Dall'energia per scaldare le serre, al costo delle plastiche e dei concimi, gli orticoltori ticinesi messi alle strette
In pratica tutte le materie prime sono aumentate. Le conseguenze dirette sul consumatore: «Qualche aumento di prezzo nei supermercati ci sarà»
GIUBIASCO - «Più che dal cielo, oggi, le nostre preoccupazioni arrivano dai mercati» dice Roberto Mozzini, titolare dell’omonima azienda agricola a Giubiasco. Al contrario di quanto si potrebbe pensare non è la siccità a turbare i sonni degli orticoltori ticinesi. Semmai continuasse a non piovere, ci si preoccuperà a marzo con le piantagioni in piena terra. Non oggi.
Ogni grado conta - Pesa decisamente di più l’impennata del prezzo delle materie prime come il petrolio e i suoi derivati. Nel Mendrisiotto, dove la maggior parte delle serre è scaldata a gasolio, si tiene d’occhio il termostato: «Cerco di scaldare il minimo necessario - afferma Luigi, titolare dell’Azienda orticola Pagani, coi suoi 10 ettari di serre e tunnel a Ligornetto -. Puntiamo su varietà, come la lattuga cappuccio, che resistono a temperature poco sopra gli zero gradi. Posticipiamo certe colture invece di anticiparle. Ora facciamo insalate, poi passeremo ai pomodori»
Le serre teleriscaldate - Alcuni grossi orticoltori del Piano di Magadino, tra cui Bassi, Cattori, Mozzini e Brusa, hanno la possibilità di scaldare le serre con l’acqua proveniente dal termovalorizzatore di Giubiasco: «Ci è appena stato appena comunicato leggero rincaro del teleriscaldamento» dice Roberto Mozzini, che con la sua azienda coltiva circa 16 ettari. Un aumento, va detto, di solo lo 0,6%. Minimo dunque rispetto a chi usa il gasolio, carburante che si è impennato a 1,10 franchi al litro contro i 70 centesimi di un anno fa.
L'anidride carbonica più cara - L’energia non è la sola voce che pesa sul portamonete, anzi. Mozzini cita, ad esempio, l’anidride carbonica liquida che vaporizza d’inverno nelle serre per migliorare la fotosintesi delle piante: «Anche per questo fertilizzante naturale c’è stato un rincaro enorme, di circa il 30 per cento. In Europa alcune ditte produttrici hanno infatti chiuso».
Concimare costa di più - Dice “anche” perché sono in generale i concimi a costare di più: «sono aumentati come minimo del 50 per cento e c’è anche un problema di reperibilità» afferma Adriano, responsabile delle serre all’Orticola Bassi a Sant’Antonino, dove le colture si estendono su 42 ettari tra tunnel e campo aperto. Praticamente tutti i materiali sono toccati da rincari, e cita «le corde di nylon per sostenere i pomodori, il ferro da costruzione per le serre. Ormai occorre prenotate un anno prima per non avere problemi di fornitura».
Le plastiche sono raddoppiate - Nel Mendrisiotto sono numerose le coltivazioni in tunnel e non si vede gran luce: «Le plastiche di copertura, come pure quelle per la pacciamatura, ora costano il doppio - dice Luigi Pagani -. Si cerca sempre di fare un po’ di stock, ma il problema resta». Anche lui cita il prezzo dei concimi, «soprattutto gli azoti che sono raddoppiati».
Alla fine chi paga - Se produrre verdura oggi richiede un investimento maggiore è inevitabile chiedersi chi pagherà il conto. «Scaricare questi rincari sul prezzo dei nostri prodotti non è sempre facile, perché c’è sempre la concorrenza estera. Ma qualche aumento per il consumatore ci sarà» dicono i nostri interlocutori. «Alla fine più di altri sarà il consumatore a pagare con l’aumento di prezzo nei supermercati». Magra consolazione: «È così in tutta Europa, se non nel mondo».