L’OCST non contesta le misure proposte da Berna, ma teme la crisi sociale. E, insieme a Unia, alza la voce
«Serve rapidità. Si rischia un'ecatombe di posti di lavoro. Il Ticino è di nuovo in situazione di urgenza assoluta».
BELLINZONA - «Dobbiamo evitare che questa crisi sanitaria si trasformi in una crisi sociale». È un messaggio forte e chiaro quello lanciato dal sindacato Ocst all’indomani della conferenza stampa del Consiglio federale.
Berna ha messo in consultazione la possibilità di prolungare di cinque settimane, vale a dire sino alla fine di febbraio, la chiusura dei ristoranti e delle strutture per la cultura, il tempo libero e lo sport. «Nella seduta del 13 gennaio prossimo, dopo aver consultato i Cantoni, il Consiglio federale prenderà una decisione definitiva sul prolungamento dei provvedimenti e sulla loro durata e su ulteriori misure per attenuarne le conseguenze economiche».
Ma per il sindacato non è più tempo di attese. «Bisogna assolutamente intervenire subito, con aiuti erogati parallelamente alle decisioni delle autorità, non a posteriori», commenta il vicesegretario regionale Giorgio Fonio. Il rischio è che nei prossimi mesi ci sia «un’ecatombe di posti di lavoro». E non solo nella ristorazione, ma anche in palestre, centri fitness, agenzie di sicurezza, fornitori di servizi. L’occupazione potrebbe risentirne pesantemente.
«Non entro nel merito delle misure - aggiunge Fonio -. La cosa importante è insistere affinché accanto alle misure per salvaguardare la salute e cercare di evitare la pressione sul sistema sanitario, vengano previste immediatamente anche misure di sostegno. Serve rapidità. Altrimenti si arriverà a erogare aiuti quando non ci sarà più nessuno a cui darli». Il pensiero è rivolto soprattutto alle piccole e medie imprese o aziende a conduzione familiare. «La possibilità della sopravvivenza è realmente messa a repentaglio».
L’appello dell’Ocst è quindi rivolto alle autorità. Quelle cantonali, anche perché si facciano portavoci di fronte a Berna dell’allarme. «I costi sociali rischiano di essere altissimi», conclude il sindacalista. Che è anche deputato PPD in Gran Consiglio e - insieme ai colleghi Maurizio Agustoni, Fiorenzo Dadò e Marco Passalia - ha presentato al Governo una mozione urgente affinché «vengano messi in atto degli aiuti finanziari che vadano a indennizzare gli esercizi pubblici e tutte quelle attività economiche che hanno subito restrizioni, riconoscendo loro la perdita rilevante di fatturato in base ai risultati ottenuti l’anno precedente la chiusura nello stesso periodo».
Unia chiede il lockdown - Anche Unia Ticino e Moesa chiede alle autorità cantonali di agire ora con decisione e fermezza. Anche chiudendo le attività non essenziali, con un lockdown come in primavera. «Denunciamo l’assenza di coraggio politico - ha detto ai microfoni di Radio Ticino il segretario regionale Giangiorgio Gargantini -. Servono decisioni drastiche ed efficaci. Ma bisogna dare rassicurazioni economiche». Unia domanda di aumentare le soglie di reddito al di sotto del quale l’Indennità di lavoro ridotto è pagata al 100% e di «rispondere alle legittime domande di sostegno da parte di quei settori economici impediti di svolgere la loro attività».