Secondo gli esperti, in futuro sarà un tipo di lavoro ibrido a farla da padrone
Gli uffici dovranno offrire servizi sempre più attrattivi, e saranno i centri urbani a essere le ubicazioni vincenti
LUGANO - Il coronavirus ha stravolto la nostra vita e il nostro lavoro: tra telelavoro, smartworking e digitalizzazione, gli uffici di tutte le città ticinesi e svizzere si sono gradualmente svuotati.
Ma cosa succederà a lungo termine? Se ne è discusso durante una tavola rotonda - in formato digitale - organizzata da Ticino for Finance, sul tema “Covid e nuove forme di lavoro” e moderata da Franco Citterio, direttore dell'Associazione Bancaria Ticinese.
L'idea predominante è che il telelavoro aumenterà rispetto al periodo pre-Covid, ma che si imporranno in particolare delle forme miste ufficio/casa.
Telelavoro: le opportunità - L'opportunità principale dell'home working, secondo Pietro Soldini, responsabile delle risorse umane di Banca Stato, è la cresciuta autonomia dei dipendenti, che permette una maggiore flessibilità.
È d'accordo anche Karin Valenzano Rossi, avvocato e membro del cda di Raiffeisen: «L'home working può favorire la salute fisica e mentale del lavoratore, in quanto spesso i collaboratori preferiscono lavorare in determinate fasce orarie, dove si sentono più produttivi, o magari per dedicarne altre alla famiglia o ad altre esigenze».
Secondo Carlo Hildenbrand, Direttore di Swisscom Business Ticino, «il telelavoro concede molti vantaggi all’azienda: facilita il tempo parziale, dà la possibilità di dare occupazione a persone in difficoltà, ad esempio disabili, e permette anche di ridurre l’impatto ambientale (limitando gli spostamenti)». In particolare nel terziario «il telelavoro ha assolutamente ragione di esistere».
Ma ci sono anche dei rischi - Il rischio maggiore, visto che si tratta di un cambiamento culturale, è la gestione della transizione, secondo Soldini: il pericolo è quello «di affrontare le nuove forme di lavoro con l'approccio mentale e culturale di quando si gestiva il lavoro in presenza»: insomma si rischia di «avere dei collaboratori collegati in remoto ma totalmente disconnessi dall’azienda», sostiene Soldini.
Dal punto di vista delle risorse umane, diventa quindi fondamentale una responsabilizzazione individuale e una forte identificazione aziendale. Lo conferma anche Hildenbrand, portando l'esempio di Swisscom: «Noi non usiamo nessun tipo di software per controllare chi lavora da casa. È una questione di fiducia e di identificazione con l’azienda, dove ognuno conosce le proprie responsabilità personali». Infatti, «l’esperienza fatta in questi ultimi mesi dimostra che in telelavoro la produttività è persino aumentata».
Hildenbrand ci tiene a sottolineare anche l'importanza della sicurezza: «la trasmissione sicura dei dati e dei documenti la priorità. Solo quando questo è garantito, secondo la nostra visione, il telelavoro resta un’opzione assolutamente valida».
Cosa dice la legge? - Per quanto riguarda l'homeworking (svolgere da casa le stesse mansioni svolte in ufficio) e lo smartworking (una tipologia di lavoro agile e flessibile che sfrutta le nuove tecnologie) non ci sono definizioni normative specifiche.
Lo spiega Karin Valenzano Rossi: «Il Consiglio federale non ritiene necessario aggiornare o modificare queste norme sul lavoro. Visto che il rapporto di lavoro è il medesimo di quello svolto in ufficio, si applicano le stesse norme del contratto di lavoro tradizionale».
Nell'ambito del telelavoro, conclude l'avvocato, è fondamentale avere delle regole a tutela sia del dipendente che del datore di lavoro. «Obbiettivi e regole devono essere fissati e comunicati in modo trasparente, con parametri che possono essere misurati e rispettati, per evitare problemi che possono sfociare anche in rischi giuridici».
E dopo la pandemia? - La crisi ci ha mostrato che il telelavoro funziona, che ha «dei vantaggi per i collaboratori e per i datori di lavoro, ma anche che con il passare del tempo possono emergere difficoltà di contatti sociali, di controllo sociale sul lavoro, e una mancanza di motivazione man mano che si va avanti» spiega Sara Carnazzi Weber, analista senior di Credit Suisse.
«Noi siamo dell’avviso che il telelavoro aumenterà rispetto al periodo pre-crisi, ma che si imporranno delle forme miste ufficio/casa». Un'idea condivisa anche da Soldini: «Concordo che secondo me sarà una soluzione mista a prendere piede, ma andrà gestita con un approccio aziendale differente: bisognerà ripensare quando è importante andare in ufficio e quando è possibile fare altre attività da casa».
Bye bye uffici? - A livello immobiliare è subito diventata una priorità analizzare le conseguenze sulle superfici a uso ufficio, rimaste vuote per mesi.
Sara Carnazzi Weber prevede che le richieste di superfici d’uso ufficio nei prossimi anni potrebbero calare tra il -5% e il -25 % a causa del telelavoro. «Comunque alcune tendenze come la ripresa economica potrebbero controbilanciare quest'evoluzione».
D'altronde, «ci si è resi conto che per far tornare i collaboratori in ufficio bisognerà offrire degli ambienti di lavoro attrattivi, in termine di qualità e in termine di localizzazione - ovvero trasporti, servizi e attività ricreative» ha spiegato, per questo «saranno piuttosto i centri e molto meno le periferie ad essere le ubicazioni vincenti in futuro».
Un'opportunità per il Ticino - Un altro elemento chiave legato al telelavoro è la ricerca dell'abitazione privata.
«Si è notato un interesse crescente per appartamenti di più grandi dimensioni e con balcone o giardino» spiega infatti Sara Carnazzi Weber, e il fatto di poter lavorare da casa uno o due giorni a settimane «permette di cercare abitazioni anche più lontane dal centro».
Ma non solo: «Lo smartworking porta ad un aumento dell’interesse per gli appartamenti di vacanza (da dove diventa possibile anche lavorare), e da qui nasce l'opportunità per un Cantone come il Ticino di posizionarsi come luogo di vacanza-lavoro raggiungibile facilmente dalla Svizzera tedesca, in particolare grazie alla nuova trasversale alpina».