Credevano che l’eccezionalità della pandemia prolungasse in automatico gli aiuti. Alcuni ristoratori nei guai.
L'errore di valutazione è stato commesso in più di un caso. Si spera nella possibilità di svolgere l'operazione retroattivamente. Tutto dipende da un'imminente decisione delle Camere federali.
LUGANO - Davano per scontato che in una situazione pandemica la richiesta per le indennità di lavoro ridotto si rinnovasse automaticamente. E così ora alcuni ristoratori ticinesi si ritrovano senza l’aiuto necessario per potere versare ai propri collaboratori gli stipendi di febbraio. Unica speranza, l’eventualità che la pratica possa essere eseguita retroattivamente. Aspetto che è vincolato a un’imminente decisione delle Camere federali.
Bisognava già muoversi d'anticipo – Quando a novembre è stato deciso che i ristoranti avrebbero limitato i loro orari di apertura, un esercente del Luganese, che ha raccontato la sua vicenda a Tio/20Minuti, ha inoltrato la richiesta di lavoro ridotto per i suoi dipendenti. Domanda accolta. A dicembre, il numero di contagi da Covid-19 ha imposto la chiusura generalizzata dei locali. Nel frattempo l’imprenditore non ha pensato a riformulare una nuova domanda.
Un chiusura imposta dall'alto, ma che non cambia i criteri – Comportamento ingenuo, certo. Ma giustificato probabilmente dalle mille questioni a cui pensare in un contesto di crisi economica estrema. Prova ne è che il caso non sarebbe isolato. Anche altri ristoratori si sarebbero fatti ingannare dall’ambiguità della situazione. Pensando che, essendo di fronte a una chiusura forzata imposta dall’alto, gli standard canonici per ottenere le indennità per lavoro ridotto fossero superati dagli eventi. Niente da fare. La burocrazia non ammette eccezioni.
Il sostegno attualmente dura per tre mesi e poi... – In Ticino fino al mese di novembre (ultimi dati aggiornati disponibili) le indennità per lavoro ridotto hanno permesso di erogare circa 630,8 milioni di franchi. «La procedura per la richiesta delle indennità per lavoro ridotto (ILR) – illustra Claudia Sassi, capo della Sezione del lavoro – è definita dalla legislazione federale. Alla scadenza di un’autorizzazione, che dura attualmente tre mesi, è necessario ripresentare tempestivamente una nuova richiesta tramite il modulo di preannuncio».
"Procedura semplificata" – Tra le varie agevolazioni adottate per far fronte alla pandemia, vi è anche la “procedura semplificata”. «Permette, da un lato, alle autorità cantonali di trattare in maniera più rapida le numerose domande di lavoro ridotto e, dall’altro, di facilitare il compito per i datori di lavoro. Il preannuncio deve essere inviato, il più presto possibile, attraverso l’apposito formulario online».
Importanti cambiamenti – La Confederazione ha introdotto importanti estensioni e agevolazioni delle indennità per lavoro ridotto. «Tra queste – riprende Sassi – l’allargamento della cerchia di beneficiari, l’abolizione del periodo di attesa o l’estensione della durata massima di riscossione».
Le autorizzazioni potrebbero diventare provvisoriamente di 6 mesi – Di recente il Consiglio federale ha proposto al Parlamento ulteriori estensioni. «Tra cui l’abolizione del termine di preannuncio di dieci giorni e l’aumento da tre a sei mesi della durata delle autorizzazioni del lavoro ridotto. Inoltre, proprio per le aziende che hanno subito un ordine di chiusura dal 18 dicembre 2020, il Governo ha proposto che l’inizio del lavoro ridotto possa venire autorizzato, su richiesta, retroattivamente a partire dall’entrata in vigore dei provvedimenti in questione».
La speranza della retroattività – Si tratta di una misura eccezionale e temporanea, che dovrà essere discussa e approvata dalle Camere federali durante la sessione primaverile, in corso fino al 19 marzo. «Finché le Camere federali non si esprimono, i servizi preposti devono attenersi alla legislazione federale vigente, che non prevede la possibilità di una retroattività. Se la proposta verrà accettata dalle Camere federali, sarà possibile richiederla».