una frase che nell'ultimo anno si è sentita dire spesso. La pandemia di Covid-19 ha messo in risalto quanto "la categoria" degli over 65 possa essere fragile dal punto di vista sanitario, ma anche quanto a livello affettivo a volte si sottovaluti la loro presenza nella vita di compagni, figli e nipoti. Però, non c'è solo il coronavirus a minacciare la salute degli anziani. Ecco perché è necessario realizzare una fotografia dello stato di salute delle persone al di sopra dei 65 anni.
Uno studio pioniere - A livello svizzero non sono disponibili dati epidemiologici sull'impatto dei disturbi cognitivi sugli over 65. Disturbi che diventano sempre più frequenti con un'alta speranza di vita. Ma questa mancanza di dati rende difficile rispondere ai veri bisogni di una fetta molto importante della nostra popolazione, soprattutto in Ticino. Ecco perché è nato SwissDEM, uno "studio di popolazione, condotto con la popolazione e per la popolazione". «Lo scopo è conoscere lo stato di salute degli anziani, e in particolare l’impatto della demenza sulle persone che ne sono affette, sui loro familiari, e sulla comunità», spiega il professor Emiliano Albanese, direttore dell’Istituto di salute pubblica e responsabile scientifico del progetto.
Non solo "subire", ma intervenire - "Ma la demenza è una parte naturale dell'invecchiamento", dirà qualcuno. In realtà «bisogna distinguere tra la "normalità" e la "norma" - risponde Albanese -. La normalità la decidiamo noi, è culturale. In un precedente sondaggio abbiamo proprio chiesto agli anziani se a loro dire la demenza facesse parte dell’invecchiamento "normale". Quasi il 40% ha fornito una risposta affermativa. Il che dimostra che c’è una forma di "autostigmatizzazione", uno dei meccanismi più importanti che costituisce una barriera al chiedere aiuto». Invece si può fare molto. È possibile infatti considerare il rischio di demenza o di malattie come l'Alzheimer, come pure sottolineare il ruolo cruciale della prevenzione. Senza poi dimenticare la presa a carico socio-sanitaria-assistenziale sia dei pazienti che dei loro familiari.
Una lettera nella bucalettere - Ecco quindi che duemila ticinesi over 65 estratti casualmente riceveranno nei prossimi giorni una lettera in cui verranno fornite informazioni sullo studio epidemiologico. Due depliant informativi forniranno tutti gli elementi necessari alla sua comprensione, che possono essere approfonditi dal destinatario e dai suoi familiari. A distanza di due settimane, arriverà una seconda lettera che corrisponde all'invito vero e proprio con gli strumenti necessari a registrarsi allo studio epidemiologico.
Come funziona lo studio? - «Si concordano con la persona le modalità - spiega il professor Albanese -. Viene condotta un’intervista (domande sulla salute, aspetti culturali, abitudini di vita) e si fanno dei test. Di memoria, linguaggio, attenzione, ragionamento». Si tratta di test che sono stati oggetto dello studio di valutazione condotto negli scorsi mesi. Metodi validi già utilizzati altrove, che permetteranno anche al Ticino, quindi, di avere la sua "fotografia" sullo stato di salute degli over 65. Per imparare a rendere migliore le loro condizioni di vita, e quelle dei familiari.
Niente paura - Tante parole e soprattutto una che può spaventare: demenza. Eppure non c'è nulla di complicato. Lo dimostrano le testimonianze di chi ha partecipato proprio allo studio di validazione che ha permesso di trovare i giusti metodi. La campagna di sensibilizzazione "Centparcent" (100%SwissDEM) consente di ascoltare la voce dei protagonisti, tutti concordi sull’importanza della partecipazione alla ricerca sotto il motto “Ognuno di noi conta”.
SwissDEM è il primo studio epidemiologico sulla salute degli anziani in Ticino. Serve a conoscere lo stato di salute degli anziani, e in particolare l’impatto della demenza sulle persone che ne sono affette, sui loro famigliari, e sulla comunità.
Lo studio è condotto dall’Istituto di salute pubblica (IPH) dell’USI e dal Dipartimento della sanità e della socialità (DSS) del Cantone Ticino, in collaborazione con Pro Senectute, il Consiglio degli Anziani, e Alzheimer Ticino.
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