Quarta ondata, per Mattia Lepori gli ospedali sono pronti: «L’organizzazione non ha mai cessato di evolversi»
Ciò non vuol dire che non ci siano timori. «L'importante è non aspettare la crescita dei contagi per prepararsi», sottolinea il vicecapo area medica dell'Ente ospedaliero cantonale.
LUGANO - Quarta ondata. Come si stanno preparando le strutture ospedaliere ticinesi ad affrontare un possibile aumento dei ricoveri? A spiegarlo ai microfoni di Radio Ticino - nel corso del programma "A2 News" -, è Mattia Lepori, vicecapo area medica dell'Ente ospedaliero cantonale.
Come ci si sta attrezzando per la nuova ondata?
«Per quanto riguarda il Ticino l'organizzazione non ha mai cessato di evolversi da 18 mesi a questa parte. Già prima dell'arrivo della pandemia c'era un gruppo di lavoro e, almeno una volta alla settimana, riuniamo tutti gli attori del settore sanitario per adattare i dispositivi ospedalieri, ma anche quelli ambulatoriali, per far fronte - in accordo con l'Ordine dei medici del canton Ticino - ai cambiamenti dovuti all'evoluzione della pandemia».
Posti letto, il Ticino è quindi già pronto?
«Abbiamo un dispositivo ospedaliero che non ha mai cessato di esistere e che prevede di poter accogliere un numero importante di pazienti. Andrà continuamente e regolarmente adattato in funzione dell'evoluzione di questa pandemia, ma anche della necessità di cure da parte del resto della popolazione».
L'aumento di casi quanto preoccupa, pensando al personale già sotto pressione?
«Le notizie che provengono dal resto della Svizzera, in particolare dalla Svizzera centrale, destano parecchia preoccupazione. A questo si aggiunge una certa fatica da parte del personale sanitario. L'importante è non aspettare la crescita dei contagi per prepararsi».
Dovremo cercare personale altrove?
«Attualmente non è previsto. La situazione è molto più difficile di quanto non lo fosse all'inizio della pandemia, quando tutta una serie di attività mediche erano state sospese. Gli ospedali funzionano a pieno regime quindi assorbono i pazienti covid cercando di mantenere al massimo le capacità di offrire le cure a tutti gli altri. La vera sfida sarà andare a impattare il meno possibile sulle altre attività».
Pazienti covid ricoverati, quanti sono vaccinati?
«La questione è delicata. Sono circa la metà, ma bisogna capire da dove provengono questi vaccinati. In Ticino abbiamo 250 mila persone che sono vaccinate e queste producono la metà delle ospedalizzazioni, e poi abbiamo 60 mila adulti non vaccinati e questi producono l'altra metà dei ricoveri. Quindi il rapporto continua a rimanere di uno a quattro/cinque. Bisogna capire poi chi sono i pazienti vaccinati ricoverati: sono prevalentemente persone vaccinatesi all'inizio dell'anno, quindi per le quali la protezione sta cominciando a scendere. Da qui la necessità di procedere rapidamente, come si sta facendo, con la somministrazione della dose di richiamo».
Per quanto riguarda le cure intense?
«Abbiamo attualmente sette pazienti in terapia intensiva e sono tutti non vaccinati».