Il giallo di una sanzione in zona "gialla". Ecco quali sono le indicazioni per gli stranieri che entrano in Italia
Tra Polizia di Stato e Guardia di Finanza non c'è però accordo sulle motivazioni del viaggio. Per i primi la spesa resta vietata, per i secondi non occorre una particolare ragione per varcare il confine a patto di avere con sé il tampone negativo e l'autocertificazione
LUGANO - Il ticinese Mario è stato multato lo scorso 8 gennaio a Cremenaga da una pattuglia della polizia di frontiera di Luino. Quel venerdì era andato all’estero per fare spesa approfittando del fatto che il 7 e l'8 gennaio l’Italia, diventata provvisoriamente tutta “zona gialla”, aveva autorizzato gli spostamenti interni anche per motivi non strettamente necessari. Nonostante l’autocertificazione e il tampone negativo, gli agenti sono stati inflessibili nel comminargli una multa di 390 euro. Mario ha spiegato loro di avere chiesto alla Guardia di Finanza di Ponte Tresa se poteva entrare in Italia per acquisti, ricevendo risposta affermativa. La vicenda, di cui si è scritto su Tio.ch, sembrerebbe rientrare in ciò che è ovvio e che ancora l'altroieri il Consiglio di Stato, nella sua lettera al Consiglio federale, ha ribadito: in Italia «vige il divieto di spostamento tra regioni e quindi anche da altre nazioni, salvo motivi di lavoro, salute e urgenze». Niente spesa.
Tutto chiaro? Mica tanto - L'infrazione sembrerebbe evidente, tanto più ora che la Lombardia, tornata zona “arancione”, applica regole più severe per gli spostamenti (e un'ulteriore stretta è annunciata). Eppure l’interpretazione da parte delle autorità italiane delle direttive per gli spostamenti dall’estero resta quantomeno contraddittoria. La Polizia di Stato, da noi interpellata, ribadisce il divieto per un ticinese di recarsi in Italia per fare spesa. «Non abbiamo indicazioni di considerare l’acquisto ordinario di generi alimentari come un’assoluta necessità» ci viene detto. Il che ha anche senso dal profilo etico e morale.
Non ci vuole particolare motivo - Il dubbio sorge se si leggono le direttive ufficiali italiane (reperibili ad esempio su www.viaggiaresicuri.it). L’entrata in Italia da tutti i Paesi UE, Schengen e associati, quindi anche dalla Svizzera, è così regolata: i confini sono aperti; non ci vuole un particolare motivo per passare la frontiera ma occorre un test antigenico/molecolare negativo eseguito nelle 48 ore precedenti, un’autocertificazione e l’obbligo d'informare l’ASL. Il tampone non è invece necessario in via eccezionale per entrare in Italia per un periodo non superiore alle 120 ore per comprovate esigenze di lavoro, salute o assoluta urgenza. In aggiunta c'è il transito attraverso il territorio che è sempre consentito per una durata massima di 36 ore. Indicazioni simili, abbiamo verificato, vengono date anche dalla Guardia di Finanza.
L'errore nella multa - E dunque resta il dubbio che ci siano le basi legali per comminare una multa come nel caso di Mario. Tanto più che nel verbale di contravvenzione, in nostro possesso, gli agenti hanno segnato - erroneamente - con una crocetta che il ticinese proveniva o aveva soggiornato nelle ultime due settimane in un Paese dell’elenco E (vale a dire una lista di Stati, come il Regno Unito, Bosnia, Kosovo, etc. per cui si applica un isolamento fiduciario di 14 giorni).
La conclusione - Se siete arrivati a questo punto dell'articolo vorrete sapere se ci si può recare oltrefrontiera per far spesa. La risposta, del Cantone, è no: «Se ci si reca in una zona arancione, o "gialla" rinforzata come nel caso citato, vige il divieto di spostamento tra una regione e l'altra, salvo per motivi di lavoro, salute o necessità. La spesa, il barbiere o la pizza non rientrano in queste eccezioni». L'errore è stato, ci spiegano fonti vicine al Governo, interpretare la "zona gialla" come un liberi tutti.