Cadono (quasi) tutte le restrizioni legate alla pandemia. La gioia di Suter: «Una primavera all'insegna della normalità»
In difficoltà quasi un ristoratore su due: «Gli allentamenti erano necessari per salvare queste attività. Speriamo che la gente ritrovi la gioia di andare al ristorante, indistintamente se sia guarita, vaccinata o meno».
BELLINZONA - «Finalmente. Speriamo che la gente ritrovi la gioia e la voglia di andare al ristorante, indistintamente se sia guarita, vaccinata o meno». È un Massimo Suter decisamente euforico quello che raggiungiamo al telefono dopo il “via libera” impartito oggi dal Consiglio federale con la decisione di levare praticamente tutte le restrizioni anti-Covid-19. Compresi il certificato Covid-19 e l'utilizzo delle mascherine per entrare in bar e ristoranti. Un Freedom Day atteso in particolar modo da un settore - quello della ristorazione - che ha molto sofferto durante questi due anni di pandemia. «Si prospetta una primavera finalmente all’insegna dell’agognata normalità», sottolinea fiducioso il presidente di GastroTicino.
Convivere con il virus - L’auspicio di Suter è che oggi si sia definitivamente messa «la parola fine» a un cortometraggio» di cui nessuno avrebbe voluto essere protagonista. «Dobbiamo imparare a convivere con il virus in maniera pragmatica. Senza dover registrare troppe vittime e di conseguenza senza ritornare a qualsiasi tipo di restrizione».
«Nulla è scontato» - Due anni neri, inframezzati da due piccole luci durante la stagione estiva, che hanno però anche insegnato qualcosa al settore della ristorazione. «Noi, come altri settori e l’intera comunità, abbiamo imparato che non c’è nulla di scontato», sottolinea Suter. «Bisogna saper convivere con l’incertezza ed essere consci che il domani nell’imprenditoria non è mai scontato. Bisogna sempre essere pronti a trovare delle contromisure».
Un’occasione per riflettere - Contromisure come quelle messe in atto durante il lockdown, quando in Ticino si sono moltiplicate le offerte di take-away e delivery. «In questo modo molti ristoratori hanno potuto salvare capra e cavoli», ricorda il vice-presidente di GastroSuisse, precisando però che un‘analisi dell’azienda andrebbe comunque sempre fatta, e questo indipendentemente dalla pandemia. «Il virus comunque ha velocizzato questo processo e ha costretto molti ristoratori a fare una riflessione e una sana autocritica sulla situazione nel nostro settore».
Chiusure difficili da stimare - Un settore che durante la pandemia ha dovuto fare i conti con diverse chiusure, anche se sul fenomeno non esistono cifre esatte. «Nel marasma dei dati questi numeri non sono facili da dare. L’iter che porta al fallimento è piuttosto lungo e praticamente nessuno vuole finire sul foglio ufficiale. Tanti hanno cessato l’attività in maniera anonima. Attività che poi sono state riprese da altri imprenditori».
Quasi un ristoratore su due in difficoltà - Suter precisa che una gran parte dei ristoratori - parliamo del 40-45% - sono con l’acqua alla gola e le decisioni odierne del Consiglio federale rappresentano quindi dell’ossigeno per loro. «Gli allentamenti - conclude - sono necessari per salvare queste attività»