Niente "puntura simbolica" nel nostro cantone, si partirà il 4 gennaio "a pieno regime"
Paolo Bianchi: «Capiamo le perplessità e lo scetticismo, ma la procedura di omologazione è la migliore garanzia. Il rapporto benefici-rischi è nettamente a favore dei benefici».
BELLINZONA - Manca una settimana esatta al 4 gennaio, il V-Day ticinese. Nel corso del primo mese del 2021 il nostro cantone riceverà tre forniture di vaccino contro il coronavirus, per un totale di circa 17'000 dosi. Paolo Bianchi, direttore della Divisione della salute pubblica, ci ha fornito maggiori dettagli in un'intervista su piazzaticino.ch.
Cosa è stato fatto dal 19 dicembre (prima omologazione da parte di Swissmedic del preparato di Pfizer/BioNTech)?
«Ci siamo mossi ben prima del 19 dicembre nell’organizzazione e nei preparativi, compatibilmente con tutte le incognite che ancora c’erano. Il vaccino di Pfizer pone delle sfide a livello logistico non indifferenti: ha delle modalità di conservazione a -70°C e dal momento in cui il prodotto viene tolto da questa temperatura vi sono cinque giorni di disponibilità per la somministrazione. A ciò si aggiunge che ci sono 975 dosi in ogni scatola (195 fiale da 5 dosi). Quando si scongela la scatola, quindi, le 975 porzioni devono essere distribuite nel giro di cinque giorni, una sfida ulteriore».
Tra una settimana saremo pronti?
«Siamo in preparazione per essere pronti il 4 gennaio. Si parte con i residenti (4'700) e il personale (6'000) delle case anziani. Stiamo raccogliendo l’adesione di chi intende farsi vaccinare. Non potevamo farlo prima, perché non vi erano tutte le indicazioni da fornire alla popolazione sulle controindicazioni possibili e su vantaggi e svantaggi del vaccino. La procedura di consenso informato necessita di questi contenuti».
A proposito... quali sono queste possibili controindicazioni?
«Il vaccino è stato omologato secondo una procedura rapida ma assolutamente rigorosa dal profilo scientifico. Si basa su studi clinici su popolazioni di riferimento importanti. Le controindicazioni date sono di brevi disturbi veramente "trascurabili" o "gestibili" nel giro di pochi giorni. Per cui da questo punto di vista non ci sono controindicazioni maggiori. Inoltre verrà accompagnato da un processo di farmacovigilanza. Ma non ci sono indicazioni di problemi particolari».
Visto che la vaccinazione richiede due dosi, ma a distanza di almeno 21 giorni l’una dall’altra, perché non utilizzare subito su più persone possibili quelle che ci arrivano in attesa delle altre forniture, invece di “conservarle” per il "richiamo"?
«Le 17’000 dosi non arriveranno tutte insieme, ma scaglionate nel tempo. La Confederazione ha rassicurato che la fornitura seguirà in maniera regolare. Inoltre c’è un minimo di 21 giorni, ma non c’è un termine massimo di pochi mesi entro cui si perde l’effetto della prima vaccinazione se non si fa la seconda. Quindi, in funzione di quando riceveremo le dosi, si deciderà se fare il richiamo nelle case anziani - che garantisce poi una copertura del 95% - o se estendere la vaccinazione alla popolazione esterna».
Come si procederà dopo le case anziani? La vaccinazione di massa avverrà davvero, come detto, in primavera?
«La vaccinazione di massa della popolazione non a rischio per ora è prevista fine marzio inizio aprile. Ma dipenderà dall’omologazione degli altri preparati. I segnali che abbiamo avuto sono positivi in termini di accelerazione. Dopo le strutture per anziani, si penserà agli over 75 (come previsto dalla Confederazione), o sopra gli 80-85 anni. I sanitari ordinari sono subordinati al resto delle categorie a rischio».
In base al piano vaccinale in Ticino e all’organizzazione, sappiamo quale sarà la capacità massima giornaliera?
«La Confederazione ha dato indicazioni di 70’000 vaccinazioni al giorno a livello svizzero. Vuol dire 3’000 in Ticino, con parecchi centri in cui concentrare l’attività. Era previsto inizialmente di poterli iniettare, come per il vaccino antinfluenzale, negli studi medici e con i servizi di assistenza e cura a domicilio, ma non è possibile vista la necessità di smaltire le 975 dosi in cinque giorni».
Chi garantirà la conservazione, il riconfezionamento e la distribuzione dei vaccini a -70 gradi?
«Una ditta privata di logistica che opera con queste condizioni particolari è una soluzione adottata da una decina di cantoni svizzeri e che per noi ha il grande vantaggio di garantire la conservazione in Ticino a -70 gradi. Questo ci permette di sfruttare appieno questi cinque giorni e non perderne una parte nel viaggio dalla Svizzera interna».
Non siamo, dunque, in ritardo rispetto ad altri cantoni che già sono partiti con la campagna di vaccinazione?
«Le vaccinazioni fatte finora in altri cantoni erano un po’ "dimostrative". Hanno sicuramente un vantaggio in termini di positività nei confronti della popolazione, ma i quantitativi sono ridotti. Noi ci prepariamo per operare già “in larga scala”. Non faremo la "puntura simbolica", ma partiremo settimana prossima volendo coprire tutte le case anziani».
Sono molti gli scettici. Come pensate di convincere il maggior numero di ticinesi a fare il vaccino? È prevista una campagna parallela a quella della Confederazione?
«A differenza di quanto avvenuto finora con le misure per il contenimento dei contagi e i comportamenti virtuosi, la Confederazione ha chiarito e dato indicazioni di voler concentrare le informazioni sul vaccino in maniera coordinata e centrale a livello nazionale, per non disperdersi e non avere messaggi contraddittori. A livello cantonale ci concentreremo sull’organizzazione delle modalità di vaccinazione e a informare la popolazione in questo senso. Capiamo le perplessità e lo scetticismo di tanti, ma la procedura di omologazione è la migliore garanzia. Il rapporto benefici-rischi è nettamente a favore dei benefici, per sé stessi e come gesto di altruismo per la società e le persone che ci circondano».