Crisi senza fine per gli esercenti: Massimo Suter, presidente di GastroTicino, ospite di Piazza Ticino. Il video.
«I ristoranti non sono tutti uguali. Non sono tutti sul lungolago di Ascona. Sono gli esercizi di periferia, o in località discoste, a essere nei pasticci».
LUGANO - Negli scorsi giorni Gastrosuisse ha lanciato l'allarme. Il 2G, con l'esclusione dei non vaccinati, sta mettendo seriamente nei guai ristoranti e bar. Il 70% degli esercenti è in gravi difficoltà economiche. «Tanta gente sta lavorando in rosso – conferma Massimo Suter, presidente di GastroTicino, ospite di Piazza Ticino –. Le perdite arrivano fino al 40% della cifra d'affari rispetto ai periodi pre pandemici».
C'è chi sostiene che in primavera e in estate avete sempre recuperato. Non è così?
«I ristoranti non sono tutti uguali. Non sono tutti sul lungolago di Ascona. Sono gli esercizi di periferia, o in località discoste, a essere nei pasticci. Non si può generalizzare. E dietro a queste situazioni si nascondono veri drammi umani. Anche famigliari. Alcuni vorrebbero andare in pensione, ma non possono perché hanno investito tutti i loro risparmi in due anni di pandemia. Altri vorrebbero cambiare settore e cedere la loro attività, però si rendono conto che nel frattempo la stessa attività ha perso valore».
Perché si è arrivati a questo?
«All'inizio sembrava che i crediti Covid potessero arrivare in mezzora. Ma poi si è capito che si trattava di crediti che andavano a indebitare le aziende. Lo Stato ha sempre detto che prima dovevamo salvare le nostre attività con i risparmi. Poi eventualmente sarebbe subentrato un sostegno. Se lo Stato mi impedisce di svolgere la mia attività a pieno regime, mi deve risarcire. Non si tratta di aiuti. Bensì di risarcimenti».
Finora, in inverno, quanto è stato perso tra cene aziendali e di famiglia saltate?
«Difficile quantificare. Però sappiamo che ci sono ristoranti che puntano molto su simili eventi. Tanti clienti, inoltre, sono confusi. C'è chi all'entrata del ristorante non sa se vi può accedere o no. L'insicurezza è generale. E per gli imprenditori, che spesso sono piccoli, è difficilissimo anche fare programmi».
Tra gli esercenti c'è ancora chi bara sul Certificato Covid per tentare di raccattare qualche franco in più?
«La salute viene prima dell'economia. Ovvio che le pecore nere ci sono forse. Ma chi lo fa è un poveretto».
Qual è il suo desiderio in vista della primavera?
«Ci appelliamo alla solidarietà dei ticinesi: non ci devono vedere come persone che piangono per nulla. Non è così. E se piangiamo è solo per salvare delle attività, dei posti di lavoro e delle famiglie».