L'organizzazione TiSin ha presentato il discusso CCL per il settore delle industrie
LUGANO - A pochi mesi dall'entrata in vigore del salario minimo, presso tre aziende del Mendrisiotto è spuntato un contratto collettivo (CCL) «che aggira la misura». È la recente denuncia dei sindacati UNIA e OCST.
Sotto attacco un altro sindacato (di recente creazione) che sta dietro alla manovra: si chiama TiSin ed è sostenuto da alcuni esponenti della Lega dei ticinesi. Un sindacato che - come affermato negli scorsi giorni dal presidente Nando Ceruso - darebbe fastidio poiché «ha rotto il monopolio dei sindacati storici».
E nel frattempo ha preso posizione anche l'organizzazione Ticino Manufacturing, secondo cui il CCL in questione prevederebbe diversi benefit. E senza di esso «sarebbe stato inevitabile procedere a licenziamenti di massa».
Oggi ha dunque preso la parola il sindacato TiSin, per mezzo del suo presidente Nando Ceruso: «Noi abbiamo fatto questo CCL in buona fede e riteniamo di aver fatto la cosa giusta» ha detto in una conferenza stampa convocata per presentare il contratto.
Un contratto che però non è stato fornito ai giornalisti presenti. Ceruso si è chinato su alcuni aspetti emersi negli scorsi giorni. «Il Consiglio di Stato - ha sottolineato - aveva proposto un periodo di tre anni con una soglia salariale di 18 franchi». E ha quindi aggiunto: «Le aziende che hanno firmato il contratto con noi hanno due terzi dei dipendenti con un salario superiore a tale soglia, il terzo rimanente ha un salario d'entrata».
Non diverso, «ma migliore» - Ceruso ha quindi spiegato che il contributo di solidarietà viene versato dalle aziende secondo un nuovo sistema. E che il CCL prevede anche un contributo di residenza di duecento franchi. E per tutto il resto (giorni di ferie, libero per la nascita di un figlio, eccetera), sono condizioni stabilite dal codice delle obbligazioni e dalla legge sul lavoro che sono acquisite. «Sono diritti che non si toccano». Ceruso ha ribadito che il CCL sottoscritto non ha nulla di diverso da quello degli altri sindacati, «per certi aspetti è migliorativo».
Ma come mai questo CCL spunta ora, quando mancano pochi mesi all'entrata in vigore del salario minimo? In particolare considerando che il sindacato TiSin è stato costituito circa un anno e mezzo fa. «Sono i tempi che ci volevano, si tratta di mesi di discussione».
«Sono un volontario» - Sul sindacato TiSin non vengono fornite ulteriori informazioni, nemmeno sulle adesioni. Ceruso parla di dati soddisfacenti, che verrano comunicati «più avanti». E per quanto riguarda il suo lavoro e quello degli agli componenti del sindacato, si tratterebbe di volontariato. «Non percepisco uno stipendio, ho la mia pensione» ha assicurato Ceruso.
La conferenza stampa è terminata. Vi ringraziamo di averla seguita su tio/20minuti.
«Noi del sindacato TiSin siamo entrati in gioco su richiesta delle aziende, ma anche del personale» afferma Ceruso.
Quante adesioni formali conta il sindacato TiSin? «Abbiamo una buona adesione, ma non voglio dare cifre perché le diremo più avanti. Stiamo crescendo». Ceruso dice di essere soddisfatto, ma non aggiunge altro sulla questione.
Al momento sono tre le aziende che hanno aderito al CCL in questione. E non risulta che ci siano altre imprese interessate, dice Ceruso.
Com'è nato il sindacato TiSin? «Noi abbiamo costituito il sindacato, anche in presenza di alcuni operai. Quando faremo le assemblee degli associati, avremo un responso dell'assemblea».
Nelle tre aziende del Mendrisiotto che hanno sottoscritto il CCL col sindacato TiSin, oltre il 20% è personale indigeno residente, sottolinea Ceruso.
«Il lavoro che faccio come sindacalista lo faccio come volontariato, non sono al soldo di nessuno» ha sottolineato Ceruso. «Non percepisco uno stipendio, ho la mia pensione». Il presidente TiSin spiega che nessuno è pagato, quindi nemmeno gli altri rappresentanti del sindacato, ossia Boris Bignasca e Sabrina Aldi.
A seconda della crescita che ci sarà, per Ceruso i sindacalisti devono essere persone del mondo del lavoro: «Questa è la nostra filosofia».
Una giornalista solleva la questione della tempistica: il sindacato è nato un anno e mezzo fa circa, ma il CCS spunta ora, in vista del salario minimo da dicembre. Ceruso spiega: «Siamo nati un anno e mezzo fa, sicuramente si tratta di mesi di discussione, sono i tempi che ci volevano. Non mi pare che abbiamo fatto nulla di anomalo». Si parla anche delle modalità: «Nessuno ha forzato la mano a nessuno» sottolinea il presidente del sindacato TiSin.
Ceruso aggiunge: «Detesto che i lavoratori siano trattati come conigli». Nelle assemblee avvenute nelle aziende in questione, «i lavoratori hanno partecipato attivamente» assicura.
«Noi abbiamo fatto questo CCL in buona fede e riteniamo di aver fatto la cosa giusta» afferma Ceruso. «Se possiamo accompagnare le aziende per raggiungere obiettivi soddisfacenti, ben venga».
Ceruso ribadisce che il CCL sottoscritto non ha nulla di diverso da quello degli altri sindacati, «per certi aspetti è migliorativo».
«Se noi possiamo dare un percorso contrattuale che accompagni queste aziende a investire in quello che stanno facendo, diamo loro del tempo che permetta a loro di mettersi al sicuro».
«L'obiettivo è di dare a queste aziende una rappresentanza democratica».
Le condizioni stabilite dal codice delle obbligazioni e dalla legge sul lavoro (giorni di vacanza, libero per la nascita di un figlio, eccetera) sono acquisite, afferma Ceruso. «Sono diritti acquisiti e non si toccano». Quello stabilito dal contratto è «un qualcosa in più».
Ceruso sottolinea che questo contratto è un «percorso» che può essere adattato secondo la situazione.
«Abbiamo inserito un "contributo di residenza" per chi vive qui». Si tratta di un importo di 200 franchi.
Per quanto riguarda il contributo di solidarietà, «noi abbiamo inserito un nuovo sistema» spiega Ceruso. «Questo contributo serve sia a gestire la commissione paritetica sia a dare consulenza gratuita a tutti i lavoratori che la dovessero richiedere». Il lavoratore pagherà «una cifra simbolica» se vuole assistenza giuridica. Non viene trattenuto dai lavoratori, ma viene versato dalle aziende.
«Le aziende che hanno firmato il contratto con noi hanno due terzi di dipendenti che hanno un salario superiore alla soglia dei 18 franchi. Un terzo ha un salario d'entrata».
Il salario non è fissato per restare invariato, precisa Ceruso. «In proiezione devono essere adeguati».
Ceruso afferma che il Consiglio di Stato aveva proposto per tre anni una soglia salariale di 18 franchi. «Il Gran Consiglio si era espresso in altro modo, lasciando comunque un'apertura per le aziende che avevano peculiarità per le quali un'imposizione immediata di salari minimi poteva creare qualche difficoltà».
Il sindacato TiSin ha convocato, per oggi alle 11, una conferenza stampa per presentare il discusso contratto collettivo per il settore delle industrie. Parlerà il presidente Nando Ceruso.