Il Consiglio di Stato ha risposto all'interpellanza dell'MPS sul caso di una donna che si era rivolta a De Rosa
BELLINZONA - Un percorso professionale riassunto in un lungo dossier indirizzato (in data 28 agosto 2020) al direttore del DSS, con la denuncia di capogruppo, capo servizio, capoufficio, direttore dell'IAS e assistente del personale, che si è concluso con la procedura di licenziamento. Oggi nell'aula del Gran Consiglio si è tornato a parlare del caso della ormai ex dipendente dell'Istituto delle assicurazioni sociali, portato alla luce dal Caffè. Il Consiglio di Stato ha infatti risposto all'interpellanza presentata dall'MPS.
«Il Governo dedica la massima attenzione al tema delle molestie sul posto di lavoro e le condanna e combatte con fermezza», è stata la premessa di Raffaele De Rosa, che ha però sottolineato che «la procedura amministrativa è ancora in corso ed è protetta dal segreto d’ufficio».
Il direttore del DSS ha voluto precisare che nel caso specifico Sergio Montorfani, direttore dell'IAS, e Anna Trisconi-Rossetti, capoufficio, «hanno agito nel rispetto della procedura» e «il modo di procedere è stato condiviso dal Consiglio di Stato». Ma soprattutto, ha sottolineato che «a partire dalla consegna del dossier, fino al termine del rapporto di verifica che si è concluso con la prospettata disdetta del rapporto di impiego tramite pre-pensionamento, il Consiglio di Stato è stato sempre informato». «Contrariamente a quanto si intende insinuare con questa interpellanza - ha aggiunto -, nulla è stato nascosto al Governo».
La donna, nel suo lungo scritto, denunciava pure di avere contratto il Covid-19 in ufficio. E di avere scoperto solo dopo molto tempo che un collega si era ammalato e nessuno li aveva avvisati dell'esito positivo del suo tampone. De Rosa ha quindi detto che «presso l’IAS, come presso tutta l’Amministrazione cantonale, sono tenuti a rispettare le regole per prevenire i contagi». Ma ha aggiunto che «il funzionario dirigente non può informare i colleghi su una diagnosi medica» e ha «quindi agito correttamente».
La donna, lo ricordiamo, non ha più un lavoro dopo avere denunciato un "malandazzo" generalizzato. «No, la decisione di procedere con una disdetta del rapporto di impiego non è un’azione effettuata con leggerezza - ha infine voluto precisare il direttore del DSS -. In questo caso si è constatata la rottura irreversibile del rapporto di fiducia».