Il forte vento complica le operazioni di spegnimento del rogo divampato otto giorni fa in Gambarogno.
Oggi gli elicotteri non possono volare e i militi sono obbligati ad attuare azioni unicamente difensive. Il Comandante Samuele Barenco: «Negli scorsi giorni abbiamo dimezzato la superficie iniziale dell'incendio. Il nostro obiettivo odierno è di tenerlo lì».
INDEMINI - Sono passati otto giorni dalla notte in cui la negligenza di due campeggiatori provenienti dalla Svizzera Interna ha fatto divampare il rogo sul Monte Gambarogno.
L'incendio dimezzato - I pompieri, da quel giorno in cui tutto è iniziato, stanno costantemente domando le fiamme e durante la scorsa settimana sono riusciti a dimezzare la superficie che inizialmente era stata toccata dall'incendio. Uno sforzo offensivo che oggi è stato però temporaneamente bloccato dal ritorno delle raffiche di vento (ampiamente previste da Meteo Svizzera) che hanno impedito agli elicotteri di librarsi in volo. «In questo momento - ci spiega attorno alle 10.40 il comandante del Corpo pompieri di Bellinzona Samuele Barenco - all'Alpe di Neggia c'è un vento molto forte e tempestoso, che ci ha obbligati a fermare tutto il lavoro con gli elicotteri. E la loro assenza ci impedisce di procedere con le operazioni di spegnimento perché ci manca l'acqua».
Dall'attacco alla difesa - Una mancanza di aiuto dal cielo che obbliga la quarantina di militi delle squadre presenti sul terreno ad attuare azioni unicamente difensive, dopo un weekend trascorso all'offensiva. «Negli scorsi giorni - precisa Barenco - abbiamo lavorato molto bene. Abbiamo attaccato il fuoco e portato avanti molto bene l'intervento. Oggi sapevamo che sarebbe stata una giornata di difesa proprio perché non abbiamo i mezzi per attaccare».
Impedire che il fuoco si propaghi - L'obiettivo per questa giornata difficile dal punto di vista meteorologico è quindi uno e uno soltanto: quello di resistere. Quello di contenere il rogo nella zona dei focolai. «I militi - ci spiega il Comandante - si stanno occupando delle linee di difesa e tagliafuoco in mezzo al bosco. Esse servono per impedire che il fuoco si propaghi nel caso dovesse riaccendersi. Il nostro obiettivo è tenerlo lì».
Decine di ettari - Una zona, quella dei focolai, che come detto concerne circa la metà della superficie complessiva interessata inizialmente dall'incendio. Ma che resta comunque molto importante come dimensione. «Parliamo - precisa Barenco - di un'estensione di decine e decine di ettari in zone molto impervie».
Lavoro di bonifica - E proprio la conformazione del terreno non rende facile il compito dei pompieri presenti sul campo. «Parecchi focolai devono essere bonificati puntualmente. E oggi che non possiamo andare a fare questo lavoro di bonifica - conclude il Comandante - c'è il rischio che questi focolai riprendano vigore e si moltiplichino con il forte vento».
Nei prossimi giorni, quando il vento smetterà di soffiare, i pompieri potranno nuovamente andare all'attacco del fuoco, nella speranza che presto questo terribile rogo sia solo un lontano ricordo.