Anche gli agricoltori hanno accusato il colpo di questa pandemia.
Il settore è messo in difficoltà dalle chiusure e dall'assenza di eventi. C'è chi, tuttavia, è riuscito a resistere e persino a girare a suo vantaggio il delicato momento.
LUGANO - «È nel momento più freddo dell’anno che il pino e il cipresso rivelano la loro tenacia» diceva Confucio. E di freddo e di tenacia ne sanno qualcosa gli agricoltori ticinesi. Specie in un periodo in cui i denti vengono stretti non solo per le rigide temperature, ma anche per le difficoltà che un anno di pandemia ha visto germogliare in un settore già di suo confrontato con ostacoli e imprevisti.
«Le aziende che si interfacciano direttamente con la ristorazione hanno sicuramente accusato il colpo», fa notare Sem Genini, direttore dell'Unione Contadini Ticinesi (UCT). «Anche chi ha degli agriturismi e collabora con le scuole per attività didattiche tipo la "Scuola in fattoria" o “agriviva”, ha visto annullati quasi tutti gli appuntamenti. E parliamo più o meno di 7'000 ragazzi che ogni anno visitano le aziende agricole e un centinaio che vi fanno un po’ di pratica», spiega.
Zero eventi, a picco il consumo di vino e non solo - C'è poi un settore che se l'è vista più brutta di altri, quello vitivinicolo o in generale chi vende direttamente durante le manifestazioni: «Sono attività che vivono in simbiosi con i ristoranti o con eventi quali sagre di paese, carnevali e simili. Tutto ciò che forniva loro sostentamento è praticamente stato sradicato dal virus. Il colpo subito è importante».
I soddisfatti - Se da una parte, quindi, le difficoltà sono evidenti, c'è però anche chi da questa annata difficile è riuscito a raccogliere importanti frutti e può essere soddisfatto: «Il piccolo negozietto aziendale, che vende prodotti agroalimentari, ha ritrovato una clientela che magari si era abituata ad andare a fare la spesa oltre confine - sottolinea Genini -. E che ha riscoperto i nostri prodotti locali, buoni e forse anche meno cari di quello che si credeva. Conoscendo il produttore di persona, ci si fa un'idea di quello che viene prodotto, di come viene gestita tutta la produzione e della qualità offerta. Più di qualcuno si è fidelizzato, come abbiamo potuto vedere durante gli allentamenti che hanno fatto seguito alla prima fase di questa pandemia e al lockdown totale. Insomma, non voglio dire che queste aziende siano state avvantaggiate dal Covid, ma non hanno avuto grandi problemi e hanno potuto continuare a lavorare come prima».
Le "alternative" - Ovviamente chi, meglio del contadino, è capace a rimboccarsi le maniche. Sono fiorite così diverse "alternative" per cercare di ovviare ai problemi legati al contesto attuale. «Le nostre famiglie contadine hanno mostrato propositività e spirito d'iniziativa - aggiunge il direttore dell'UCT -. Si è implementata la vendita online, il web è stato sfruttato meglio per farsi promozione e ha funzionato anche il passaparola. C'è chi si è attrezzato con i distributori automatici, c'è chi ha fatto catering, e sono nate delle collaborazioni importanti all’interno del settore».
La speranza ora è nelle riaperture: «Chiaramente sono decisioni difficili, ma aspettiamo con fiducia le decisioni del Consiglio federale per poter ripartire tutti insieme e uniti a favore dell’intera filiera agroalimentare ticinese».