Nel processo per il delitto di via Valdani, il legale Brunetti chiede il proscioglimento del figlio di Pasquale Ignorato
LUGANO - Non era in possesso di un’arma da taglio. E non ha avuto nessun ruolo attivo nell’uccisione del fiduciario Angelo Falconi. Il 29enne figlio di Pasquale Ignorato non è pertanto colpevole di assassinio, secondo il suo difensore Elio Brunetti, intervenuto oggi nell’ambito del processo per il delitto avvenuto il 27 novembre 2015 in un parcheggio sotterraneo di Chiasso.
Il legale - che, invocando il principio "in dubio pro reo", chiede il proscioglimento del suo assistito dal reato di assassinio come pure da quelli subordinati di omicidio intenzionale e aggressione - si basa anche sulle dichiarazioni dei familiari, dalle quali «risulta evidente che per loro l’autore dei fatti era solo ed esclusivamente il padre Pasquale».
A dimostrazione che il giovane si sarebbe allontanato dal luogo dei fatti all’inizio dello scontro, l’avvocato Brunetti sottolinea inoltre che i suoi abiti non presentavano tracce di sangue. «Lui ha solo tentato di dividere i due litiganti ed è poi fuggito in preda al panico».
Nessuna premeditazione - E l’avvocato parla quindi del presunto sopralluogo effettuato dal figlio il giorno prima del delitto: per poco più di un’ora è infatti rimasto nelle vicinanze della rampa di accesso al garage sotterraneo, finché dallo stesso non è uscita la vettura di Falconi. Ma si trattava davvero dell’auto in questione? «Dalle immagini della videosorveglianza - osserva Brunetti mostrando alla Corte un fotogramma della registrazione - non è possibile nella maniera più assoluta accertare che questa sia il veicolo del fiduciario».
Inoltre, per la maggior parte del tempo il 29enne si sarebbe trovato in una posizione che non gli permetteva di osservare l’uscita dei veicoli. «Stava aspettando in giro di incontrarsi con alcuni amici, piuttosto che tornare a casa dove l’atmosfera non era idilliaca». E non era nemmeno la prima volta che si trovava in quella zona, come emerge dai tabulati telefonici.
Non c’è stata pertanto nessuna premeditazione, sottolinea il legale. E tantomeno una premeditazione condivisa con il padre Pasquale.
La questione del coltello - Sulla base delle risultanze peritali ha invece sottolineato, nel corso della mattinata, che il giovane quella sera non era in possesso di alcun coltello, al contrario di quanto sostenuto dall’accusa. «Nessuna delle ferite riscontrate può essere stata inferta da un oggetto tagliente».
Il reato finanziario - Il 29enne è accusato anche di riciclaggio di denaro, per una diverse operazioni di cambio valuta effettuati all’inizio del 2014. Operazioni che non sarebbero riconducibili al suo assistito, afferma il legale, chiedendo il proscioglimento anche da questo reato.
La richiesta di risarcimento - In conclusione, per conto del 29enne l’avvocato Brunetti avanza una richiesta di risarcimento per torto morale di 50’000 franchi. E un indennizzo di 106’400 franchi per 532 giorni di ingiusta carcerazione.
La parola passa ora a Marco Bertoli, avvocato difensore di Pasquale Ignorato.