La polizia avrebbe chiamato un impiegato comunale tra le 20.00 e le 20.30.
Ovvero un'ora prima che il Municipio venisse avvisato dell'eventualità dell'abbattimento del tetto.
LUGANO - Si fa sempre più ingarbugliata la vicenda che ha portato alla demolizione dell'ex Macello lo scorso 29 maggio. E oggi il Caffè ha svelato un nuovo retroscena riguardo a uno telefonata che la polizia avrebbe effettuato tra le 20 e le 20.30 di quel sabato. A ricevere la chiamata è un impiegato comunale, «che se ne intendeva di queste cose, lavorando nel genio civile», contattato affinché sentisse una delle tre ditte di costruzione poi intervenute nelle operazioni di demolizione.
Destinatario a parte, a fare specie - secondo il domenicale - è l'orario in cui la telefonata viene fatta. «È un indizio, forse anche una prova che la polizia, quantomeno per alcune ore, ha agito senza alcun controllo politico», sottolinea il Caffè.
Sì, perché secondo a quanto comunicato dallo stesso esecutivo negli scorsi giorni, Il Municipio sarebbe stato avvisato dell'eventualità dell'abbattimento del tetto solo attorno alle 21.30. Ovvero almeno un'ora dopo questa famigerata telefonata, in cui al dipendente comunale sarebbe stato richiesto di «procurare operai e mezzi per lavori di assestamento».
Questi dettagli aggiungono nuove ombre sull'agire delle Istituzioni. Ombre che già il sindacato Unia aveva contribuito ad addensare rilevando, ormai due settimane fa, che la polizia comunale aveva contattato una delle tre imprese edili già alle 17.50. Cosa, questa, che è stata seccamente smentita dalle forze dell'ordine. Insomma, qualcosa in tutta questa vicenda non torna. E qualcuno non la sta raccontando giusta. Spetterà all'inchiesta, in mano al Ministero Pubblico, fare chiarezza sull'intera vicenda. Il Caffè comunque conclude puntando il dito contro la polizia. «Ha agito senza avvisare né il governo cantonale né il Municipio di Lugano. E nemmeno la magistratura che aveva organizzato una sorta di picchetto d'intervento unitamente alla polizia giudiziaria».