L’ex Macello è stato spazzato via nella notte dalle ruspe. Giudici: «L’esecutivo è stato coerente».
Secondo l’ex Sindaco, gli autogestiti si sono fatti un clamoroso autogol: «Sapevano cosa rischiavano. Fossero tornati al Macello dopo la manifestazione non sarebbe successo nulla».
LUGANO - L’ex Macello non esiste più. Le ruspe, entrate in azione nella notte tra sabato e domenica, hanno spazzato via parte dello stabile comunale che accoglieva il CSOA Molino. Ma non solo. Perché quelle ruspe hanno anche dato un chiaro segnale: il tempo del dialogo tra Municipio e gli autogestiti è finito nel momento in cui i molinari - dopo la pacifica manifestazione in Piazza della Riforma - hanno deciso di occupare lo stabile ex Vanoni.
«Un'opportunità offerta su un piatto d'argento» - Un’ultima provocazione. La goccia che ha fatto traboccare un vaso che si era riempito ormai fino all’orlo negli ultimi mesi. «Il Municipio - ci confida l’ex sindaco Giorgio Giudici - ha colto un’opportunità che i molinari gli hanno offerto su un piatto d’argento. Il Municipio aspettava solo una mossa falsa per agire, ma è stato coerente».
«Clamoroso autogol» - Secondo l’architetto, quello di ieri sera è stato un clamoroso «autogol» da parte degli autogestiti. «Sono andati troppo in là e onestamente non hanno dimostrato una grande intelligenza», sottolinea Giudici. «Sapevano cosa rischiavano. Potevano tornare al Macello dopo la manifestazione. Probabilmente non sarebbe successo nulla e sarebbe continuato il braccio di ferro».
«Nessun dialogo» - Un braccio di ferro che dopo oltre vent’anni è invece stato interrotto dalle ruspe nella notte. «Il rapporto era ormai deteriorato da tempo. Gli autogestiti hanno ignorato le minime regole del gioco e si sono spinti troppo in là, dimenticando tutto quello che era già stato tollerato nel corso degli anni», spiega Giudici. «Con il loro gesto eclatante hanno mandato un messaggio che non ci può essere nessun dialogo». Secondo l’ex sindaco i molinari, molti dei quali giovanissimi, sono stati mal consigliati. «Qualcuno li ha guidati nel baratro», conclude l’architetto.