Il settore della ristorazione vive un momento «drammatico» e l'incognita sulla data delle riaperture non aiuta.
Massimo Suter: «Siamo in attesa delle decisioni da Berna. La speranza è quella di salvare la Pasqua che rappresenta il 10% della cifra annuale per i ristoratori, ma tutto dipende dalla situazione in ambito sanitario. I casi di rigore? L'iter funziona bene».
BELLINZONA - In Svizzera un ristorante su cinque è stato travolto dalla pandemia e non riaprirà mai più. È la triste realtà delle cose fatta venire a galla negli scorsi giorni da Gastrosuisse tramite un sondaggio al quale hanno partecipato 3'566 imprenditori del settore. Un quadro a tinte fosche che coinvolge, naturalmente, anche il nostro cantone. «In Ticino - premette il vice-direttore di GastroSuisse Massimo Suter - la situazione non è ancora così grave. Pur non avendo dati precisi, posso ipotizzare che più o meno un 10% dei ristoranti non riapriranno più».
Pasqua fondamentale - Questo perché, per sua natura, il turismo ticinese dà il meglio di sé a partire dal mese di marzo. E con la Pasqua che quest'anno cade presto (il 4 aprile) tutto si complica un po' di più. «L'obiettivo primario è quello di trovare una soluzione a livello sanitario», precisa il presidente di GastroTicino. «Poi, naturalmente, faremo tutto il possibile per salvare la Pasqua che resta uno dei punti focali per il settore e che rappresenta circa il 10% della cifra annuale per i ristoratori».
Aspettando Berna - Sulla data delle possibili riaperture, Suter non si sbilancia, anche se ritiene difficile che i ristoranti possano riaprire il 22 marzo. Questo perché i numeri relativi alla pandemia, come precisato ieri dagli esperti della Confederazione, sono di nuovo in leggera crescita. «Siamo un po' tutti in attesa dell'esito dei dibattimenti al Nazionale e agli Stati. Poi vedremo se il Consiglio federale venerdì - in conferenza stampa - farà delle proposte concrete e percorribili e soprattutto quali oggetti manderà in consultazione ai cantoni».
Situazione «catastrofica» - D'altronde Gastrosuisse e GastroTicino poco possono fare se le decisioni vengono imposte dall'alto. Se non sensibilizzare il mondo politico su una situazione imprenditoriale ed economica che Suter non esita a definire «catastrofica». «Noi più che fornire dati oggettivi alla politica - come quello relativo ai fallimenti - non possiamo fare. Abbiamo comunque dimostrato durante la prima riapertura che siamo in grado di lavorare mantenendo un alto tasso di sicurezza sia per gli impiegati che per i clienti».
Gli aiuti arrivano - Gastrosuisse nella sua inchiesta lamentava pure le difficoltà dei proprietari degli esercizi pubblici ad accedere ai contributi dei casi di rigore. Ma in Ticino le cose non sembrano andare così male. «L'iter sta funzionando bene. La macchina sta viaggiando», precisa Suter ricordando che a volte la problematica nasce da chi questi soldi li richiede. «Se le richieste sono incomplete, o non rispettano i criteri, gli aiuti o non arrivano, o vengono concessi solo dopo il completamento della documentazione. Però per quelli che hanno i requisiti l'iter sta funzionando molto bene».
Bellinzona può agire - Nel frattempo da Berna potrebbe presto arrivare una piccola speranza anche per coloro che attualmente non posso accedere a questi aiuti perché hanno aperto l'attività solo recentemente (ne avevamo parlato qui). Agli Stati hanno proposto la data del primo ottobre come limite, mentre il Nazionale ha addirittura proposto l'eliminazione di questo vincolo. Naturalmente una decisione in merito prenderà ancora il suo tempo. «Bisogna innanzitutto vedere come e se le due camere si accorderanno e poi se il tutto verrà tramutato in legge». Anche se Bellinzona potrebbe velocizzare le cose. «Il Cantone - conclude Suter - avrebbe la possibilità d'intervenire prima per poi andare eventualmente a recuperare i crediti dalla Berna federale. Da un lato, da parte nostra, siamo in attesa di lumi dal Consiglio federale, dall'altro facciamo un po' di pressione sul Cantone per un suo intervento in prima persona, considerando che stiamo parlando di poche decine di casi, quindi anche di facile individuazione e analisi».