La risposta del Consiglio di Stato ticinese all'offensiva messa in consultazione dal Consiglio federale
Nel nostro cantone il tasso di vaccinazione è tra i più alti in Svizzera: «Qui sarà difficile ottenere risultati significativi»
BELLINZONA - Certo, il tasso di vaccinazione deve aumentare. Ma non premiando con un buono da cinquanta franchi chi convince un amico a farsi vaccinare. Più cantoni hanno risposto negativamente alla proposta che il Consiglio federale aveva posto in consultazione fino allo scorso mercoledì. Un coro di “no” a cui si unisce anche il Ticino: «È un incentivo indebito che influisce negativamente sulla libera scelta e sul diritto all'autodeterminazione» si legge nella risposta del Consiglio di Stato, ora disponibile sul sito del Cantone.
Compravendita del corpo - Sempre a proposito del cosiddetto “buono per la consulenza”, il Governo ticinese sottolinea che «pagare per vaccinarsi è problematico anche sul piano etico, tant'è che alla stessa stregua non vengono accettati compensi per le sperimentazioni su volontari sani, per la donazione di organi e nemmeno del sangue, in quanto ne risulta una sorta di compravendita del corpo». In questo caso «questa criticità viene aggirata, non senza una certa ipocrisia, proponendo di pagare non chi si sottopone alla vaccinazione, ma solo chi lo avrebbe convinto».
Il Ticino ha fatto i compiti - L'offensiva proposta dalla Confederazione prevede anche una settimana nazionale di vaccinazione, unità mobili supplementari, offerte d'informazione personale e - appunto - una ricompensa per il passaparola. In generale, le autorità ticinesi ritengono «importante non mollare la presa e intensificare gli sforzi». Ma evidenziano che difficilmente in Ticino l'offensiva potrà apportare risultati significativi. Infatti, il nostro cantone è sempre stato tra quelli con il maggior tasso di adesione alla campagna. E attualmente il 69,5% degli over 12 è completamente vaccinato. «Considerando anche chi ha ricevuto una sola dose, e quindi di principio completerà il ciclo vaccinale nel giro di un mese se non già completamente vaccinato, la quota si eleva al 74,6%».
Mancano 32'500 persone - In Ticino manca dunque poco per raggiungere i valori ritenuti necessari dall'Ufficio federale della sanità pubblica, pari a una copertura del 93% delle persone con più di 65 anni e dell'80% tra i 18 e i 65 anni: attualmente occorre vaccinare altre 3'500 persone in età da pensione (tasso attuale dell'88,4%) e 29'000 persone tra i 18 e i 65 anni (tasso attuale del 66,7%).
La strategia ticinese - Il Consiglio di Stato sottolinea che in Ticino il risultato attuale è stato raggiunto con un'offerta diversificata, dai centri di vaccinazione alla campagna itinerante, passando dalla vaccinazione di prossimità. Ma anche grazie alle molte azioni di sensibilizzazione. Ed è pure su quest'ultima che bisogna puntare, secondo le autorità: «I contenuti proposti con l'offensiva di vaccinazione sembrano sottovalutare gli esiti positivi ottenuti grazie a una campagna improntata sull'informazione, la responsabilizzazione individuale e sociale, così come su un'offerta di vaccinazione estesa e capillare sul territorio».
Risorse umane eccessive - In ogni caso, il Ticino ritiene che - a parte la settimana nazionale di vaccinazione - le misure prospettate dal Consiglio federale siano difficilmente attuabili nell'entità proposta, «in ragione delle risorse umane qualificate che andrebbero reperite e delle difficoltà pratiche, giuridiche e anche etiche che presentano». Per esempio, in Ticino la campagna di vaccinazione itinerante con una postazione mobile ha permesso di somministrare, in media 128 vaccinazioni al giorno. «Riteniamo sproporzionato e ingiustificato moltiplicare questa esperienza in ragione di un servizio mobile ogni 50’000 abitanti, corrispondenti dunque a sette unità per il Canton Ticino». Lo stesso vale per le consulenze, che - secondo le intenzioni della Confederazione - prevedono un operatore ogni 5'000 abitanti, pari a «settanta operatori per il Canton Ticino».
Il suggerimento - Nella sua risposta, il Governo ticinese suggerisce alle autorità federali di prevedere una maggiore chiarezza nella pubblicazione dei dati federali per quanto riguarda i decorsi gravi della malattia (ricoveri in ospedale e cure intense): i numeri andrebbero divisi tra pazienti vaccinati e non vaccinati. «Si tratta di un indicatore semplice e facilmente comprensibile che permetterebbe di dimostrare l'efficacia della vaccinazione sulla base dell'esperienza concreta della casistica ospedaliera».
Ora la decisione finale spetta al Consiglio federale e sarà presa nella seduta del prossimo mercoledì 13 ottobre.