L'associazione di categoria dice che finora è riuscita a disinnescare la minaccia di proteste plateali
La richiesta è di far ripartire la stagione «possibilmente dal 15 marzo», in modo da non perdere la Pasqua
LUGANO - «Alla luce delle decisioni del Consiglio federale del 17 febbraio 2021 e la conseguente consultazione riguardanti la ristorazione e l’albergheria, riteniamo urgente ribadire le nostre preoccupazioni con la richiesta di trasmettere a Berna proposte decise che consentano di salvare il nostro settore».
Proteste disinnescate - Inizia così la lettera che Gastroticino ha inviato al Consiglio di Stato ticinese, invitandolo a fare pressioni sulle autorità federali. L'associazione chiede che l'Esecutivo cantonale sia faccia portavoce «del dramma che si sta consumando nei settori della ristorazione e albergheria ticinesi. Dramma che sta provocando un forte nervosismo con sempre più voci che si levano a favore di proteste plateali» che, sottolineano i firmatari, il presidente cantonale e vicepresidente svizzero Gastrosuisse Massimo Suter e il direttore Gabriele Beltrami, «sinora siamo riusciti a evitare, convinti che solo il dialogo con le autorità possa portare a risultati che possano soddisfare le esigenze della salute pubblica e dell’economia».
Investimenti vanificati e discriminazione - Il malcontento della categoria è forte, si legge nella missiva, e deriva dall'aver «investito risorse importanti per rispettare Piani di protezione all’avanguardia e per il materiale necessario all’igiene accresciuta». Inoltre, «in base a studi ed esperienza sul campo, non ci sono dati certi che i ristoranti siano “untori”» e «non capiamo la discriminazione rispetto ai negozi che potranno riaprire, nonostante si sia visto che il numero dei contagi è iniziato a diminuire da gennaio, solo quando sono stati chiusi i commerci non indispensabili». Stesso discorso vale per le terrazze sulle piste da sci, aggiunge Gastroticino.
Riaprire al più presto per non perdere la Pasqua - Il Consiglio di Stato ticinese dovrebbe quindi portare a Berna la richiesta di poter riaprire al più presto le aziende della ristorazione «pur con tutte le misure di protezione necessarie» e possibilmente dal 15 marzo, «in modo da non perdere il periodo pasquale, molto importante per lanciare la stagione. Qualsiasi altra soluzione che preveda aperture tardive, darà il colpo di grazia al settore; anche la sola apertura delle terrazze porterebbe solo a situazioni di discriminazione tra imprese e non sarebbe economicamente la soluzione ideale».
Altri incarti da rivedere - L'Esecutivo cantonale viene ugualmente invitato a fare pressioni sulla Confederazione affinché riveda anche il termine di un mese di attesa per assumere nuove decisioni. Periodo di tempo che Gastroticino considera troppo lungo: «Riteniamo un periodo di 2-3 settimane sia più che adeguato». Altri incarti sui quali è «urgente intervenire con sollecitudine» sono quelli della percentuale del 40% per i casi di rigore, considerata «troppo elevata»; le «distorsioni che vanno corrette immediatamente» in tema di indennità per lavoro ridotto e indennità di perdita di guadagno. Infine «ci sono le start-up (locali che hanno aperto dopo il 1° marzo 2020) che non posso a tutt’oggi ricevere aiuti e sono al collasso».