Un comprensorio grigionese opta per il certificato Covid. Per Frapolli (Bosco Gurin) è fuori discussione: «Non da soli»
AIROLO / BOSCO GURIN - Lo scorso mercoledì la decisione era rimasta in sospeso: il Consiglio federale aveva rinunciato, al momento, all'estensione del certificato Covid a bar e ristoranti, e alle strutture del tempo libero. Ma la situazione potrebbe presto cambiare: già nella sua prossima seduta, il Governo potrebbe infatti stabilire una data di entrata in vigore dell'obbligo.
Nel frattempo c'è chi ha già deciso di chiedere il certificato Covid, pur non rientrando nelle categorie interessate dall'eventuale provvedimento. Si tratta del piccolo comprensorio sciistico delle Fideriser Heuberge, nei Grigioni: durante la prossima stagione invernale il documento sarà necessario per gli impianti di risalita ma anche per accedere alle strutture ricettive e ai bus.
«Tutti vaccinati» - In questo caso si parla di una piccola località grigionese. Ma qualcosa si muove pure nei comprensori invernali ticinesi, anche se non nella direzione dell'obbligo di certificato Covid per sciatori e snowboarder. «Entro la fine di ottobre tutto il personale degli impianti e della ristorazione dovranno essere vaccinati» ci dice infatti Giovanni Frapolli, proprietario degli impianti turistici di Bosco Gurin.
Ma un obbligo di certificato Covid per potersi recare sulle piste è per Frapolli fuori discussione, a meno che non si tratti di una decisione comune che riguarda tutti i comprensori. «Se la piccola stazione grigionese fa questa scelta da sola, resterà sola» afferma. Insomma, gli sciatori sceglieranno altre destinazioni invernali.
Una decisione «nel momento giusto» - Anche ad Airolo-Pesciüm al momento non si parla dell'introduzione di un tale obbligo. Simone Beffa, neodirettore di Valbianca SA (in carica dallo scorso 1. settembre), non si dice comunque né favorevole né contrario: «Vediamo la tendenza della pandemia e al momento giusto prenderemo una decisione».
Sulle piste di Airolo la scorsa stagione invernale ha visto un forte calo di presenze (-36,2% rispetto a quella precedente) in particolare a causa della limitazione al 60% della capacità di trasporto e alla chiusura dei punti di ristoro. «Bisogna anche capire - ci dice ancora Beffa - se con l'impiego del certificato Covid si potranno evitare i limiti di presenze». Ma, come detto, della questione non si è ancora discusso.